Regione Umbria - Assemblea legislativa


SICUREZZA: “AZIONI COORDINATE, CONTRASTO ALLO SPACCIO, MISURE PATRIMONIALI, RIVITALIZZARE IL CENTRO STORICO” - AUDIZIONE DEL QUESTORE DI PERUGIA IN COMMISSIONE DI INCHIESTA SU CRIMINALITÀ ORGANIZZATA E TOSSICODIPENDENZA

In sintesi

Stamani, a Palazzo Cesaroni, audizione del Questore di Perugia presso la Commissione di inchiesta sulla criminalità organizzata e sulla tossicodipendenza. Esaminata soprattutto la situazione del capoluogo umbro da cui emerge un'azione di contrasto “molto efficace” da parte della Polizia di Stato verso la criminalità organizzata. La sicurezza “reale” nella città di Perugia è maggiore di quella “percepita”. Ottenuti buoni risultati applicando anche “misure patrimoniali” di sequestro e confisca di beni e capitali  il cui possesso risulta ingiustificato (una azione di cui la stessa Commissione, in passato, aveva auspicato l'applicazione). Le misure di protezione passiva (videosorveglianza, sistemi di allarme, inferriate a difesa delle vetrine) rappresentano strumenti importanti di cui però non sarebbe ancora stata compresa appieno l'importanza. Sottolineata la necessità di attuare sempre più azioni integrate di “sicurezza partecipata”.

(Acs) Perugia, 20 giugno 2013 – Il questore di Perugia, Nicolò D'Angelo, accompagnato  dai capi della Squadra mobile e dell'Anticrimine, Marco Chiacchiera e Luca Sarcoli, è stato ascoltato oggi in audizione dalla Commissione di inchiesta sulla criminalità organizzata e sulla tossicodipendenza del Consiglio regionale, presieduta da Paolo Brutti.

Una lunga audizione, convocata dalla Commissione per avere un quadro “aggiornato e puntuale” sulla situazione dello spaccio di droga e delle infiltrazioni criminali nella città di Perugia. Dai lavori di oggi è emerso il quadro di una città in cui, pur in presenza di una rete radicata di piccoli spacciatori, sta avanzando un'azione di contrasto molto efficace da parte della Polizia di Stato, che ha portato a numerosi arresti, sequestri di ingenti quantitativi di stupefacenti e rimpatri di clandestini dediti allo spaccio. La sicurezza “reale” nella città di Perugia, è stato evidenziato, è maggiore di quella “percepita”. Buoni risultati, nel contrasto alla criminalità, anche a quella che orbita intorno alla droga, sarebbero stati ottenuti applicando misure patrimoniali di sequestro e confisca di beni e capitali  il cui possesso risulta ingiustificato (una azione di cui la stessa Commissione, in passato, aveva auspicato l'applicazione). Mentre le misure di protezione passiva, come sistemi di allarme, inferriate a difesa delle vetrine e videosorveglianza rappresenterebbero risorse importanti per combattere furti e spaccate, di cui però non sarebbe ancora stata compresa appieno l'importanza. Sottolineata la necessità di attuare sempre più azioni integrate di sicurezza “partecipata”, come pure interventi tesi alla rivitalizzazione del centro storico.

