Regione Umbria - Assemblea legislativa


CONSIGLIO REGIONALE (7) – SICUREZZA: IL CONSIGLIO REGIONALE DICE NO ALL’ISTITUZIONE DI UN CIE (CENTRO PER IDENTIFICAZIONE ED ESPULSIONE) IN UMBRIA – RESPINTA LA MOZIONE DI ZAFFINI (FARE ITALIA)

In sintesi

Il Consiglio regionale ha respinto (16 no della maggioranza e 7 dell’opposizione) la mozione con la quale il consigliere Franco Zaffini proponeva la realizzazione in Umbria di un Centro per l’identificazione e l’espulsione degli immigrati clandestini. A conclusione del dibattito la presidente Marini ha detto che il tema della sicurezza “non deve essere confuso con quelli, più generali dell’immigrazione, che l’istituzione di un Cie, materia che attiene al Governo, non risolve il problema della sicurezza”. Zaffini ha replicato che pur essendo il controllo dell’immigrazione attinente all’operato del Governo, se quest’ultimo non riceve alcun input dalla Regione, i problemi restano tutti a carico dell’ente locale. E se la Regione non riesce ad occuparsi adeguatamente degli immigrati, sarà la criminalità organizzata a trovare mansioni per loro”.

 

  

(Acs) Perugia, 25 ottobre 2011 – Il Consiglio regionale ha respinto (16 voti contrari e 7 favorevoli, quelli dell’opposizione) la mozione presentata dal consigliere Franco Zaffini (Fare Italia), il quale chiedeva al Consiglio regionale di “attivarsi presso il Ministero dell’Interno per la realizzazione in Umbria di un Centro per l’identificazione e l’espulsione degli immigrati clandestini, concertando con le amministrazioni locali idonee soluzioni ubicative”.

Zaffini aveva chiesto un “dibattito serio”, invitando i colleghi ad “abbandonare le proprie posizioni ideologiche per dare un contributo su una problematica difficile da gestire, come si evince dai fatti di cronaca riguardanti la nostra regione e dalle prese di posizione della quasi totalità dei sindacati di polizia e perfino da esponenti delle istituzioni, fra i quali il sindaco di Perugia”. Ma la mozione ha incassato l’approvazione delle sole forze di opposizione in Aula, mentre la maggioranza ha votato compatta per la bocciatura dell’atto.

perché “il tema della sicurezza – ha detto la presidente Marini - non deve essere confuso con quelli, più generali, attinenti l’immigrazione, e comunque l’istituzione di un Cie non risolve il problema della sicurezza ed è materia che attiene al Governo”. Zaffini ha replicato che “pur essendo il controllo dell’immigrazione attinente all’operato del Governo, se quest’ultimo non riceve alcun input dalla Regione, i problemi restano tutti a carico dell’ente locale. E se la Regione non riesce ad occuparsi adeguatamente degli immigrati, sarà la criminalità organizzata a trovare mansioni per loro”.

 

Il consigliere Andrea Smacchi (PD) aveva chiesto il rinvio dell’atto in Commissione, ritenendo l’argomento “molto importante” ma la mozione “troppo esplicitamente legata alle politiche del Governo” e quindi “non votabile dalla maggioranza”.

Dopo una breve interruzione dei lavori per valutare la possibilità di una discussione dell'argomento in Terza Commissione, subordinata al ritiro della mozione, è stato chiarito che l'eventuale ritiro dell'atto non avrebbe impegnato la Commissione a trattarlo in via preferenziale e che l'eventualità di individuare un sito per il Centro di identificazione sarebbe stato inserito nell'ambito della più ampia questione delle politiche per l'immigrazione. Zaffini ha quindi espresso la volontà di non ritirare l'atto (mancando la garanzia di riproporlo in Commissione) e il dibattito è ripreso con le dichiarazioni di voto.

