Regione Umbria - Assemblea legislativa


BANCHE: “LA DISDETTA UNILATERALE DEL CONTRATTO DI LAVORO DA PARTE DELL'ABI È SINTOMO DEL MALFUNZIONAMENTO DEL SISTEMA CREDITIZIO” - IN SECONDA COMMISSIONE I SINDACATI DEI BANCARI

In sintesi

Nella riunione odierna della Seconda Commissione si è parlato dei problemi legati al sistema creditizio italiano. Sono stati i rappresentanti dei sindacati dei bancari, invitati dal presidente Gianfranco Chiacchieroni su richiesta di Franco Zaffini (Fd'I) a spiegare la loro preoccupazione circa la disdetta unilaterale da parte dell'Abi del  contratto di lavoro nazionale che sarebbe scaduto nel giugno 2014 e che interessa 4mila lavoratori umbri. Nell'evidenziare le molteplici criticità del funzionamento del sistema creditizio italiano, dovute principalmente a sofferenze prodotte dal top management e non dal personale dipendente, i rappresentanti sindacali hanno anche parlato di credit crunch e del passaggio di proprietà, in itinere, della Banca Popolare di Spoleto.

 

(Acs) Perugia, 16 ottobre 2013 – La disdetta unilaterale del contratto nazionale di lavoro da parte dell'Associazione bancaria italiana (Abi) rappresenta le molteplici criticità del funzionamento del sistema creditizio italiano ed umbro. Non si possono scaricare i problemi del sistema sui dipendenti. Le sofferenze sono state prodotte dalle figure apicali, dal top management, figure che continuano a percepire milioni e milioni di euro”. Sono alcuni passaggi emersi stamani dall'audizione, in Seconda Commissione, dei rappresentanti dei sindacati dei bancari, invitati a palazzo Cesaroni dal presidente Gianfranco Chiacchieroni su richiesta di Franco Zaffini (capogruppo Fd'I) circa la disdetta del  contratto dei bancari che sarebbe scaduto nel giugno 2014, che interessa 4mila lavoratori umbri.

Nel corso del partecipato incontro si è anche parlato della sempre più marcata difficoltà, da parte soprattutto di piccole e medie imprese e famiglie, di accedere al credito. Ma anche del passaggio di proprietà in itinere della Banca Popolare di Spoleto. E se per il presidente Chiacchieroni “la Banca d'Italia ha gli strumenti giusti per giudicare le offerte e per prevedere una direzione e un managment che faccia gli interessi degli umbri”, l'auspicio di Zaffini è che “possa esserci la più ampia partecipazione di tutte le realtà economiche dell'Umbria a questo percorso, a partire dalle Fondazioni bancarie”.

L'impegno della Commissione è quello di dare seguito a questa audizione con altri incontri, a cominciare con i rappresentanti umbri dell'Abi. Una fase, come ha voluto ribadire Chiacchieroni, che dovrà essere gestita principalmente attraverso il lavoro del Tavolo del credito istituito dalla Regione e al quale, ha sottolineato Maria Rosi (FI), è importante prevedere anche la presenza dello stesso presidente della Seconda Commissione consiliare”.

Chiacchieroni ha rimarcato come i lavoratori vivano dall'interno il processo di ristrutturazione degli istituti di credito che saranno governati direttamente dalla Bce e dalla Banca d'Italia per gestire il mondo del credito del nostro Paese. Le banche – ha detto il presidente - “devono garantire efficienza e svolgere un ruolo positivo per lo sviluppo dell'economia dell'Umbria”.

Manlio Mariotti (Pd) parla di “una crisi evidente del funzionamento del sistema del credito in Italia e in Umbria” e quindi di “un depauperamento del sistema di relazioni sindacali in ragione della disdetta unilaterale da parte di Abi del contratto di lavoro, che determina una situazione di grande conflittualità, di peggioramento delle condizioni del confronto in un settore che, invece, in questo momento avrebbe bisogno di capacità di ascolto per affrontare un forte  appesantimento della crisi economica che richiederebbe migliori condizioni di funzionamento del sistema del credito. L'idea dell'Abi di mettere mano ad una riorganizzazione ed efficentizzazione del sistema scaricando gli oneri sui lavoratori, sul costo del lavoro, sul peggioramento delle loro condizioni, sul superamento del contratto nazionale del lavoro, porta solo ad una conflittualità che non aiuta nessuno. È necessario quindi che anche la Regione, intesa come Giunta e Consiglio, possano, senza intaccare l'autonomia delle banche, portare avanti una azione di moral suasion per riattivare un confronto utile alla riorganizzazione del sistema del credito, che possa rafforzare, anche attraverso la salvaguardia di istituti locali, il radicamento e l'efficienza delle banche affinché possano realmente rappresentare un elemento fondamentale per il rilancio economico e produttivo della regione”.

