CONSIGLIO REGIONALE (1): NUOVE NORME PER GLI INCARICHI DI STRUTTURA NELLE AZIENDE SANITARIE REGIONALI – LE RELAZIONI DI LOCCHI (PD) E LIGNANI MARCHESANI (PDL)
(Acs) Perugia, 11 luglio 2011 – La seduta odierna del Consiglio regionale dell'Umbria si è aperta con le relazioni di maggioranza (Renato Locchi, Pd) e minoranza (Andrea Lignani Marchesani, Pdl) sul disegno di legge della Giunta regionale “Disciplina per l'attribuzione degli incarichi di struttura nelle aziende sanitarie regionali”.
RENATO LOCCHI (PD, relatore di maggioranza): “ASSICURARE UN GOVERNO LARGO, TRASPARENTE E SEMPRE PIÙ INCENTRATO SUL MERITO - L'Umbria è una delle due Regioni italiane che non hanno fatto ricorso a ticket e addizionali per coprire le spese sanitarie. Questo è un merito dei governi regionali e di chi ha incarichi e responsabilità nelle strutture sanitarie così come dei circa 10 mila operatori sanitari umbri. Di certo nella sanità non conta soltanto il pareggio di bilancio ma è altrettanto vero che le Regioni con la spesa sanitaria fuori controllo non offrono dei servizi sanitari adeguati. Una recente indagine svolta da un istituto di ricerca ha accertato che quanto è stato realizzato in Umbria (in termini di costi dei servizi) potrebbe portare le altre regioni a risparmi per 9 miliardi di euro. Lo scopo di questo disegno di legge è di assicurare un governo largo, trasparente e sempre più incentrato sul merito: i meriti e gli obiettivi raggiunti ci dicono che fino ad oggi abbiamo operato bene, ma si può sempre migliorare.
La legge interviene su 2 questioni importanti: viene rivisitata la disciplina per gli incarichi di direzione delle strutture complesse del servizio sanitario (primari), abrogando la legge vigente. Si conferma l'esclusività delle prestazioni lavorative e vengono previste regole nuove per le strutture complesse: il direttore generale potrà scegliere dentro una rosa di 3 candidati, precedentemente individuati da una apposita commissione, secondo precisi parametri. Si cerca così di conciliare meglio la discrezionalità della scelta con la garanzia di un percorso basato su parametri di capacità e competenza oggettivi.
Si interviene poi sulla nomina dei direttori generali delle aziende sanitarie: viene confermata l'esclusività del rapporto di lavoro, la necessità di una valutazione positiva sul loro operato prima di una conferma. Viene introdotto il limite dei 65 anni e istituito un apposito albo per i candidati, sarà necessario l'accordo col rettore dell'Università per le nomine di direttori di aziende ospedaliere (dove c'è prevalenza del corso di laurea in medicina), ci sarà il limite di 10 anni per gli incarichi a partire dall'entrata in vigore della legge e la possibilità di variare la sede di lavoro in base ad un atto motivato; la Giunta fisserà su base annuale gli obiettivi dei direttori e ne valuterà i risultati (sottoponendoli al Consiglio) e sono state ampliate le cause di decadenza e revoca. Nessuna legge potrà mai metterci completamente al riparo da fatti censurabili e che abbiamo censurato. Si può però puntare ad approvare un complesso di norme che aiutino il senso di responsabilità e dell'etica degli amministratori pubblici”.
ANDREA LIGNANI MARCHESANI (relatore minoranza, Pdl): “UNA LEGGE NATA DALL'INIZIATIVA DEL PDL PER LIMITARE LA DISCREZIONALITÀ DEI DIRETTORI GENERALI - Questa legge è il risultato di un processo nato dopo la vicenda Sanitopoli, che ha determinato la necessità di innovare una normativa regionale condizionata da incrostazioni di sottopotere. La giornata di oggi testimonia che nella governance della sanità umbra non si possono fare sconti: tutte le risorse devono servire per fornire servizi ai cittadini. Questa norma nasce da una iniziativa legislativa di alcuni mesi fa dei consiglieri di centrodestra mirata a mettere dei paletti all'eccessiva discrezionalità dei direttori generali. Una parte delle nostre proposte sono state recepite anche se non siamo del tutto soddisfatti degli interventi previsti per affrontare le criticità evidenti del sistema regionale: alcune evoluzioni ci soddisfano ma ci sono delle contraddizioni da superare. In Umbria si sta sviluppando un dibattito inverso a quanto avviene a Roma: in Parlamento il centrosinistra chiede che nella riforma della sanità ci siano prove e selezioni per i primari mentre il Governo di centrodestra si oppone; qui a Perugia invece succede l'opposto. Il nostro disegno di legge proponeva non solo il curriculum e il colloquio ma anche una prova scritta e orale per i primari.
Apprezziamo che vengano immesse procedure di sorteggio che limitano la potestà della commissione tecnica e rendono più autonoma la sua composizione. Bene anche l'individuazione di una terna tra gli idonei entro cui il direttore generale potrà scegliere. Per quanto riguarda il direttore generale vorremmo che fosse reinserito quanto era previsto nella bozza della Giunta (poi modificata in Commissione) ossia che il Consiglio regionale si può esprimere sulla valutazione. Positivo l'accoglimento della proposta del collega Cirignoni (Lega) del limite dei 10 anni per il direttore generale: non si tratta di una norma punitiva ma di una previsione che aiuta la politica a riappropriarsi dei suoi poteri di gestione. Non è chiaro se questa norma sia retroattiva e se sia sostenibile normativamente, è però chiaro che questa obbligherà all'innovazione nella scelta dei nuovi direttori generali. Questo non certo per ragioni di tipo punitivo ma per superare l'impotenza della Giunta nell'incidere sul sottopotere del sistema sanitario regionale.
Oggi c'è l'opportunità di dimostrare che si è chiusa una stagione e se ne è aperta una nuova, rompendo quegli argini che hanno fatto di questi manager sanitari dei personaggi potenti che non possono essere rimossi. Anzi, oggi vengono anche rinnovati contratti a manager in pensione, limitando il potere della politica: dobbiamo riappropriarci di questo potere, per fare in modo che queste persone non siano più indispensabili”. MP/