SOPPRESSIONE PROVINCE: “ESCLUDERE DAL PROVVEDIMENTO LE REGIONI IN CUI NE ESISTONO SOLTANTO DUE” - UNA MOZIONE DI BUCONI (PSI) E CARPINELLI (MARINI PER L'UMBRIA) CHIEDE IN SUBORDINE UN PIANO DI RIASSETTO TERRITORIALE
I capigruppo Massimo Buconi (Psi) e Roberto Carpinelli (Marini per l'Umbria) hanno presentato una mozione per chiedere che la Giunta regionale si attivi “presso il Governo e il Parlamento affinché, in deroga a quanto previsto per la riforma delle province dal decreto legge '95/2012', siano escluse dal provvedimento in esame le regioni nel cui territorio vi siano solo due province”. In subordine, Buconi e Carpinelli propongono che “venga delegata alle Regioni l’elaborazione di un piano di riassetto territoriale delle attuali province”.
(Acs) Perugia, 13 luglio 2012 – La Giunta regionale si attivi “presso il Governo e il Parlamento affinché, in deroga a quanto previsto per la riforma delle province dal decreto legge n.95 / 2012, siano escluse dal provvedimento in esame le regioni nel cui territorio vi siano solo due province o, in alternativa, venga delegata alle Regioni l’elaborazione di un piano di riassetto territoriale delle attuali province”. Lo chiede, con una mozione da discutere in Aula, la mozione firmata dai capigruppo Massimo Buconi (Psi) e Roberto Carpinelli (Marini per l'Umbria).
Partendo dal processo nazionale di riforma dell’assetto istituzionale e dalla conseguente soppressione e razionalizzazione delle Province, Buconi e Carpinelli spiegano che “con il decreto legge '95/2012', finalizzato al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica imposti dall’Unione europea ai fini del conseguimento del pareggio di bilancio, molte Province verranno soppresse o accorpate”. Secondo i due capigruppo “eventuali modifiche dell’assetto istituzionale, specialmente quando queste riguardano enti elettivi di rilievo costituzionale, non dovrebbero essere motivate da esclusive ragioni di compatibilità finanziaria, ma da valutazioni più generali riguardanti il miglior assetto istituzionale necessario a rendere più efficace la partecipazione democratica dei cittadini alla gestione del proprio territorio. Non si può tacere – aggiungono - la mancanza di un quadro istituzionale che individui un disegno complessivo entro cui ancorare l’intervento di riforma dell’assetto istituzionale statale. Infatti rimane, ad esempio, da stabilire se l’opzione federalista è ancora attuale oppure viene preferito un diverso disegno istituzionale, del quale però non si ha alcuna conoscenza. Tutto ciò – secondo i consiglieri regionali della maggioranza - rende precario ogni intervento riformatore in quanto non corrisponde ad un organico e razionale disegno, ma prosegue lungo una strada che appare rispondere più alla logica dell’emergenza e della improvvisazione che non piuttosto ad un progetto complessivo di riforma istituzionale volto a rendere più moderno e democratico l’ordinamento istituzionale italiano”.
Buconi e Carpinelli evidenziano infine che “i criteri per la riduzione e l’accorpamento delle province, da individuarsi nella dimensione territoriale e nella popolazione residente in ciascuna provincia, non risponde alle esigenze delle regioni che contano nel loro territorio due sole province. Una condizione che riguarda esclusivamente tre regioni a statuto ordinario: Umbria, Molise e Basilicata. L’eventuale soppressione della Provincia – concludono - che non dovesse risponde ai parametri che verranno indicati, comporterà l’accorpamento alla rimanente Provincia che, per effetto di tale decisione, coinciderà con l’intero territorio regionale determinando la costituzione di un organismo intermedio che non appare in condizione di rispondere adeguatamente alle esigenze territoriali”. MP/