Regione Umbria - Assemblea legislativa


SANITOPOLI: “IL CONTRATTO BLINDATO DELLA ROSIGNOLI APPANNA LE DECISIONI DELLA GIUNTA” - MONACELLI (UDC) SOLLECITA: “NON È TEMPO DI TENTENNARE”

In sintesi

A giudizio di Sandra Monacelli, capogruppo Udc a Palazzo Cesaroni, le procedure messe in atto dalla Giunta nei confronti della dirigente della Asl 3 rischiano di appannarsi a fronte delle eccessive garanzie del “contratto privatistico blindato con il quale fu assunta la dottoressa Rosignoli”. Per la Monacelli, invece, a fronte dello stillicidio di notizie sull' inchiesta, “non è tempo di tentennare in nome di nessun opportunismo di parte, o per eventuali sensi di gratitudine a chicchessia”.

(Acs) Perugia, 13 settembre 2011 – Sanitopoli si configura sempre di più come il luogo dove le contraddizioni di un sistema di potere, oliato per l'eccessivo esercizio, risultano ormai prossime all'esplosione.

Lo sostiene Sandra Monacelli, capogruppo Udc a Palazzo Cesaroni osservando come, “le necessarie decisioni politiche, responsabilmente richieste alla Presidente Marini e da lei avviate, potrebbero sembrare di fatto appannate dalla 'marzulliana' richiesta di chiarimenti inviata alla direzione della Asl 3, che con un generico 'si faccia una domanda e si dia una risposta' dovrebbe fornire atti e spiegare circostanze, già peraltro al vaglio degli organi giudiziari e note per la loro diffusione sulla stampa”.


 

La Monacelli fa riferimento alla “insormontabilità del muro di gomma, costituito dal contratto privatistico, blindato, in base al quale la dottoressa Rosignoli può rimanere ben salda nel suo ruolo, improvvidamente costruito ad arte, con una scadenza tanto lontana da preservare incertezze future ed oltrepassare, per la Presidente che lo siglava, il naturale termine della passata legislatura. È il colmo, o meglio una sorta di contrappasso, nel quale il potere rimane vittima del suo stesso ingranaggio”.


 

Ma, a giudizio dell'esponente Udc, “lo stillicidio di notizie relative all'inchiesta, che raccontano fatti ed episodi, accrescono la consapevolezza di un ruolo politico non estraneo alle responsabilità del livello tecnico. Il coinvolgimento nell'inchiesta di pezzi da novanta dell'apparato politico, che ancora oggi ricoprono incarichi di primo piano nella Giunta umbra, getta ombre di credibilità sulla Istituzione regionale che andrebbe invece preservata e tutelata”.


 

La classe dirigente di questa Regione e la presidente Marini in primis, conclude Sandra Monacelli, “non possono tentennare in nome di nessun opportunismo di parte, o per eventuali sensi di gratitudine a chicchessia, sulla garanzia di trasparenza dovuta al cittadino, a servizio del quale l'intero sistema è stato pensato”. GC/gc


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