RIORDINO PROVINCE: “LA CLASSE DIRIGENTE DELL'UMBRIA NON PUÒ SOTTRARSI ALLA RESPONSABILITÀ DELLE SCELTE, APPROVANDO RIFORME GIÀ VECCHIE E DA MODIFICARE” - NOTA DI MONACELLI (UDC)
Secondo la capogruppo dell'Udc in Consiglio regionale Sandra Monacelli, alla data di entrata in vigore della riforma sanitaria, prevista per il primo gennaio, l'Umbria potrebbe svegliarsi “meravigliata”, perché “rimasta con un'unica provincia e con l'istituzione regionale messa in discussione, e forse non avrebbe più nemmeno senso la discussione numerica del 'due più due' (due Asl, due Aziende sanitarie) che attualmente sopravvive in forza di una visione bi-provinciale, entro la quale si alimenta, senza dire parole chiare, una rete di quindici nosocomi, quale espressione paralizzata di uno stantìo equilibrismo”. Monacelli critica la risoluzione dell'Aula che chiede al Governo di mantenere due Province in Umbria, “utile soltanto a fini di pura propaganda, visto che sul documento presentato dalla maggioranza e approvato dall'assise aveva già messo una pietra tombale il ministro Patroni Griffi”.
(Acs) Perugia, 26 ottobre 2012 - “Non ha certo brillato per lucidità strategica la decisione adottata dalla 'maggioranza della maggioranza' del Consiglio regionale, che ha incagliato la nave umbra delle riforme in un insidioso porto delle nebbie votando una risoluzione che chiede al governo di mantenere le due province. Tale atto siè rivelato utile soltanto a fini di pura propaganda, visto che sul documento della maggioranza poi approvato aveva già messo una pietra tombale il ministro Patroni Griffi, asserendo che 'una riforma così importante non può venir meno solo per delle resistenze localistiche'”. La pensa così Sandra Monacelli (Udc), che in Aula ha votato contro la risoluzione.
“Per salvare la faccia – asserisce la capogruppo dell'Udc - si è preferito farsi trasportare dalle onde del rivendicazionismo territoriale, certamente comprensibile ma non più sostenibile con la criticità storica del Paese, che facendo leva su una forma arcaica di regionalismo, auspica senza confessarlo che sia il Governo nazionale a fare il 'lavoro sporco' dei tagli dolorosi ma inevitabili, sui quali, dopo avere imprecato, ci si arrende all'utile lamento dell' 'ubi maior minor cessat' , abdicando irresponsabilmente al ruolo di decisione e scelta. La stagione delle riforme, sulla quale il Governo nazionale sta procedendo in maniera accelerata, avrebbe dovuto aprire una riflessione non scoordinata sulla sostenibilità e funzionamento del sistema Umbria, dove perfino l'assetto istituzionale regionale è pregiudicato e messo in discussione. In questa logica andrebbe rivista tutta l'architettura dell'Umbria, dall'organizzazione territoriale fino alla sanità”.
“Se infatti – spiega Monacelli - alla data dell'entrata in vigore della riforma sanitaria, prevista per il primo gennaio, l'Umbria si 'sveglierà' meravigliata perché è rimasta con un'unica provincia e con l'istituzione regionale messa in discussione, forse non avrà più nemmeno senso la discussione numerica del 'due più due' (due Asl, due Aziende sanitarie) che attualmente sopravvive in forza di una visione bi-provinciale, entro la quale si alimenta, senza dire parole chiare, una rete di quindici nosocomi, quale espressione paralizzata di uno stantìo equilibrismo. La classe dirigente dell'Umbria – conclude - non può sottrarsi al senso di responsabilità che scelte necessarie impongono, per fare in modo che le riforme una volta approvate non risultino già vecchie e da modificare”. RED/PG