 

DAMIANO STUFARA (Prc–Fds): “Ideologico l'approccio di Zaffini. Relegare il fenomeno migratorio ad una sola questione di ordine pubblico, come fa Zaffini e come fa il Governo nazionale, porta ad utilizzare il 99 per cento delle risorse per il settore alle questioni dell'ordine pubblico invece che alle politiche di inclusione. Viene costruita una mistificazione che porta ad identificare la clandestinità con la criminalità mentre basterebbe leggere l'attuale legislazione italiana per capire quanto questo sia assurdo: è la legge a produrre clandestinità per poi accanirsi contro i clandestini.. L'immigrazione viene ridotta ad un fenomeno di ordine pubblico: dei circa 5 milioni di immigrati che risiedono regolarmente in Italia, circa 4 milioni sono stati clandestini, senza per questo essere criminali. Inoltre i lavoratori stranieri pagano all'Inps dei contributi che molto probabilmente neppure riscuoteranno, tornando al proprio paese. La legge dell'Umbria sulle politiche per l'immigrazione risale al 1990 e grazie ad essa sono state costruite politiche di integrazione ed inclusione. Un Centro di identificazione ed espulsione è un luogo di detenzione (definito 9 anni fa 'struttura carceraria' da Fiammetta Modena e Pietro Laffranco), dove si privano delle libertà – anche per vari mesi - persone che non hanno commesso alcun reato. I dati ci dicono che il 90 per cento delle persone che vengono portate nei centri di identificazione non viene poi espulsa. Tutto questo a beneficio di chi li gestisce, guadagnandoci sopra. Necessario un percorso di approfondimento da parte della III Commissione affinché si possa affrontare l'argomento mettendo da parte mistificazioni e luoghi comuni, facendo scelte politiche opportune e ragionate”.

OLIVIERO DOTTORINI (IdV): “Siamo contrari all’approvazione della mozione con cui si vorrebbe istituire un Cie in Umbria. Non ne sentiamo la necessità e riteniamo che siano un’anomalia nell’ordinamento giuridico di un Paese civile, senza contare il pessimo esempio dato dai  Cie già funzionanti. E’ uno stato di detenzione che colpisce persone che non hanno commesso reati. Li chiamano ospiti, ma sono detenuti in strutture fatiscenti, in condizioni sanitarie lontane dai livelli minimi di assistenza. Noi vogliamo invece affermare la priorità dei diritti civili e umani di tutte le persone, fermo restando che per chi commette dei reati c’è il carcere. Ma non possiamo rinchiudere gli immigrati. La clandestinità è una condizione temporanea, non un reato. Chi parte non viene qui per delinquere, ma quando arriva trova i Cie e diventa clandestino. La nostra regione, invece, ha una tradizione di accoglienza, ha strutture e associazioni laiche e cattoliche alle quali affidare chi giunge qui. E sarebbe importante anche istruirli sulla lingua e sul diritto. Non sono fuorilegge a priori”.

GIANLUCA CIRIGNONI (Lega Nord): “Condivido in pieno la mozione del collega Zaffini. Credo che di fronte ai flussi migratori vi siano due modi di reagire e di governare la situazione: il primo è quello di aiutarli a casa loro, e l’Umbria può dare un contributo. Il secondo è quello di intervenire sui flussi migratori per consentire ai nostri concittadini di vivere bene in casa propria. Perché chi viene sa di entrare nel nostro Paese e ritrovarsi in quelle condizioni, finendo per delinquere e minando il futuro dei nostri figli. Ecco perché ritengo sia giusto istituire un Cie, fermo restando che diverso è il discorso per i rifugiati, che hanno invece il diritto di essere accolti”.

RENATO LOCCHI (Pd): “La sicurezza, in uno Stato come il nostro, deve essere garantita dal Governo nazionale. L'ordine democratico appartiene allo Stato che può chiamare, a volte, i governi regionali e locali a collaborare con esso. Noi, il Partito Democratico, vogliamo affrontare questi temi all'interno della legislazione attuale ed in vigore. Premesso che non tutti i clandestini sono criminali, per combattere il fenomeno della criminalità è necessario partire dagli organi democratici preposti, investendo di più sulle forze deputate alla sicurezza dei cittadini. A nulla servono, da questo punto di vista, i Cie, che non sono concepiti per rinchiudere i criminali, ma più semplicemente per rinchiudere i non regolari. La criminalità deve essere perseguita comunque perché interessa i clandestini, gli stranieri regolarizzati e anche i cittadini che sono nati a Perugia e in altre città dell'Umbria. La predisposizione di ogni legge speciale deve essere immediata ed avere breve durata, archiviata alla fine dell'emergenza. Siamo contrari anche alla paventata reimmissione della Legge reale.

