UMBRIA MOBILITA': “ACCERTARE LE RESPONSABILITÀ E RISARCIRE I DANNI ERARIALI FRUTTO DI UN SISTEMA ANTIECONOMICO E AUTOCONSERVATIVO” - MONNI (PDL) CHIEDE CHE LA REGIONE SI ATTIVI E CHE IL COMUNE DI PERUGIA SI COSTITUISCA PARTE CIVILE
Il consigliere regionale Massimo Monni (Pdl) interviene sulla vicenda relativa a Umbria Mobilità che a suo giudizio versa in una grave crisi economica e finanziaria per molteplici cause: “elevato indebitamento (93.325.022 euro al 31 dicembre 2011); fidejussioni per importi rilevanti (152.072.153 euro al 31 dicembre 2011); iscrive crediti importanti verso Clienti (46.776.482 euro al 31 dicembre 2011), Società controllate e collegate (39.412.983 euro al 31 dicembre 2011) e verso altri (192.367.545 euro al 31 dicembre 2011) di difficile realizzo”. La crisi di Umbria Mobilità, secondo l'esponente del Pdl, “non è dunque congiunturale, ma ha origini lontane, provenienti innanzitutto da decisioni politiche sbagliate, imputabili all’imperizia dirigenziale; alla responsabilità di un management tutt’altro che impeccabile; all'assessore delegato che non ha saputo vigilare sulla gestione”.
(Acs) Perugia, 1 marzo 2013 – Il consigliere regionale massimo Monni (Pdl) interviene sulla vicenda relativa a Umbria Mobilità che a suo giudizio versa in una grave crisi economica e finanziaria per molteplici cause. “In primo luogo – spiega l'esponente del Pdl - la Società ha uno squilibrio strutturale, tra costi e ricavi delle diverse attività, oscillante tra 8 e 10 milioni di euro all'anno. Presenta un elevato indebitamento (93.325.022 euro al 31 dicembre 2011), sia a breve sia a medio-lungo termine, conseguenza anche ai ritardi nei pagamenti da parte degli Enti concedenti e delle Società collegate. Ha rilasciato inoltre – aggiunge - fidejussioni per importi rilevanti (152.072.153 euro al 31 dicembre 2011); iscrive crediti importanti verso Clienti (46.776.482 euro al 31 dicembre 2011), Società controllate e collegate (39.412.983 euro al 31 dicembre 2011) e verso altri (192.367.545 euro al 31 dicembre 2011) di difficile realizzo”. E a giudizio del consigliere questo “forte indebitamento, dalle dimensioni non del tutto definite, anzi riportate in maniera vaga e imprecisa negli atti di revisione, come anche l'evanescenza delle modalità di recupero dei crediti in sofferenza, aggravano il quadro che assume una dimensione oltremodo preoccupante”.
La crisi di Umbria Mobilità secondo l'esponente del Pdl “non è dunque congiunturale, ma ha origini lontane, provenienti innanzitutto da decisioni politiche sbagliate, imputabili all’imperizia dirigenziale; alla responsabilità di un management tutt’altro che impeccabile; all'assessore delegato che non ha saputo vigilare sulla gestione. Basta ricordare – spiega Monni - che con la scelta della fusione, che ha portato alla costituzione di Umbria Mobilità, furono scaricati sulla nuova azienda i debiti, stimabili in 40 milioni di euro della società Spoletina, della Ferrovia centrale umbra e della Atc di Terni”.
Per Monni, azzerare il Consiglio d’amministrazione, “operazione opportuna e necessaria”, non basterebbe da sola a sanare la situazione creatasi. “Così come non basterà – sottolinea - la ricapitalizzazione di 25 milioni di euro che, anzi, metterebbe in difficoltà gli enti proprietari come la Provincia e il Comune di Perugia e non assicurerebbe prospettive per i 1500 dipendenti e gli utenti. ll problema di fondo, da affrontare con determinazione, sta nella cattiva gestione di Umbria Mobilità perpetrata dalla sinistra umbra e dall'assessore competente. Prima ancora dei manager – aggiunge -, che pure hanno evidenti responsabilità, è la politica a doversi assumere le proprie responsabilità, pagando per gli errori commessi. Basta con le logiche spartitorie, con i trattamenti privilegiati dei dirigenti e direttori, con le consulenze di centinaia e migliaia di euro e basta con le attività fuori regione, inutili e costose”.
Il consigliere Monni ritiene, infine, “imprescindibile” un cambiamento culturale e manageriale, “se si vuole veramente salvare l'azienda dal fallimento (anche nella prospettiva di una vendita a prezzi di mercato), salvaguardare centinaia di posti di lavoro e garantire la sostenibilità economica del sistema umbro. È ora che la Regione prenda in mano la situazione – conclude -, come doveroso è l'accertamento delle responsabilità e il risarcimento del danno erariale a quanti hanno pagato le distorsioni di un sistema antieconomico e autoconservativo. Il Comune di Perugia si costituisca parte civile”. RED/Tb