Franco Zaffini, a margine dell'incontro si è detto “preoccupato per l'esito e per le considerazioni espresse dai rappresentanti dei 4mila lavoratori del comparto bancario regionale che hanno delineato un quadro della situazione interna ed esterna agli istituti di credito (rapporti con famiglie e piccole e medie imprese) particolarmente allarmante e preoccupante. La presa di posizione unilaterale dell'Abi non è  giustificata né dai dati nè dai numeri. È stata denunciata una grave flessione dei fidi concessi alle  famiglie e alle piccole e medie imprese. Di fronte a tutto ciò la politica ed in questo caso la Regione si deve interrogare, come del resto sta facendo grazie a queste mie iniziative. La politica – ha aggiunto Zaffini - deve far sentire la sua voce anche e soprattutto in un momento come questo dove è in corso un delicato passaggio di proprietà della unica e ultima banca locale: la Banca Popolare di Spoleto. Il mio auspicio è che possa esserci la più ampia partecipazione di tutte le realtà economiche dell'Umbria a questo percorso. Bisogna fare in modo di mantenere la Bps il più possibile agganciata al territorio, alle sue dinamiche, alle sue storie, alle sue difficoltà, ma anche alle sue dinamiche di sviluppo. Una realtà, quella della Bps, che dovrebbe rimanere umbra ad ogni costo. Non posso nascondere il mio stupore e rammarico per l'atteggiamento di alcune Fondazioni bancarie umbre che sembrano non percepire il momento di grandissima difficoltà, ma allo stesso tempo dell'opportunità di appropriarsi in modo definitivo di uno strumento creditizio assolutamente indispensabile all'economia e allo sviluppo di questa regione”.      

Interventi:
MASSIMO GIULIETTI (Fisal-Cgil): “In sostanza l'Abi ha voluto cancellare in maniera definitiva il contratto nazionale del lavoro. Ora, senza contratto, entriamo di fatto in una giungla. Hanno voluto scaricare i problemi del sistema bancario italiano sui lavoratori. L'Abi denuncia quantità di sportelli superiore alla media europea e personale non disponibile a cambiamenti. Ma tutto questo è falso. Tentano di fare un contratto di lavoro ricattandoci sulla partita del fondo. Ci chiedono di sottoscrivere contratti che ci portano indietro di 50 anni. Chi percepisce retribuzioni al di fuori di ogni standard è il management. In Umbria il credit crunch esiste in maniera particolarmente marcata. Molto positivo il fondo rotativo messo in campo dalla Regione per le piccole e medie imprese. Per quanto riguarda la banca Popolare di Spoleto, il nostro auspicio è che rimanga ancorata al territorio”.
SAURO PICCIONI (Fiba.Cisl): “La disdetta del contratto ci mette in gravi difficoltà. Si tratta di vero e proprio ricatto, per questo abbiamo proposto una giornata di sciopero per il prossimo 31 ottobre. Ma serve una risposta compatta. Le banche non possono continuare a tagliare i costi sulle spalle del personale. Le sofferenze sono state prodotte dal top management, soggetti che continuano a percepire milioni di euro. Per quanto riguarda la situazione del credito è disastrosa. Famigli ed imprese si trovano davanti un deserto. Mancano quei riferimenti storici che fino a qualche anno fa erano rappresentati dalle banche locali. Per questo siamo più che mai convinti che la Bps debba rimanere la banca del territorio. Gli Istituti di Credito cooperativo dovrebbero aggregarsi, pur mantenendo la propria autonomia, per dare maggiori risposte ai cittadini umbri”.
ENRICO SIMONETTI (Fabi-Umbria): “Ci troviamo di fronte ad una degenerazione della situazione in Umbria. Quanto fatto dall'Abi rappresenta la destrutturazione dell'intero settore. Vengono di fatto proposti contratti d'azienda o di territorio. La situazione del credito, in Umbria, ci dice che rispetto alla media nazionale, mancano 4,1 miliardi sul rapporto impieghi-pil. E chi mette a disposizione soldi, lo fa soltanto verso imprese con caratteristiche particolari e a cui non servono. Il credito in Umbria costa in media il 20 per cento in più rispetto ad altre parti d'Italia. Su Bps, faccio il tifo per l'Umbria, per colleghi e clienti che hanno il diritto di non pagare per errori fatti da altri. Chiunque farà un'offerta la dovrà fare con in un'ottica non meramente speculativa”.
FABRIZIO GOSTI (Falcri-Silcea): “Condivido quanto detto fin'ora. Come sindacato, in questi anni, siamo sempre stati particolarmente responsabili, ma tutto questo non ha pagato e non ha portato al rilancio del settore creditizio. In Umbria siamo di fronte al depauperarsi di professionalità e posti di lavoro. Sono stati chiusi troppi centri decisionali locali. Per la Bps dovrà essere centrale il ruolo della politica che è chiamate ad agire senza aspettare gli eventi”.
LUCIANO MARINI (Uilca-Uil): “Negli ultimi anni le istituzioni regionali sono state lontane dal settore del credito che impiega moltissimi lavoratori. Il tavolo regionale di concertazione sul credito non è stato mai convocato. Il problema principale che affligge gli istituti di credito è la loro sotto-capitalizzazione. Le banche italiane hanno bisogno di essere ricapitalizzate. Per quanto riguarda il contratto di lavoro, si sovrappone con la scadenza del fondo di solidarietà dei lavoratori bancari. L'Abi, oggi, esprime la migliore fotografia del settore del credito. Tende a buttare tutti i problemi sulle spalle dei lavoratori, quando le responsabilità sono in capo ad un management strapagato, ma incapace ed inadeguato ai tempi. I problemi non si risolvono con il taglio dei costi, ma intervenendo sulle politiche di sviluppo. La Bps rimane l'unica banca locale, ed è importantissima per le imprese umbre. La delocalizzazione dei centri decisionali non porta benefici al territorio”. ROBERTO FAVALE (Dir-Credito): “Abi non presenta un modello di banca diverso dove mettere intelligenze. La disdetta del contratto significa soltanto un colpo di mano da parte di tutte le banche per 'tagliare' sul personale, senza dire con quale progetto si intende andare avanti. La politica deve intervenire su questo. Le banche popolari sono quelle vicine al territorio. La clientela non ha abbandonato la BPS, dimostrando riconoscenza e fiducia. È sempre dannosa per il territorio la chiusura di queste realtà”. AS/


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