CONSIGLIO REGIONALE (1): RINVIATA IN COMMISSIONE LA RIFORMA DELL'ISTITUTO ZOOPROFILATTICO - UN ORDINE DEL GIORNO SU FUNZIONI DELL'ISTITUTO E INDENNITÀ DEL DIRETTORE AL CENTRO DEL DIBATTITO
L'Aula di Palazzo Cesaroni ha deciso a maggioranza (17 sì e 10 no) di rinviare in Commissione il disegno di legge di riforma dell'Istituto zooprofilattico di Umbria e Marche e l'ordine del giorno, redatto dalla Prima commissione, che lo accompagnava. Al centro del lungo confronto in Aula proprio l'atto di indirizzo che indica quali sono le attività che possono essere svolte e determina un tetto massimo per l'indennità del direttore generale dell'Istituto.
(Acs) Perugia, 15 ottobre 2013 – L'Assemblea legislativa regionale ha deciso di rinviare in Commissione il disegno di legge di riforma dell'Istituto zooprofilattico di Umbria e Marche e l'ordine del giorno, redatto dalla Prima commissione, che lo accompagnava. Con 17 voti favorevoli (Pd, Idv, Psi, Prc) e 10 contrari (FI, Fd'I, Lega e Udc) il Consiglio regionale ha quindi deciso di accogliere la proposta formulata dal presidente Eros Brega e poi ripresa dal capogruppo Pd Renato Locchi.
Il dibattito e la decisione di rinviare l'atto alla competente Commissione si sono incentrati sul dispositivo dell'ordine del giorno, che oltre ad indicare con maggiore precisione quali sono le funzioni e le attività che possono essere svolte dall'istituto zooprofilattico, prevedeva di fissare un tetto più basso per la retribuzione del direttore generale (al massimo il 70 per cento di quanto previsto per i direttori generali delle aziende sanitarie). Al testo, stilato ed approvato all'unanimità dalla Prima commissione, è stato proposto da Renato Locchi (a nome dei componenti di maggioranza dell'organismo) un emendamento in apertura della seduta. Una modifica che avrebbe specificato che il tetto all'indennità del direttore sarebbe stato applicato “nel rispetto del decreto legislativo '502/'92'”. Una aggiunta su cui però non tutti i firmatari del testo originale si sono trovati d'accordo, rendendo di fatto non accoglibile l'emendamento. Il documento poteva dunque essere votato così come uscito dalla Prima commissione oppure ritirato. La maggioranza, ritenendo necessaria l'integrazione proposta, ha dunque chiesto il rinvio in Commissione del disegno di legge e dell'ordine del giorno ad esso collegato.
SCHEDA: IL DISEGNO DI LEGGE
La norma, che recepisce le indicazioni del decreto del ministro della salute il “n.106 del 2012” ed ha “assorbito” una analoga proposta avanzata dal consigliere Oliviero Dottorini (Idv), prevede che il Consiglio di amministrazione scenda da 5 membri a 3, (presidente e 2 membri) e che la durata in carica si riduca da 5 a 4 anni. Tagliate anche le retribuzioni: per il presidente l'indennità scende dal 50 al 20 per cento di quella spettante ai consiglieri regionali, per gli altri due componenti dal 20 al 10. Con l'eliminazione della figura del vicepresidente, che percepiva una indennità pari al 30 per cento, i costi sono più che dimezzati. Altra novità introdotta nell'accordo fra le due Regioni riguarda la figura del direttore generale, che dovrà avere un attestato di formazione manageriale e quindi possedere adeguata professionalità ed esperienza in materia di sanità pubblica veterinaria e di sicurezza degli alimenti, ed il cui contratto potrà essere rinnovato una volta soltanto. Infine, rispetto al passato, i tre revisori dei conti (uno nominato dalla Regione Umbria, uno dalla Regione Marche ed uno dal ministero) dovranno essere iscritti al Registro dei revisori contabili.
LE RELAZIONI.