RAFFAELE NEVI (PDL) “Sui problemi della immigrazione la sinistra sta facendo passi indietro rispetto a quando invitava gli stranieri a venire comunque a Perugia. Lo dimostra il sindaco Boccali che finalmente ha avuto il coraggio di dire basta. Invece qui in Consiglio regionale si sta tornando su quelle posizioni. Ciò che serve non è solo la repressione ma la prevenzione. Occorre mettere sotto controllo il territorio. Chi delinque deve capire che la festa è finita, che il clandestino è un soggetto illegalmente presente e questo gli va fatto capire. Serve aumentare la prevenzione. Dopo questo dibattito non so se la posizione di Locchi che pochi giorni fa ha ammesso che a Perugia si è creata una situazione grave, sia la stessa di tutto il Pd, in particolare dei colleghi consiglieri che si rifanno alla ex Margherita”.

GIANFRANCO CHIACCHIERONI (Pd): “siamo di fronte ad una discussione vecchia. Tempo fa ho presentato una mozione sulla questione libica, ma quell'atto è scomparso mentre invece ci troviamo di fronte a dinamiche importanti. I popoli del nord Africa sono interessati da sconvolgimenti inimmaginabili appena qualche mese fa. Cercare di porre un argine a questi popoli con una discussione come questa sembra piuttosto limitato. Quello che chiedono davvero i sindaci è un coordinamento con la Questura per poter utilizzare la meglio le forze dell'ordine. La legge prevede che la sicurezza sia in capo allo Stato ma anche che i sindaci ne sono responsabili, pur non potendo gestire apparati deputati a questo. Con un coordinamento efficace tra i sindaci e le forze dell'ordine si possono affrontare la lotta alla droga e le altre emergenze criminali. Non dobbiamo chiuderci ma cooperare con i nuovi governi arabi. Favorevole a riprendere la discussone in Commissione”.

CATIUSCIA MARINI (presidente Giunta regionale): “Non condivido i contenuti della mozione, perché il tema della sicurezza non deve essere confuso con quelli, più generali, attinenti l’immigrazione. Le Regioni hanno avviato con il Governo un serio confronto di assunzione delle responsabilità, distinguendo però ruoli e funzioni. L’Umbria è in prima fila nel gestire, assieme al Governo, anche situazioni emergenziali. L’eccezionale flusso migratorio dal Nord Africa ha dimostrato come i Cie, davanti a fenomeni straordinari, non siano risultati efficaci a risolvere il problema. Il Cie non garantisce sicurezza, e comunque dobbiamo distinguere il tema della gestione migratoria da quello della sicurezza, di chi commette reati contro la persona, perché dentro i Centri non ci vanno quelli che commettono reati, ma i non regolari, ai quali viene applicata una misura detentiva. Un’altra ambiguità consiste nel fatto che la realizzazione di un Cie sul nostro territorio non solo rientra nelle mansioni del Governo nazionale, ma comporterebbe l’arrivo in Umbria di immigrati anche dalle altre regioni che non dispongono di tale struttura. Quindi non rafforza la sicurezza del nostro territorio. E comunque non serve una mozione, visto che è il Governo a dover decidere, e ha deciso, dato che i numeri dell’Umbria in materia di ‘irregolari’, quindi non di reati, non sono tali da giustificare un nuovo Cie. Per assicurare la sicurezza, invece, servono strumenti investigativi, risorse umane e materiali, quindi contratti di lavoro, mezzi e strumenti come le intercettazioni. Questo è fondamentale per il controllo del territorio”. PG/MP/AS/GC


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