Regione Umbria - Assemblea legislativa


AGRICOLTURA BIOLOGICA: NEL PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE 2014-2020 FISSARE CHIARI OBIETTIVI DI SVILUPPO E ADEGUATE RISORSE – AUDIZIONE IN SECONDA COMMISSIONE DI AIAB-UMBRIA E PRODUTTORI BIO

In sintesi

Fissare nel Programma di sviluppo rurale 2014-2020 obiettivi concreti di sviluppo per l'agricoltura biologica umbra che, dopo venti anni di attività, conta in Umbria 1300 aziende che occupano circa tremila ettari. I rappresentanti dell'Associazione italiana agricoltura biologica (Aiab-Umbria) e di alcune aziende umbre hanno illustrato stamani in Seconda Commissione le proprie richieste per la futura programmazione agricola regionale, sottolineando la necessità di un riconoscimento sempre più ampio da parte della Regione della valenza “economica, ambientale e sociale” della propria attività.

(Acs) Perugia, 17 febbraio 2014 – Fissare nel Programma di sviluppo rurale 2014-2020 obiettivi concreti di sviluppo per l'agricoltura biologica umbra che, dopo venti anni di attività, conta in Umbria 1300 aziende che occupano circa tremila ettari. I rappresentanti dell'Aiab (Associazione italiana agricoltura biologica)-Umbria e di alcune aziende umbre hanno illustrato stamani in Seconda Commissione le proprie richieste per la futura programmazione agricola regionale sottolineando la necessità di un riconoscimento sempre più ampio da parte della Regione della valenza “economica, ambientale e sociale” della propria attività.

INTERVENTI
VINCENZO VIZIOLI (presidente Aiab-Umbria): “LA NUOVA PROGRAMMAZIONE REGIONALE DEL PSR 2014-2020 FISSI OBIETTIVI DI SVILUPPO DEL BIOLOGICO, ASSEGNANDO ADEGUATE RISORSE. La riforma della Pac non aiuta la sostenibilità ambientale e l'agricoltura biologica e sono numerose le piccole aziende, essenziale presidio territoriale a grande valenza ambientale, che continuano a chiudere. Nella definizione del nuovo Psr suggeriamo degli obiettivi. Partiamo da alcuni dati, negli ultimi dieci anni in Umbria rispetto alle aziende biologiche, malgrado l'attuazione annuale dei bandi, l'andamento è stabile: sono 1300 le aziende, circa tremila gli ettari complessivi. Non si cresce perché non sono stati fissati degli obiettivi di incremento del settore. Finora sono cresciute piccole aziende vitivinicole, grazie alla possibilità offerta dalla UE di poter etichettare il vino come 'biologico'. La politica e in genere le istituzioni non si occupano in maniera adeguata di agricoltura, che rappresenta il 40 per cento del bilancio comunitario. Fissare degli obiettivi per il Psr regionale può voler dire ad esempio quali acquisti 'verdi' si impegna a fare la Regione; quali bandi per la ristorazione scolastica riservare al biologico; dare un ruolo centrale all'agricoltura territoriale nella ristorazione collettiva. Una volta fissati gli obiettivi occorre assegnare risorse adeguate. E un problema è rappresentato dal cofinanziamento, quantificabile intorno ai 5milioni di euro. Occorre poi mettere un tetto ai premi, perché la politica agricola ha sempre garantito grossi contributi a grandi aziende: il 20 per cento assorbe l'80 delle risorse. Il tetto potrebbe essere indicato in 100mila euro per le misure agroambientali. Nel precedente bando per i miglioramenti aziendali le prime tre aziende, con progetti per milioni di euro, hanno lasciato fuori tante piccole aziende che, con poco, avrebbero potuto fare interventi interessanti. Occorre dire no all'equiparazione tra biologico e integrato. Per la zootecnia è giusto il sottoprogramma, per rilanciare un settore abbandonato. Necessario definire quale modello zootecnico debba avere l'Umbria, pensando a modalità di allevamento per orientare in maniera sostenibile e corretta il problema dello smaltimento dei liquami. Pascoli e bradipascoli sono poi fondamentali per le aziende biologiche e quindi devono ricevere un giusto premio. Stessa cosa vale per i prati permanenti. Occorre sostenere e sviluppare l'agricoltura sociale che sta offrendo anche una ottima opportunità di prospettiva a persone con problemi di disagio. Negativo il parere sull'attività dei Gal: hanno speso poco e con scarsa qualità. Altra emergenza: malgrado un decreto del 2013 dei ministeri ambiente e salute contro gli Ogm, è stata fatta una semina, coltivazione e raccolto di tal genere. La Forestale ha evidenziato un inquinamento di oltre il 10 percento. L'Umbria deve prendere posizione contro l'utilizzazione di Ogm e controllare che non si facciano semine nel 2014”.

Oltre al presidente Vizioli sono intervenuti anche: ANNE MARJATTA HELISTE (Aiab-Perugia) che ha rilevato come “nei passati Psr (Piani di sviluppo rurale), l'agricoltura biologica è stata penalizzata da burocrazia, eccessivi e onerosi controlli, scarsità di risorse. Nel Piano 2014-2020 rischiano di ripetersi i contenuti del vecchio documento. Necessari contributi per abbattere i costi aziendali relativi alle certificazioni”; GREGORIO CORDERO DI MONTEZEMOLO (Azienda Cordero di Montezemolo): “Il nuovo Psr non prevede aiuti e sostegni particolari all'agricoltura biologica che rischia di essere nuovamente penalizzata”; ALFREDO FASOLA BOLOGNA (Azienda Torre Colombaia): “Le aziende biologiche umbre non trovano adeguato spazio dopo oltre 20 anni di attività. Chiediamo che vengano risolti alcuni problemi che ci riguardano: l'Asse 2, per decisione UE, del Psr non viene finanziato al 100 per cento, rimane percentuale da cofinanziare dalla Regione. Chiediamo che siano mantenuti finanziamenti per biologico da cofinanziamento regionale che ammonterebbe a 5 milioni di euro. Fare differenziazione più precisa tra agricoltura biologica e intergrata, perché la prima ha dei costi esorbitanti. Situazione Agea regione allucinante, a volte da Agea riceviamo rimborsi 'anonimi' senza specificare a quale titolo sono emessi. Occorre poi tempestività nell'erogazione della restante quota di contributi”; GUIDO ALBERTI (Poggio Aquilone): “Aumenta la vendita dei prodotti biologici, rispetto a quelli 'convenzionali' e questo porterà anche a qualche incremento occupazionale. Definizione 'agricoltore attivo' UE, mi auguro che questa figura sia applicabile solo a chi realmente presidia tutto l'anno il territorio attraverso la propria azienda”; ENRICO PIETROMARCHI (Azienda Le Selve): “Le aziende agricole, biologiche e no, svolgono un ruolo essenziale nell'abbattimento del Co2. A tutte queste imprese, soprattutto a quelle biologiche, andrebbe assegnato un adeguato riconoscimento per tale pratica virtuosa”. TB/


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