Il relatore di maggioranza, RENATO LOCCHI (Pd) ha illustrato l'atto spiegando che “l’accordo, nel disciplinare l’organizzazione e il funzionamento dell’Istituto zooprofilattico di Umbria e Marche, si adegua a quanto previsto del decreto legislativo '106/2012', che detta tra l’altro specifiche norme per il riordino degli istituti zooprofilattici, richiamando il principio di semplificazione e snellimento dell’organizzazione e della struttura amministrativa, nonché la razionalizzazione e riduzione delle spese, oltre alle norme sui consigli di amministrazione, sul direttore generale e sul Collegio dei revisori dei conti. Il cda viene ridotto nel numero, nelle indennità e nella durata. Il Collegio dei revisori rimane di tre componenti ma resta in carica solo tre anni. Il direttore generale dell’Istituto, le cui competenze rimangono sostanzialmente quelle già previste, verrà scelto tra persone munite di diploma di laurea magistrale o equivalente di comprovata esperienza nell’ambito della sanità pubblica, nazionale e internazionale e della sicurezza degli alimenti, le modalità di nomina sono poi quelle previste dalla normativa statale per i direttori generali delle aziende sanitarie. Si prevede che trascorsi diciotto mesi dalla nomina, nei successivi tre, la Regione Umbria e la Regione Marche verifichino insieme i risultati aziendali conseguiti e il raggiungimento degli obiettivi. Nel corso dei suoi lavori la Prima commissione ha redatto un'ipotesi unitaria di ordine del giorno che propone alla Giunta regionale di attestarsi al 70 per cento di quanto percepito dal direttore generale delle aziende sanitarie umbre”.
Il relatore di minoranza, ANDREA LIGNANI MARCHESANI (Fd'I) ha rilevato che “questa è una norma che ha delle sue positività, come la riduzione dei membri del Cda e dei loro compensi. Una norma quadro che sicuramente va incontro a quelle che sono le esigenze di risparmio e anche di organizzazione rispetto agli organi del Consiglio regionale. Ci sono anche dei limiti: il fatto che ci siano norme che devono essere sottoposte all’approvazione dei due Consigli regionali, di fatto blindano una norma e riducono le assemblee legislative a semplici organi di ratifica. È questa l’evidenza per cui non si è potuto modificare la norma in Commissione e ci si è dovuti ridurre a fare un atto di indirizzo. Questa sta diventando la funzione principe nelle assemblee legislative. La nostra relazione di minoranza non è una relazione di opposizione ma è una relazione tecnica perché vorremmo subordinare il nostro voto positivo all’approvazione dell’ordine del giorno che abbiamo redatto insieme, maggioranza e opposizione, all’interno della Prima commissione. Il fatto di fissare non, collega Locchi, al 70 per cento, ma massimo al 70 per cento, il compenso del direttore è figlio di una norma di equità, non è possibile che l’Istituto zooprofilattico, per quanto strategico abbia il direttore lo stesso trattamento di un direttore di Azienda ospedaliera o di Azienda territoriale sanitaria, quando si sa benissimo che la pianta organica e il bilancio delle stesse Aziende è di gran lunga maggiore di quello dell’Istituto zooprofilattico oltre ovviamente alle responsabilità conseguenti”.
IL DIBATTITO.
ORFEO GORACCI (Comunista umbro): “Certamente non voterò l'ordine del giorno, non soltanto per qualche dubbio e perplessità sulla sua origine, sulla sua impostazione, ma per quello che è successo in questi dieci minuti, perché ci vedo beghe interne ai partiti, beghe di governo, perché se poi si deve trovare la quadra sul 70 o 60 o il 100 per cento, di quanto dovrebbe prendere questa figura in riferimento alla proposta di ordine del giorno aggiuntivo, credo che ciò spieghi molte cose per come veniamo percepiti e vissuti al di fuori di quest’Aula. Pur con tanti limiti, e anche contraddizioni, credo che sia sintomatico che il tema degli stipendi eccessivi, soprattutto nelle situazioni pubbliche, le debba porre il centrodestra”.
