QUESTION TIME (3) - RU486: “POSSIBILI PROBLEMATICHE CONNESSE ALLA SOMMINISTRAZIONE DELLA PILLOLA ABORTIVA IN REGIME DI DAY HOSPITAL” - ROSI (PDL) CRITICA SULLA RISPOSTA DELL'ASSESSORE TOMASSONI
(Acs) Perugia, 8 novembre 2011 - Interrogazione di Maria Rosi (Pdl) all'assessore regionale alla Sanità, Franco Tomassoni, sulle possibili problematiche connesse alla somministrazione della pillola abortiva RU486 in regime di day hospital. Durante la seduta di question time di oggi Rosi ha chiesto di sapere: “nei casi di complicazioni successive al di fuori della struttura ospedaliera: chi paga se la donna fa causa e chiede i danni, il medico o la Regione?”.
“L'organizzazione mondiale della sanità e la Federazione internazionale di ginecologia ed ostetricia – ha risposto Tomassoni - considerano questo tipo di interruzione un metodo sicuro. Il risarcimento danni paventato può essere richiesto soltanto se si verifica un danno connotato da colpa di chi eroga la prestazione. Non può considerarsi pertanto danno la mera espulsione del prodotto del concepimento al di fuori dell'ambiente ospedaliero, in quanto la donna stessa, preventivamente ed esaurientemente informata, ha scelto di optare per tale procedura, in maniera libera e consapevole sottoscrivendo il relativo consenso”. L'assessore regionale ha anche tenuto a sottolineare come “l'interruzione farmacologica precoce con la pillola RU 486 rimane un'opzione la cui scelta è riservata esclusivamente alla donna solamente se sussistono rigidi criteri di inclusione previste da precise linee guida. La somministrazione di questo farmaco – ha aggiunto - avviene rigorosamente in ambiente ospedaliero e sotto il diretto controllo di un medico non obiettore. La scelta di questa modalità interruttiva è preceduta da un accurata informazione con la sottoscrizione da parte della richiedente di un adeguato consenso informato nel quale sono previsti i tempi ed i rischi connessi con l'attuazione della procedura. Quindi la decisione della donna è libera, consapevole e informata. Nessuna procedura medico chirurgica può considerarsi esente da rischi, tuttavia il caso di mortalità connessa ad interruzione farmacologica precoce della gravidanza riguarda un caso ogni 100mila. Un rischio di tale entità viene considerato dalla scienza medica come molto raro o remoto. Per questo motivo, nessun paese dell'Unione europea ha ritenuto di sconsigliare l'uso di questa pillola. Il regime di day hospital per la somministrazione della pillola 486 è già stato adottato, da molti anni, da numerosi paesi europei e mondiali in genere, oltre che da alcune regioni italiane come l'Emilia Romagna, senza che si abbiano notizie di complicanze significative o di contenziosi medico legali come quelli paventati nell'interrogazione”.
Maria Rosi, nella replica, ha rilevato come la risposta alla sua specifica domanda sia stata “schivata”, sottolineando che, “pur di fronte a rarissimi casi di mortalità della donna, è comunque importante prevedere conseguenze di questo genere”. AS/