POLITICA FISCALE: LA PRIMA COMMISSIONE APPROVA LE DISPOSIZIONI IN MATERIA DI ADDIZIONALE REGIONALE IRPEF – SARA' DISCUSSA IN SEGUITO ANCHE LA PROPOSTA DEI FD'I SUGLI STIPENDI DEI DIRIGENTI
La prima Commissione del Consiglio regionale ha approvato a maggioranza, con il voto contrario dei consiglieri di opposizione, il disegno di legge della Giunta regionale “Disposizioni in materia di addizionale regionale all'Irpef”, presentato stamani ai membri della commissione stessa dall'assessore Bracco. Invarianza e progressività, con attenzione ai redditi più bassi, sono i principi cardine del provvedimento. Ma per l'opposizione gli aumenti potevano essere evitati riducendo la spesa pubblica.
(Acs) Perugia, 5 dicembre 2013 – Approvato a maggioranza in Prima commissione, con il voto contrario dei consiglieri di opposizione Monni (Ncd), Lignani (Fd'I) e Monacelli (Udc), il disegno di legge della Giunta regionale “Disposizioni in materia di addizionale regionale all'Irpef”, presentato stamani ai membri della commissione stessa dall'assessore Bracco. Critiche dall'opposizione: giusto diminuire la pressione sui redditi più bassi ma ci si deve arrivare riducendo la spesa pubblica, non gravando sui redditi medi e alti. Discussa anche la proposta di risoluzione del gruppo Fratelli d'Italia (primo firmatario Zaffini) sulla riduzione della componente variabile degli stipendi dei dirigenti: il presidente della Commissione, Oliviero Dottorini, ha predisposto approfondimenti per arrivare a un testo condiviso.
“Questa è una proposta di rimodulazione dell'addizionale regionale ispirata – ha detto Bracco – da un principio di equità, che garantisce lo stesso gettito, circa 18 milioni di euro, sgravando la fascia dei redditi medio bassi, accrescendo di poco l'aliquota della fascia mediana e spostando il peso maggiore dell'imposta sui redditi che superano i 75mila euro”.
Cinque sono gli scaglioni di reddito previsti dalla normativa nazionale: il primo fino a 15mila euro (nessuna maggiorazione), il secondo fino a 28mila (maggiorazione dello 0,40 per cento), il terzo fino a 55mila (+ 0,45 per cento), il quarto fino a 75mila (+ 0,50), il quinto oltre i 75mila euro (maggiorazione dello 0,60 per cento). A differenza di prima, quando l'addizionale Irpef quantificava una maggiorazione dello 0,2 per cento da applicarsi sull'intero reddito, l'imposta verrà ora calcolata sulla quota eccedente lo scaglione fino a 15mila euro, con consistenti sgravi per la seconda e terza classe di reddito (che rappresentano il grosso dei contribuenti) ed una lieve incidenza sul quarto.
“L'84 per cento dei cittadini si trova dentro le fasce protette – ha sottolineato l'assessore – e la Regione Umbria, che poteva arrivare ad una maggiorazione dell'1,1 per cento, ha invece scelto lo 0,2. Se andiamo a vedere nel dettaglio, lo 0.4 per cento dovuto da chi percepisce un reddito annuale entro i 28mila euro (più di 400mila umbri), essendo calcolato solo sulla parte eccedente i 15mila di base, di fatto fa pagare lo 0,2 sull'intero ammontare. A 55mila euro l'anno, si pagano 63 euro, ripartiti in dodici mesi. Chi si trova sopra i 100mila euro l'anno pagherà 180 euro al mese di addizionale”.
IL DIBATTITO
DAMIANO STUFARA (Prc-Fds): “Bene la rimodulazione fiscale delle fasce di reddito, con l'esenzione per i redditi fino a 15mila euro l'anno e con l'80 per cento degli umbri che non subirà un aumento di tasse, mentre i 100mila umbri più ricchi pagheranno di più. Avremmo però preferito più coraggio per arrivare ad un extra-gettito da destinare al sociale. Giusta l'invarianza, ma adesso si trovino nel bilancio le risorse per i malati o per chi è senza casa. Poteva essere questa l'occasione”.
RENATO LOCCHI (Pd): “Non carichiamo questo provvedimento di significati che non ha. Il Pd approva l'invarianza del gettito. Gli oneri sono impercettibili per chi guadagna più di 75mila euro l'anno”.
LUCA BARBERINI (PD): “Giusto il principio di equità. Non vi è aumento di tassazione per i cittadini ma non sia questo il preludio a ulteriori incrementi nei prossimi anni. Non sfugge che il peso delle addizionali, anche se la politica fiscale dipende da altri soggetti, è aumentato del 120 per cento”.
RAFFAELE NEVI (FI): “La progressività è giusta, se no chi guadagnava 1 euro più dei 15mila pagava come chi ha 28mila di reddito. Però in questo Paese non si riesce a diminuire una tassa senza aumentarne altre. Denunciamo che sui redditi medi e alti c'è un aggravio che non esiste in nessun altro Paese. Di fatto chi ha un reddito di 40mila euro l'anno pagherà il 34 per cento in più di tasse, chi ha un reddito di 50 mila euro pagherà il 60 per cento in più. Quello che vogliamo noi, invece, è il taglio della spesa, e perseguiremo questo obiettivo con emendamenti e proposte come quella che abbiamo presentato sul taglio delle spese improduttive. Anche noi siamo per diminuire la pressione sui redditi più bassi, ma che sia realizzata con una riduzione della spesa pubblica”.