ROCCO VALENTINO (Forza Italia): “Forse sarò una voce fuori dal coro ma la penso esattamente come il collega Goracci, dato che è una vita che lotto dai banchi dell’opposizione contro i maxi stipendi dei dirigenti. E la politica si è dimenticata che viviamo dei momenti particolari per la nostra Nazione e per la nostra Regione. Sono assurdi i maxi stipendi che hanno i nostri dirigenti: abbiamo una presidente di Regione che ha un’indennità e dirigenti di Regione che percepiscono due tre volte l’indennità della presidente, dirigenti nominati da lei. A questo punto non capisco la maggioranza: ha firmato un ordine del giorno in cui limita al 70 per cento l’indennità del presidente dello zooprofilattico e ora c’è qualche dirigente all’esterno dell’emiciclo che dice che non è possibile farlo. Ma la politica può fare questo e altro, qualche dirigente e funzionario presente si deve fare gli affari suoi, la politica decide quello che deve fare. Ricordo che la nostra presidente è stata sindaco di Todi dove aveva un direttore generale, che guadagna 130mila euro, ma è possibile? Oggi dobbiamo parlare su un ordine del giorno sensato, firmato bipartisan, firmato da tutti i colleghi di maggioranza. E oggi ci venite a dire dopo che è stato firmato che ritirate il documento? La politica sta sfornando una classe dirigente di gente che guadagna 150mila euro all’anno, è uno schiaffo alla miseria dell’Italia ai dipendenti del Consiglio regionale, questi dirigenti, sono troppi dobbiamo diminuirli e dobbiamo diminuire le loro indennità”.
MASSIMO BUCONI (Psi): “La discussione sul ruolo delle assemblee legislative rispetto alle azioni di governo è un tema che ormai da oltre un decennio appassiona senza trovare soluzioni. Io sono per la democrazia parlamentare rappresentativa, sono per il recupero del ruolo della politica, per il rispetto del ruolo delle Istituzioni, poi vi sono i Giano-Bifronte: tutto questo non si sposa con i fautori a spada tratta del presidenzialismo, non si sposa con i fautori a spada tratta della rapidità delle decisioni delle Istituzioni e della politica per rispondere ai modi, alle esigenze della società. Con molta onestà intellettuale, dobbiamo trovare un punto di mediazione e compromesso quanto più possibile tra un’esigenza di rapidità e efficacia di governo con il ruolo, ovviamente, il rispetto delle Istituzioni democratiche a partire dal Consiglio regionale. Sulla questione delle retribuzioni: ce lo siamo detti in altre circostanze, bisogna essere molto sobri, bisogna essere molto seri, non bisogna sprecare assolutamente nulla, ridurre tutto quello che è possibile, anche qui senza fare populismo. È una partita complessa. Per quanto riguarda il merito dell’accordo di cui ci viene sottoposta la ratifica, ho il dubbio che ci sarà anche qualche eccezione del Governo, circa la legittimità di alcune previsioni in esso contenute. Il voto del mio Gruppo, sarà ovviamente favorevole alla ratifica dell’accordo e per quanto riguarda l’emendamento, condivido assolutamente il tema, ma non ho capito se è stato correttamente e tecnicamente affrontato in maniera giusta”.
GIANLUCA CIRIGNONI (Lega nord): “Anch’io mi associo a quanto detto dal collega Valentino poco fa, non vedo che cosa ci sia di strano in un ordine del giorno come questo, nella sua condivisibilità piena. Ormai da qualche anno siamo in un periodo di forte crisi economica che attanaglia le nostre famiglie, i cittadini, le imprese, e quindi è giusto tagliare anche gli stipendi dei dirigenti, partendo anche dal direttore generale dello Zooprofilattico. Non vorrei che le problematiche derivassero dal fatto magari che ci sono conflitti d’interesse, che magari qualche assessore regionale ha qualche parente che lavora da dirigente all’istituto zooprofilattico e che ambisce alla carica di direttore: non deve essere una questione che impedisce al Consiglio di trattare questa vicenda. Sarebbe anche bene riparlare, come avevo accennato lo scorso anno, dei premi di risultato degli oltre settanta dirigenti che ha la Regione”.
