Regione Umbria - Assemblea legislativa


UMBRIA MOBILITA': “DEI 50 MILIONI DI RISORSE AGGIUNTIVE NE E' ENTRATO SOLO UN QUINTO. MANCANO MILIONI DI EURO ANCHE DA PARTE DEI COMUNI-SOCI” - AUDIZIONE DEL PRESIDENTE CAPORIZZI AL COMITATO DI MONITORAGGIO

In sintesi

Avanza l'ipotesi di cessione di ramo aziendale per Umbria Mobilità: il recupero crediti da Roma Tpl è tutt'altro che spedito e anche diversi Comuni umbri, soci dell'azienda unica per il Tpl umbro, non hanno conferito cifre milionarie. Il Comitato di monitoraggio del Consiglio regionale ha convocato in audizione il presidente Lucio Caporizzi, in attesa di un confronto con l'assessore Rometti sulle scelte politiche da attuare.

(Acs) Perugia, 26 giugno 2013 - “Come e quando Umbria Mobilità pagherà i mutui e gli stipendi con la quattordicesima mensilità e quale utilizzo è stato fatto dei 5 milioni di euro stanziati dalla Regione?”: sono solo le prime domande rivolte dalla presidente del Comitato di monitoraggio, Maria Rosi, al presidente dell'azienda unica del trasporto pubblico locale, Lucio Caporizzi, alle quali si sono aggiunte quelle dei consiglieri regionali presenti all'audizione di stamani (Brutti, Mariotti, Smacchi, Bottini, Buconi e Cirignoni).


 

Non sono entrate somme rilevanti dall'estate scorsa ad oggi – ha risposto Caporizzi – e la cosa che deve sorprendere non è la difficoltà di pagare gli stipendi di un mese, ma il fatto che negli altri mesi si sia riusciti a pagarli. Dei 50 milioni di risorse aggiuntive previste dall'estate scorsa ad oggi – ha spiegato – ne sono entrati meno di un quinto: solo Regione e Provincia di Perugia hanno ottemperato agli impegni presi, peraltro con somme costituite da prestiti a breve scadenza, mentre diversi Comuni umbri che sono soci di Umbria mobilità devono ancora versare milioni di euro per i servizi effettuati, e non sono nella condizione di farlo. Pochi anche i soldi rientrati da Roma Tpl: il piano di recupero crediti prevede, oltre alle rate da 500mila euro al mese, ingressi per 2,5 milioni di euro nei mesi di maggio, giugno e settembre, più una rata conclusiva da 7 milioni entro dicembre. Finora – ha detto Caporizzi – sono entrati solo i due milioni e mezzo di maggio. E al Comune di Roma, altro debitore di UM, è stata liquidata una somma di 30 milioni di euro, dei quali 2 milioni e 800mila spettano a noi, attualmente ferma in tesoreria perché evidentemente anche quell'amministrazione comunale ha i suoi problemi nel disporne”.


 

Caporizzi ha parlato anche del futuro dell'azienda unica di Tpl, con la possibile cessione del 70 per cento e l'opzione del venditore di obbligare all'acquisto anche dell'ulteriore 30 per cento (tecnicamente definita 'put del venditore'), anche se il patrimonio inizialmente resterà in capo ai soci attuali, debiti compresi. Su questa opzione sono però intervenuti i consiglieri, presidente Rosi in testa, rimandando il confronto su tali scelte politiche ad un incontro con l'assessore Rometti, previsto per la prossima settimana.


 

Per la presidente del Comitato di monitoraggio, Maria Rosi, l'audizione di Caporizzi è stata comunque “un passo in avanti per comprendere meglio alcuni aspetti finanziari - ha detto – anche se resta il punto interrogativo sulla soluzione dei problemi contingenti che vanno a ricadere sulle spalle dei cittadini e dei lavoratori dell'azienda. In ogni caso – ha affermato Maria Rosi – l'ipotesi di una cessione non può passare sopra la testa di tutti ma deve arrivare in Consiglio regionale e l'assessore dovrà spiegare qual'è l'iter che porta al convincimento di vendere. Al momento la situazione sembra essere gestita con una superficialità disarmante”.


 

Critico anche Paolo Brutti (IdV), secondo il quale la perdita economica dell'azienda non è tanto su Roma, “sono soldi che prima o poi rientreranno – ha detto – ma piuttosto sull'Umbria, con l'inadempienza di tutti quei Comuni soci che non pagano o non lo hanno fatto a sufficienza e dell'azienda stessa che ha continuato a erogare i servizi per l'obbligo contrattuale di non interromperli, ma doveva pretendere il diritto di essere remunerata. Vi è poi una enorme perplessità: non sono stati aumentati i corrispettivi ma si è scelto di ridurre i chilometri, scaricando sui cittadini l'inadempienza delle amministrazioni. E adesso si pensa di vendere a una società privata che sicuramente offrirà meno chilometri oppure costerà di più alle amministrazioni. Allora perché – ha chiesto Brutti – non offrire condizioni migliori alla società attuale, che è tutta umbra, invece che ad altri?”. A questa domanda, Caporizzi ha risposto che la quota incassi in una regione come l'Umbria è più bassa, quindi meno appetibile, perché la popolazione non raggiunge quote significative e l'efficacia commerciale è più bassa che altrove. Inoltre la cessione del ramo aziendale dei servizi garantirebbe i cittadini più di quanto possa fare una società piena di debiti.


 

Per Manlio Mariotti (Pd) è indispensabile un confronto con l'assessore sulle scelte politiche da attuare: “va chiarita questa disponibilità a vendere l'azienda da parte dei soci, che sono tutti enti pubblici. In questo momento – ha detto – si nota la mancanza di una regia che pure servirebbe parecchio. Chi dirige un'azienda deve fare gli interessi dell'azienda, senza subire i soci. E senza corrispettivo adeguato il servizio deve essere interrotto, se si vogliono fare gli interessi dell'azienda”.


 

Gianluca Cirignoni (Lega Nord) ha rimarcato il fatto che l'azienda unica, “passando attraverso la disavventura romana, ha finito per scaricare i problemi del dissesto laziale sul trasporto pubblico locale umbro, e con la cessione ci saranno inevitabilmente meno servizi, più costi e meno posti di lavoro. L'Umbria – ha detto il capogruppo leghista – deve concentrarsi sul Tpl umbro e migliorare i servizi, evitando la privatizzazione. Inoltre non si può assistere passivamente al mancato rientro dei crediti vantati con Roma Tpl, specialmente dopo lo sblocco dei ritardi nei pagamenti della Pubblica amministrazione deciso dal Governo”.


 

Sollevato dai consiglieri regionali anche il problema delle responsabilità della gestione dell'azienda unica per il Tpl umbro: Paolo Brutti ha rimarcato che esiste il problema di un dirigente poi nominato amministratore delegato che è stato assunto senza concorso, mentre Maria Rosi ha sottolineato che “chi ha amministrato male in passato e lo ha fatto arricchendosi e lasciando la situazione com'è attualmente, deve risponderne, così come la Giunta regionale è tenuta a dare spiegazioni perché di mezzo ci sono soldi pubblici. Come Comitato – ha concluso – prepareremo una relazione per il Consiglio regionale, dopo avere ascoltato l'assessore Rometti che è tenuto ad aggiornarci su quanto sta accadendo e sul perché di certe scelte politiche”. PG/pg


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