SICUREZZA PARTECIPATA E INFORMATA. Il Questore ha anche sottolineato che “le azioni di contrasto devono essere condivise con le istituzioni e partecipate. Servono investimenti sul territorio e rivitalizzare sempre più il centro storico. Quando ci sono eventi e manifestazioni, c'è la presenza costante e viva della società e gli spacciatori scompaiono. A breve apriremo un posto di polizia in centro con almeno 10 agenti, per agevolare il controllo continuo dell'acropoli nell'ottica di una sicurezza partecipata e percepita. Bisogna lavorare dal punto di vista sociale sul fenomeno della droga. Sarebbe utile parlare della droga e affrontare pubblicamente l'argomento. Sarebbe necessario parlare di più della droga, degli effetti sulla salute, dei rischi di overdose e delle conseguenze”.
VIDEOSORVEGLIANZA. D'Angelo ha poi spiegato che, “su 84 furti negli esercizi commerciali, solo 25 avevano un sistema di allarme o videosorveglianza. Il fenomeno delle spaccate è legato alla presenza di bande organizzate stanziate su un certo territorio e che in un determinato periodo  attaccano alcuni obiettivi. Non si tratta di eventi connessi a fattori specifici e quindi difficili da prevedere e prevenire. L'unica soluzione è pertanto la videosorveglianza e la sicurezza passiva, anche se di questi utili strumenti non viene ancora compresa appieno l'importanza”.
DROGA. Il questore ha dunque spiegato che “dopo l'omicidio Kercher c'è stata una esasperazione dei toni che ha portato la città di Perugia ad essere identificata come 'capitale della droga'. Una definizione impropria, anche se è evidente che c'è un forte smercio di droga, gestito soprattutto da organizzazioni straniere. In città c'è una forte domanda di droga, di eroina soprattutto. Questa droga ha subito vari percorsi e oggi si presta anche ad essere fumata, riprendendo spazio rispetto a cocaina ed ecstasy. In altre città lo spaccio è frammentato e riguarda soprattutto le periferie, qui invece lo spaccio si concentra nel centro storico, dove ci sono gli studenti e dove è più facile gestire lo spaccio. Le ultime statistiche portano a dividere le etnie straniere sulla base delle droghe spacciate: i nordafricani hanno un ruolo importante nel mercato e i marocchini si occupano di eroina e cannabis. La cocaina, in Italia, è gestita all'80 per cento dalla 'Ndrangheta che ha rapporti privilegiati con i colombiani e importa droga attraverso i Balcani. I nigeriani si sono inseriti nel sistema iniziando a trasportare eroina negli ovuli, ingoiati da corrieri che arrivano in aereo: un sistema che contemplava anche lo sfruttamento della prostituzione come modo per accumulare capitali da reinvestire in droga che è la fonte vitale di sostentamento di tutte le organizzazioni criminali, senza la quale i gruppi malavitosi sarebbero già stati debellati”.
RIMPATRIO DI SPACCIATORI CLANDESTINI. Nicolò D'Angelo ha poi evidenziato: “Abbiamo scelto di attaccare i clandestini che spacciano per invertire la tendenza e ridare un'immagine forte di non tolleranza dello spaccio. In città c'era una massa di cittadini tunisini clandestini che sono stati rimpatriati.  Alcuni invece non possono essere rimandati in patria per accordi tra Italia e Tunisia. Abbiamo ottenuto significativi risultati, allentando la pressione sull'Acropoli. Le morti per overdose sono una cartina di tornasole della diminuzione dello spaccio: nel 2006 ne abbiamo avute 25; 33 nel 2007; 13 nel 2008; 6 nell'anno in corso. Questo significa che stiamo incidendo sullo spaccio e che viene venduta meno droga. Perugia è un forte collettore per il piccolo spaccio e i tunisini hanno preso il predominio per quello al minuto. Se non si fosse agito sui clandestini la città sarebbe rimasta strangolata. Il 2011 è stato un anno importante dato che siamo stati investiti da una massa di clandestini con permessi di soggiorno per motivi umanitari. Una volta scaduti i permessi umanitari questi immigrati sono rimasti in Italia senza che ci fossero previsioni di legge sul cosa fare con loro. E lo spaccio di droga è un modo di guadagnare subito e presto”.
CENTRO IDENTIFICAZIONE ED ESPULSIONE. “Con un Cie in Umbria non risolveremmo il problema: sono costosi e registrano rivolte ogni giorno. Inoltre rischieremmo di avere un Cie in cui arrivano stranieri da altre regioni. La soluzione sta negli accordi bilaterali da rivedere. Ora il rimpatrio è difficile anche perché in certi paesi il sistema anagrafico è quasi inesistente, rendendo anche difficile stabilire la nazionalità dei clandestini.  Se invece riusciamo a moltiplicare gli sforzi possiamo diventare autonomi nel sistema dei rimpatri”.
LEGISLAZIONE DROGA. “La nuova legge antidroga ha avuto numerose modifiche, tra cui quelle relative alle droghe cosiddette leggere: lo spaccio di certi principi attivi non viene neppure considerato reato, in certe quantità. Invece le droghe leggere possono facilmente portare a fumare eroina. Abbiamo arrestato 177 persone in 5 mesi, per spaccio.  Ogni anno ne arrestiamo circa 500. Siamo riusciti a ridurre la pressione sul centro storico. La situazione non è drammatica come viene descritta dai media regionali”.
CRIMINALITÀ ORGANIZZATA. A proposito della criminalità organizzata, D'Angelo, Chiacchiera e Sarcoli hanno parlato di “riscontri della presenza di esponenti di Cosa nostra, 'Ndrangheta, Casalesi e altri a Perugia. Ci sono poi gruppi criminali stranieri, strutturati in mini bande, di colombiani, albanesi, rumeni, nigeriani, cinesi e nordafricani, ma sono 'mimetizzati' bene, non danno eccessiva visibilità alla loro presenza o puntano a controllare il territorio. I vari gruppi fanno alleanze temporanee tra loro e sono attratti da questa zona. Intendono sfruttare la situazione di crisi economica e non possiamo escludere l'arrivo di gruppi che mirano a infiltrarsi nel tessuto economico. Personaggi con percorsi criminali importanti si sono trasferiti in Umbria, anche in seguito alle opere di ricostruzione post sismica. Questi territori sono importanti per gli investimenti del denaro sporco”.
MISURE PATRIMONIALI. D'Angelo ha inoltre spiegato che “è stato costituito un gruppo di lavoro che si occupa di misure patrimoniali, per indagare sulle origini dei capitali e delle proprietà. Le misure patrimoniali possono essere chieste dal Questore al Tribunale, direttamente. Con questo secondo canale, più rapido, abbiamo confiscato recentemente 8 unità immobiliari e 600mila euro di proprietà di famiglie albanesi che non potevano dimostrare la provenienza dei capitali e delle case. Questo settore dovrebbe essere curato in modo più attento e corale, magari collaborando con la Guardia di Finanza, dato che non è così difficile attivare misure patrimoniali in presenza di beni di cui non si può dimostrare la provenienza”. 
REPARTO PREVENZIONE CRIMINI. “Abbiamo ottenuto un reparto prevenzione crimini che non c'era e che conta 50 uomini, con 3 equipaggi destinati a Perugia centro. Le istituzioni, come Provincia, Comune e Regione, hanno fornito un contributo economico che ha permesso di adattare i locali necessari della Questura, rendendo possibile una operazione altrimenti non fattibile”.
SICUREZZA “REALE” E “PERCEPITA”. “C'è evidentemente una forte discrepanza tra la sicurezza reale e quella percepita, amplificata anche dal modo in cui le notizie vengono riportate. Il posto di polizia in centro servirà non a militarizzare la città, ma a dare un segnale ai cittadini e ai turisti, un punto di rifermento per chi si trova in difficoltà. Stiamo collaborando con la Polizia provinciale, i cui agenti lavorano con noi per garantire la sorveglianza di certi punti sensibili”.  Della Commissione, oltre al presidente Paolo Brutti (Idv), fanno parte: Roberto Carpinelli (vicepresidente-Psi), Gianluca Cirignoni (Lega Nord), Manlio Mariotti (PD), Sandra Monacelli (Udc). MP/


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