CATIUSCIA MARINI (presidente Giunta regionale): “Il provvedimento che la Regione Umbria e la Regione Marche si accingono a portare alle rispettive assemblee legislative va in una direzione di riorganizzazione complessiva dell’istituto zooprofilattico in applicazione della normativa nazionale del 2012. Mi auguro che il Consiglio regionale trasmetta la rilevanza che gli istituti zooprofilattici hanno nella catena della sicurezza sanitaria e della sicurezza alimentare e nel presidio di sorveglianza di importanti rischi epidemiologici per la popolazione. Questo è un Paese che ha potuto scongiurare rischi sanitari elevati, anche se confrontati con il resto d’Europa, i casi di aviaria, i casi della mucca pazza, grazie alla catena sanitaria pubblica rappresentata dal sistema sanitario e dal sistema degli istituti zooprofilattici, che sono pubblici anziché privati, come in gran parte del sistema nord europeo, scissi dalla sicurezza e dalla salute delle persone e degli animali. Il fatto che gli istituti zooprofilattici si inseriscano nella catena del sistema sanitario, a tutti gli effetti, e svolgano le funzioni di sorveglianza nella catena sanitaria fa sì che questo garantisca sicurezza animale, sicurezza del cibo che arriva nei piatti, sorveglianza dei rischi epidemiologici della popolazione, spesso trasmessi dagli animali, e garantisce una puntuale verifica dei risultati e ci aiutano nella costruzione dei protocolli amministrativi e sanitari, per le aziende private, dalla ristorazione alle grandi catene dell’industria alimentare e della distribuzione agroalimentare, in particolar modo a quella connessa alla distribuzione delle carni, dei latticini, fino alla sorveglianza di natura epidemiologica. E non è un caso che nella riforma nazionale le Regioni hanno difeso, nell’intesa tra Regioni e Governo nazionale, questa tipologia di istituti zooprofilattici, a fronte di un riordino che poteva rischiare anche di separare questa catena da quella della sicurezza sanitaria, dell’igiene e della sanità pubblica. Come Regione abbiamo accettato un percorso di riordino: rispetto a qualche intervento che dimostra di non conoscere i costi di funzionamento degli istituti zooprofilattici, come Umbria e Marche siamo pronti a mettere a confronto le spese complessive di funzionamento, i contratti del personale, quelli delle apicalità della dirigenza con gran parte degli istituti zooprofilattici e con tutti quelli del centro nord del Paese, sono pronta a portarvi in Consiglio regionale le tabelle di confronto e vedremo se i costi di funzionamento del sistema sanitario regionale e delle nostre aziende sanitarie, anche delle loro apicalità, e quelle dello zooprofilattico siano inferiori o superiori alla media italiana, e scopriremo che ci collochiamo nella fascia più bassa. A questo gioco non ci sto: il Consiglio e la Giunta regionale non hanno un potere di discrezionalità sul contratto collettivo nazionale di lavoro, ce l’hanno sulle differenze eventuali tra il contratto collettivo nazionale e l’eventuale contratto decentrato. Da anni l’Umbria applica ai direttori generali delle aziende sanitarie e delle aziende ospedaliere unicamente ed esclusivamente il contratto collettivo nazionale, con la discrezionalità di risultato nell’ambito e nei limiti del contratto collettivo nazionale, mai erogata al 100 per cento di quello previsto, nonostante i risultati che essi conseguono, visto che siamo tra le uniche cinque Regioni italiane che sono in equilibrio di spesa sanitaria. L’ordine del giorno può essere votato, credo che noi possiamo fissare l’eventuale contratto spettante non solo nella percentuale ma nei limiti che prevede il contratto collettivo nazionale pari alla dirigenza apicale di cui ha la responsabilità amministrativa, gestionale e finanziaria. Allora per me è votabile sia l’ordine del giorno, ovviamente, il disegno di legge, sapendo che noi non abbiamo discrezionalità sulla percentuale, perché il limite che incontriamo sarà comunque quello della contrattazione collettiva nazionale per la massima apicalità dell’Ente medesimo”.
