Regione Umbria - Assemblea legislativa


SANITÀ: “LIBERE DI PARTORIRE. NEGLI OSPEDALI, NELLE CASE MATERNITÀ E A DOMICILIO” - A TERNI L'INIZIATIVA DELL’ASSOCIAZIONE “NASCERE IN CASA UMBRIA ONLUS” E GRUPPO REGIONALE PRC-FDS

(Acs) Perugia, 16 marzo 2012 – “Dotare anche l’Umbria di uno strumento legislativo in grado di riconoscere alle donne la libertà di scelta del luogo del parto, tutelando e difendendo il diritto di ogni donna con gravidanza fisiologica ad un parto naturale, prestando la massima attenzione alle reali esigenze delle madri che vivono l’esperienza della gravidanza e della nascita nel nostro territorio”. Così il capogruppo regionale di Rifondazione comunista–Fds, Damiano Stufara, nell'aprire i lavori del convegno “Libere di partorire. Negli ospedali, nelle case maternità e a domicilio”, in corso a Palazzo Primavera di Terni, ha spiegato i motivi per i quali è stata presentata la proposta di legge del gruppo consiliare del Prc-Fds sul “parto naturale”. L’iniziativa è stata organizzata dall’associazione Nascere in casa Umbria Onlus, nell’ambito delle iniziative dell’8 marzo del Comune di Terni e in collaborazione con il gruppo consiliare regionale Partito della Rifondazione Comunista per la Federazione della Sinistra e la rete “Terni Donne”.

 

Stufara, intervenendo insieme alla presidente dell'associazione “Nascere in casa Umbria”, Annalisa Tomassucci e all’assessore del Comune di Terni Maria Bruna Fabbri, ha evidenziato che “il parto naturale è un evento ricco di implicazioni personali e sociali, pertanto deve essere valorizzata e garantita libertà di scelta della donna e la qualità dell'esperienza vissuta dalla donna e dal bambino o dalla bambina. In quanto processo fisiologico non deve essere trattato come patologia ma assistito in ambienti non medicalizzati e idonei ad evitare qualsiasi tipo di intervento e di disturbo che interferisca con la sua naturale realizzazione”.


Stufara ha poi spiegato che la proposta di legge del Prc intende “garantire a tutte le donne, informate o meno, consapevoli o meno, un percorso nascita, un parto e un post partum in cui la qualità dell’esperienza vissuta e il benessere psicofisico della madre e del bambino siano i principi ispiratori che orientano tutti i soggetti coinvolti, riconoscendo le innate competenze di madre e figlio nell’evento della nascita e riducendo i livelli di medicalizzazione presenti nella nostra regione; assicurare la libertà di scelta di ogni donna rispetto al luogo del parto, garantendo il rimborso delle spese sostenute per il parto extraospedaliero”.


“Una iniziativa legislativa – ha infine osservato Stufara - che acquista importanza anche alla luce della recentissima presentazione (31 gennaio 2012) delle 'Linee guida sul taglio cesareo', predisposte dall’Istituto Superiore di Sanità (in occasione della quale il Ministro della salute ha rilevato che in Italia “il ricorso al taglio cesareo ha raggiunto livelli estremamente elevati e, nonostante il problema sia da diversi anni al centro del dibattito politico-sanitario, non si è ancora registrata alcuna significativa inversione di tendenza”) e della decisione presa dallo stesso Ministero della Salute, pochi giorni fa, di affidare ai carabinieri del Nas un'indagine nazionale sul ricorso eccessivo al parto cesareo negli ospedali pubblici e privati convenzionati, appare urgente una riflessione in merito alla realtà sanitaria regionale”.

L’assessore Fabbri nel suo intervento di saluto ha detto di condividere e sostenere “pienamente la proposta di legge del gruppo regionale Prc-Fds”. E anche l’associazione “Nascere in casa Umbria Onlus” ha valutato positivamente la proposta, spiegando che “affronta non solo l’esigenza di garantire il diritto di scelta per ogni donna del proprio luogo del parto, come già assicurato da anni in altre regioni italiane, ma anche la tutela dell’esperienza della nascita e del rispetto delle raccomandazioni dell’Oms all’interno delle strutture ospedaliere”.

Nel dibattito sono intervenuti ostetriche, esponenti di associazioni per il parto domiciliare, docenti universitari, ginecologhe, direttori sanitari e donne che hanno riportato la propria esperienza. RED/mp
 


 


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