SANITÀ: RIFLETTERE SULLA PRINCIPALE DELLE RIFORME REGIONALI, EVITARE LEGGI OSCURANTISTE E NON USARE LE ORGANIZZAZIONI SANITARIE PER LA PROMOZIONE DI UN SINGOLO PARTITO – NOTA DI GORACCI (COMUNISTA UMBRO)
Il consigliere regionale Orfeo Goracci (comunista umbro) torna sulla riforma della sanità per “ribadire alcuni concetti fondamentali a fronte di alcune incomprensibili operazioni”. Per Goracci “ci sono consiglieri di maggioranza che propongono leggi oscurantiste, organizzazioni sanitarie ed ospedaliere appaltate per la promozione di un singolo partito (il Pd). L’Università ha troppo potere, costa troppo, non crea eccellenze, ma produce inutili doppioni; l'attenzione andrebbe spostata dagli ospedali alla prevenzione e alla medicina territoriale; andrebbe individuata come priorità l’abbattimento delle liste di attesa che in alcune situazioni raggiungono livelli vergognosi”.
(Acs) Perugia, 12 giugno 2012 - “A fronte di alcune incomprensibili operazioni, torno a ribadire alcuni concetti fondamentali per come dovrebbe essere una riforma progressista in sintonia con le richieste dei cittadini”. Così Orfeo Goracci (Comunista umbro) avvia, “senza voler apparire come il cane che abbaia alla luna”, alcune riflessioni “sul principale argomento delle riforme che è quello della sanità”. Ignorarle, avverte Goracci, “sarebbe un grave limite e dimostrazione di grande debolezza (al di là del mio voto favorevole in Consiglio che se proseguisse un certo andazzo non è affatto scontato che ci possa essere)”. Il consigliere regionale evidenzia che “il centro destra, ora molto attento ed interessato, propone un Consiglio regionale straordinario sull’argomento, dopo quello già svolto la settimana scorsa; consiglieri e pezzi di maggioranza propongono leggi oscurantiste, antistoriche, inutili come quella del pagare l’intervento del 118 per chi è in situazione a rischio, come se il disagio sociale si superasse e venisse meno con la repressione; si appaltano le organizzazioni sanitarie ed ospedaliere per la promozione di un singolo partito (il Pd) come è avvenuto all’ospedale di Gubbio - Gualdo in queste ore”.
Goracci rimarca poi che “la qualità dei servizi non passerà certo per uno scaffale anche se ben pompato dai media locali” e chiede alla presidente Marini se “è così che si tiene coesa e propulsiva una maggioranza politica e se i direttori sono manager tecnici o militanti al servizio di partito”. L'esponente della maggioranza avvia poi le sue riflessioni sottolineando che “se le risorse per la sanità sono ridotte al lumicino la pesante responsabilità è stata prima del Governo Berlusconi e ora del Governo Monti, che sta completando l’operazione di massacro sociale e in Parlamento sono (quasi) tutti d’accordo. L’universalità del diritto alla salute e alla cura deve rimanere un principio e un valore fondante in Umbria, inoltre bisogna avere il coraggio di dire che l’Università (vedi le due aziende ospedaliere) ha troppo potere, costa troppo, non crea eccellenze, ma produce inutili doppioni: una politica di tagli che non tocca i cittadini dovrebbe partire da qui”. Sarebbe inoltre necessario “spostare l’attenzione più che sugli ospedali (sempre con la centralità di carriere e baronie e disattenzione agli operatori dei livelli più bassi) sulla prevenzione e sulla medicina territoriale rispettando e attuando pienamente la filosofia e i principi della legge 833 del 1978; dare risposte di servizi ed economiche a migliaia di corregionali (soprattutto alle loro famiglie) che vivono come malati gravi e gravissimi non autosufficienti nelle famiglie sempre più impossibilitate ad andare avanti; non abboccare all’assurdo dibattito politico-giornalistico sulle sedi di direzione delle Asl quando non si ha il coraggio di tagliare nemmeno una azienda ospedaliera”. Per il consigliere regionale comunista “nella rossa e progressista Umbria non dovremmo avere presidi per settimane di operatori/lavoratori del 118 (sostenuti dai sindacati) che ci ricordano la loro precarietà e che in qualche Asl sono stati fatti bandi che tenevano conto solo della logica dei costi che ha quindi vinto il massimo ribasso e con esso precarietà, salari più bassi, meno diritti, azzeramento delle tutele sindacali”. Andrebbe individuate “come priorità l’abbattimento delle liste di attesa che in alcune situazioni raggiungono livelli vergognosi e che fanno sorgere tanti dubbi sul perché esistano strutture private convenzionate che lavorano a pieno ritmo da mattina a sera, dubbi ed esigenze di interventi netti ci sono per quanto riguarda le varie forme di accreditamento”. Per “dare un segnale di maggior attenzione alla prevenzione” bisognerebbe “decidere che una decina dei migliaia gli operatori sanitari in Umbria, oltre a quanti già previsti e impegnati, vadano fuori dagli uffici per fare opera di prevenzione, educazione, formazione e informazione nei cantieri, nelle aziende, nei luoghi di lavoro, sul territorio (siamo la regione con i due tristi primati di morti sul lavoro e per droga)”.
Goracci sollecita infine la discussione “della proposta di legge (che è un dono aperto) presentata da circa un anno dalle associazioni dei diabetici dell’Umbria” e auspica che “la sanità non interessi i lavori del Consiglio regionale ogni 3 o 4 anni quando si approva un piano o una riforma: periodicamente, almeno la commissione competente, dovrebbe essere aggiornata e avere la possibilità di confronto con direttori, dirigenti e, soprattutto, sindaci che devono avere un ruolo decisivo nelle scelte e nella programmazione sul territorio”. “Credo che i temi posti – conclude - connotino una visione dell’Umbria, anche nella sanità, progressista e in linea con le richieste e le esigenze dei cittadini, certamente coerenti con la mia visione di uomo di sinistra, progressista e comunista”. RED/mp