SANDRA MONACELLI (Udc): “Non posso che concordare sulla giustezza di alcune argomentazioni della presidente, però esse vanno intercalate in un particolare momento storico, particolarmente difficile, che il nostro Paese sta vivendo. Leggendo i giornali questa mattina troviamo l’ulteriore taglio che viene applicato alla sanità. Qui qualcosa non quadra, allora dobbiamo avere la consapevolezza che alcune linee, soprattutto sul tetto che viene posto agli stipendi dei manager pubblici vanno in qualche maniera riorientati, reimpostati, tenendo conto della normativa regionale, della contrattazione nazionale, della 502. Ma se ce lo scriviamo o non ce lo scriviamo è la stessa identica cosa ai termini di effetti pratici. Io credo che il segnale politico sia differente perché un documento che si alza da un’Assemblea regionale, al di là degli effetti concreti che può proporre , ha un altro tipo di valenza. Dovrebbe nascere l’esigenza da parte di questa Assemblea di dire al Governo nazionale che forse, anziché tagliare sui servizi, vanno tagliati i privilegi piuttosto che i servizi riversati alla comunità. Questo è l’interessante spirito che nasce dal documento che era stato sottoscritto così come è stato concepito, tutto il resto credo che sia del tutto inutile in termini di effetti non si può produrre. Per ciò che attiene il livello politico, credo faremmo bene a dare come segnale per una revisione della contrattazione nazionale per fissare un tetto ai manager degli stipendi pubblici”.
LUCA BARBERINI (Pd): “Sono un firmatario dell'odg sottoscritto in Commissione. Ci siamo soffermati sull'aspetto dell'indennità per l'apicabilità dell'Istituto. Concordo con quanto detto da Monacelli. Sulla riduzione ulteriore dell'indennità si è raggiunto l'accordo basato sul 70 per cento, una misura rispondente ai requisiti della normativa vigente. Tuttavia non tolleriamo tirate di orecchie da nessuno”.
FRANCO ZAFFINI (Fd'I): “Condivido appieno l'intervento del consigliere Valentino. Tuttavia il percorso che porta alla riduzione dei compensi dirigenziali va avviato con intelligenza. Se provvediamo a ridurne uno, prevedendo un limite inferiore rispetto a quanto previsto dalla legge nazionale, si rischia l'attivazione di percorsi di autotutela. Sarebbe invece diverso elaborare un documento del Consiglio regionale che invita la Giunta a rivedere complessivamente i compensi dei dirigenti della sanità regionale e quelli amministrativi del Consiglio e della stessa Giunta. Va portato avanti quel percorso che già la politica ha intrapreso, ma che la casta dei dirigenti non approva. Non condivido il passaggio che piazza al 70 per cento il compenso in questo caso specifico. È necessario ricondurre i compensi della dirigenza dell'Umbria ad una media di quanto percepiscono le dirigenze delle altre Regioni limitrofe”.
ANDREA LIGNANI MARCHESANI (Fd'I – replica relatore di minoranza): “In gioco non c'è soltanto l'oggetto di cui stiamo stiamo discutendo. Quest'Aula sta perdendo la sua capacità legislativa, ma addirittura quella di indirizzo e di controllo. La Commissione ha espresso, in modo unanime, un atto di indirizzo che deve essere approvato senza alcuna variazione, perché la Giunta regionale non può incidere su un documento con simili finalità. Non viene salvaguardata la dignità di coloro che lo hanno sottoscritto. Per quanto riguarda i compensi percepiti dai dirigenti della Giunta, lo scorso anno votammo all'unanimità una norma, secondo la quale nessun dirigente può percepire compensi superiori a quello del presidente della Giunta”.
RENATO LOCCHI (Pd – replica relatore maggioranza): “Ci troviamo di fronte ad una questione bizantina. Su questo punto c'è stata discussione in Commissione che ha portato ad un accordo unanime. L'odg in questione viene mosso dalla necessità di dare segnali di sobrietà e attenzione rispetto ad un quadro generale di ristrettezze economiche. La percentuale del 70 per cento contiene in se razionalità, come già sottolineato dallo stesso assessore e dal direttore regionale della sanità. Riteniamo utile e corretto che il dg dello Zooprofilattico possa percepire un po' meno rispetto ai dirigenti della sanità. La Giunta regionale dell'Umbria provi a trovare un accordo con quella delle Marche che porti ad una parametrazione e alla riduzione del compenso in questione. Questo sarebbe davvero importante”. MP/AS