Regione Umbria - Assemblea legislativa


TICKET VISITE INTRAMOENIA: “L’ASSESSORE TOMASSONI HA CONFERMATO LE DIFFICOLTÀ E NON HA PROPOSTO SOLUZIONI” – PER MONACELLI (UDC) L’AUMENTO DELLE TARIFFE “PENALIZZA MEDICI, AZIENDE E FASCE DEBOLI”

In sintesi

Il capogruppo regionale dell’Udc, Sandra Monacelli, spiega i motivi della sua insoddisfazione per la risposta che l’assessore regionale alla sanità ha fornito stamani in Aula alla sua interrogazione relativa all’aumento del ticket per le visite intramoenia. Secondo Monacelli, sulla questione relativa  all’individuazione, obbligatoria da parte della Regione, di spazi per la libera professione, l’assessore “non ha proposto soluzioni e ha confermato le difficoltà esistenti”. Per Monacelli, l’aumento del ticket penalizza “i medici che hanno scelto questa opzione, le aziende sanitarie che si vedranno con ogni probabilità diminuire gli introiti e, soprattutto, le fasce deboli della popolazione, costrette ad un ulteriore esborso”.

 

 

(Acs) Perugia, 13 marzo 2012 - “Ritengo assolutamente insoddisfacente la risposta fornita dall'assessore regionale alla sanità Franco Tomassoni nella seduta odierna del question time relativo agli spazi che la Regione Umbria, entro il 30 giugno prossimo, dovrà mettere obbligatoriamente a disposizione per l'espletamento della libera professione da parte di medici dipendenti del servizio sanitario pubblico”.  Così il capogruppo regionale dell’Udc, Sandra Monacelli che ricorda come il decreto “Milleproroghe”, a partire dal 1 luglio 2012 pone fine alla disciplina transitoria della cosiddetta “intramoenia allargata”, cioè la possibilità di effettuare l'attività al di fuori delle strutture pubbliche, introdotta in attesa della piena realizzazione della legge “120 del 2007”.

 

Monacelli sottolinea che “in vista di tale imminente scadenza, l'assessore ha di fatto confermato le difficoltà e non ha avanzato soluzioni. I dati forniti dallo stesso assessore Tomassoni – prosegue - evidenziano che, sui circa mille medici che in Umbria hanno scelto di svolgere la libera professione all'interno delle strutture pubbliche, un terzo di essi la espleta in studi privati a causa della carenza di spazi adeguati. La Regione, se non interverranno provvedimenti nuovi, dovrà quindi dare obbligatoriamente una risposta al 30 per cento di professionisti”.

 

Il capogruppo dell’Udc rileva che la percentuale del 30 per cento “è divenuta ormai una sorta di numero sacro negli uffici dell'assessorato alla sanità: rappresenta infatti la stessa quota che l'esecutivo deve recuperare sul fronte della compartecipazione alla spesa sanitaria ed è anche quasi lo stesso aumento (29 per cento) delle tariffe che la Giunta ha deciso di imporre sulle prestazioni effettuate in regime di intramoenia. In questo modo – spiega Monacelli -, si penalizzano sia i medici che hanno scelto questa opzione, sia le aziende sanitarie, le quali vedranno con ogni probabilità diminuire gli introiti, ma, soprattutto, le fasce deboli della popolazione, costrette ad un ulteriore esborso, qualitativamente nemmeno ripagato. Preoccupa non poco dunque – conclude - questa assenza di programmazione regionale che, sin da oggi, dichiara la propria inadeguatezza nel garantire spazi adeguati alle prestazioni specialistiche in regime di intramoenia. La politica del rinvio non è ulteriormente sostenibile e la sanità non può essere gestita con il cosiddetto fattore ‘C’”. RED/tb


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