CENTRALE ENEL DI BASTARDO: “CONGELARE IL PROGETTO DI RICONVERSIONE CHE PREVEDE IL 10 PER CENTO DI ‘LIGNINA’ E IL RESTANTE A CARBONE” – PER L’ITALIA DEI VALORI OCCORRE RIVEDERE E DISCUTERE IL COMPLESSO DELLE POLITICHE REGIONALI PER L’ENERGIA
Il progetto di riconversione della centrale Enel di Ponte di ferro, nel comune di Gualdo Cattaneo, non è sostenibile per i consiglieri regionali dell’Italia dei valori, Oliviero Dottorini e Paolo Brutti, che hanno tenuto una conferenza stampa subito dopo il question time in Aula per criticare le scelte operate dall’esecutivo regionale, orientate ad accogliere la proposta dell’Enel di riattivare al 100 per cento la produzione di energia nella centrale alimentata per il dieci per cento del totale da lignina, combustibile che si ottiene dalla canna comune, e per il restante dal carbone. Un progetto che va “congelato – secondo Dottorini e Brutti – e che deve essere discusso con l’assessore all’ambiente, insieme al complesso delle politiche regionali per l’energia”. Alla conferenza stampa hanno partecipato i cittadini del Comitato ambiente Gualdo Cattaneo.
(Acs) Perugia, 14 giugno 2011 – Per la centrale Enel di Ponte di Ferro, nel comune di Gualdo Cattaneo, si prevede ancora l’utilizzo del carbone, con il solo 10 per cento di lignina, ottenuta dalla canna comune, che non viene coltivata sul territorio umbro e sarebbe comunque insufficiente per alimentare la centrale. E’ il problema per il quale i consiglieri regionali dell’Italia dei valori, Oliviero Dottorini e Paolo Brutti, stamani hanno convocato una conferenza stampa subito dopo il question time in Aula (dove il capogruppo Dottorini ha nuovamente interrogato l’assessore all’ambiente sulle scelte dell’Esecutivo in merito alla riconversione della centrale in impianto di produzione di energia da fonti rinnovabili). Hanno partecipato all’incontro con i giornalisti anche alcuni cittadini delle zone interessate.
Troppo poco, secondo Dottorini e Brutti, il quantitativo di lignina da impiegare per alimentare la centrale, che conseguentemente utilizzerebbe il carbone per il 90 per cento circa della produzione energetica: “È una parziale, quasi risibile riconversione del 10 per cento di una centrale che può produrre fino a 150 Megawatt di energia, fermo restando che si tratta – ricorda Dottorini – di uno degli impianti più arretrati d’Italia, l’unico nell’entroterra, che costringe per l’approvvigionamento del carbone a un giro di mezzi che parte dall’Indonesia per arrivare a Trieste e quindi al porto di Ancona, da dove viene trasportato su rotaia fino a Foligno e, successivamente, sui camion fino al territorio di Gualdo Cattaneo. Quello della ‘sperimentazione’ proposta è un modo surrettizio per riavviare la centrale con metodi tradizionali e non ecosostenibili. Inoltre, nell’ottobre 2007 il Consiglio regionale approvò una mozione (primo firmatario lo stesso Dottorini, ndr) in cui si decideva di abbandonare il progetto di co-combustione delle biomasse e di valutare invece una progressiva riconversione dell’attuale centrale verso impianti di energia da fonti rinnovabili”.
“A questo punto – ha aggiunto Brutti - è necessario congelare il progetto dell’Enel e discutere seriamente con l’assessore Rometti, di questo progetto e anche del complesso delle politiche energetiche della regione. Green economy significa sostituire la produzione di energia su base fossile o combustione con produzioni che provengono da sole, vento e terra. Tali energie devono sostituire le vecchie, altrimenti non ci sarà riduzione di inquinamento e di gas serra. Se parliamo di energia rinnovabile si deve smettere col carbone. La centrale, che attualmente funziona al 10 per cento delle sue possibilità, sarà riattivata fino ad arrivare al 100 per cento della produzione di energia, ma solo un decimo sarà di origine biomassa, con la lignina. Di fatto, siamo di fronte ad una copertura di una operazione Enel di vecchissimo stampo”.
Altri problemi sono stati segnalati dai cittadini del Comitato ambiente Gualdo Cattaneo, che lamentano il forte inquinamento acustico dovuto al rumore della centrale e ricordano che l’unico controllo ambientale eseguito, un bio-monitoraggio del 2006 commissionato dal Ministero per l’ambiente, aveva dato come esito la “non buona qualità dell’aria”. I cittadini stanno valutando con un pool di legali la possibilità di ricorrere ad una “class action” per i danni subiti ed hanno annunciato una manifestazione nel prossimo mese di settembre alla quale hanno invitato un esperto scienziato, il professor Gianni Tamino dell’Università di Padova. Secondo loro il carbone “non deve essere bruciato in una valle dove si produce un olio d’oliva di grande qualità e uno dei migliori vini del mondo, il sagrantino”. PG/pg
FOTO CONFERENZA STAMPA:
http://www.flickr.com/photos/acsonline/5832323460/in/photostream
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