ANDREA LIGNANI MARCHESANI (Fd'I): “Dobbiamo fare una riflessione seria su quello che è considerato ceto medio e che ora si trova a rischio di nuova povertà, sulla fascia tra i 55mila e i 75mila euro lordi all'anno che influenza i consumi. Andiamo a colpire i soliti noti. Noi vorremmo invece discutere anche della risoluzione che come gruppo abbiamo presentato, quella sulla razionalizzazione dei costi mediante la riduzione della componente variabile degli stipendi dei dirigenti, anche perché in questa congiuntura economica drammatica sta crescendo l'indignazione per i premi ai dirigenti. Diciamo no al conseguimento del massimo previsto indistintamente per tutti i dirigenti, perché è una presa in giro”.
SANDRA MONACELLI (UDC): “Le tabelle non convincono perché non raccontano la realtà com'è oggi: dietro la cifra lorda di 40mila euro annui ci sono famiglie composte da padre, madre e figli per i quali anche venti euro possono essere tanti. Il livello di vulnerabilità è cambiato. Dobbiamo guardare cosa c'è dietro le cifre. Serviva un intervento di altro tipo, una diversa articolazione della spesa pubblica, adeguate politiche di contenimento dei costi per l'energia nelle strutture pubbliche, per non parlare dei premi di produttività, che ammontano a un milione di soldi pubblici”.
FRANCO ZAFFINI (Fd'I): “Ciò che colpisce non è l'entità economica che va a gravare sui cittadini, non parliamo dei 10 euro o dei 50, ma di un approccio errato e di una occasione persa, proprio perché non c'è aumento di gettito ed era doveroso dare segnali ai cittadini in un altro modo, non sempre mettendogli le mani in tasca, anche se per piccole cifre. La nostra proposta di risoluzione va a toccare i premi dei dirigenti, che sono sempre calcolati al massimo a prescindere dai risultati ottenuti. Anche nella Sanità c'è tanto da tagliare: pensiamo ai 6 milioni l'anno che vanno a Terontola per le tac e le risonanze, mentre in Umbria ci sono 15 impianti analoghi che funzionano due ore al giorno, per cui i cittadini sono posti davanti alla scelta di aspettare mesi oppure andare fuori regione. E poi i costi energetici, i viaggi dei dirigenti coi soldi pubblici. Non c'era migliore occasione di questa per metterci le mani”.
MANLIO MARIOTTI (PD): “L'equità fiscale è una questione seria e non si può dire che il centrosinistra vuole le tasse e la destra le vuole togliere. Cominciamo pure a ragionare seriamente sulla proposta di Zaffini, Lignani e De Sio, e cerchiamo di capire che cosa ha prodotto fin qui la parte variabile delle retribuzioni e quali sono i suoi effetti, ma non c'entra niente con questo provvedimento fiscale”.
OLIVIERO DOTTORINI (IdV): “Condividiamo questo atto della Giunta. Chiedere un contributo alle fasce di reddito più elevate non è scandaloso: Meno serio aumentare l'Iva, che deprime i consumi. E' serio, invece, chiedere 30 euro a chi ne guadagna 100mila. Anzi, sono misure fin troppo timide. La direzione è giusta ma non è quello che chiedevamo. Non deve sfuggirci la macro-questione discutendo di piccole questioni. Giusto anche discutere sulla proposta di risoluzione dei Fratelli d'Italia”.
REPLICA DELL'ASSESSORE BRACCO: “In una situazione che vede le Regioni dover far fronte ad un aumento delle competenze ma con gli stessi soldi, l'Umbria mantiene invariata la pressione fiscale e tiene al minimo tutte le addizionali (bollo auto, gas metano, ecc..). Abbiamo calato di 1 punto l'Irap per le cooperative sociali, agevolato le imprese che assumono a tempo indeterminato, il carico fiscale che dipende dalla Regione è inalterato. Per quanto riguarda i costi dell'energia ricordo che tutto il Broletto è fotovoltaico e le luci sono a spegnimento in mancanza di movimento. Guardate il Dap e poi il bilancio: dai 2 miliardi e 248 milioni del 2010 siamo scesi ai 2 miliardi e 74 milioni di oggi. Dai 411 milioni extra-sanità siamo oggi a 200. Le spese per il personale sono calate dai 71 milioni del 2010 ai 66,06 di oggi, con la previsione di scendere a 64 il prossimo anno. La spending review è già in atto. Per i premi dei dirigenti, ricordo che essi sono regolati dal contratto nazionale di lavoro per il pubblico impiego e comunque riguardano solo i 4 direttori e non tutti i dirigenti, i quali non prendono tutti il massimo ma ciò che stabilisce il contratto per le indennità di risultato, che è improprio chiamare premi. Anzi, la tendenza è quella di aumentare la parte variabile, e sarà riconosciuta dal contratto nazionale, non dalla Giunta. Ad ogni modo discuteremo di tutto questo in sede di Dap e bilancio”.
Al termine della seduta di Commissione, il consigliere Monni ha sollecitato l'acquisizione della documentazione relativa ad una proposta di legge che riguarda il funzionamento dei gruppi consiliari, “che doveva essere fornita come da verbale – ha spiegato – entro dieci giorni dalla riunione in cui l'atto è stato presentato, nello scorso mese di settembre, ma non è ancora arrivato niente”. PG/