ANTIMAFIA: “GRANDE PREOCCUPAZIONE”, MA FINORA C'È SOLO LA “PERCEZIONE” DI EVENTI LEGATI ALLE INFILTRAZIONI MAFIOSE – PROSEGUONO LE AUDIZIONI DELLA COMMISSIONE D’INCHIESTA DEL CONSIGLIO REGIONALE
(Acs) Perugia, 17 febbraio 2011 – Grande preoccupazione per quella che è, al momento, solo una “percezione”, anche se piuttosto diffusa, del fenomeno di infiltrazioni mafiose nel tessuto produttivo umbro. Più difficile giungere a segnalazioni effettive del fenomeno, che è uno degli scopi che si prefigge la Commissione antimafia del Consiglio regionale, riunita stamani in audizione con i referenti di Confesercenti, Confcommercio, Confindustria, Ance e Confapi. La Commissione, presieduta da Paolo Brutti (Idv) e composta da Gianluca Cirignoni (Lega, vicepresidente), Vincenzo Riommi (Pd), Maria Rosi (Pdl) e Damiano Stufara (Prc), è impegnata in una fase di ricognizione sul fenomeno, cui seguirà quella successiva “di proposta”, ha spiegato Brutti, dopo le audizioni previste con tutti i rappresentanti delle forze dell’ordine.
Nell’audizione odierna, il direttore regionale della Confesercenti, Paolo Filippetti, ha esposto i dati raccolti da una indagine condotta da Sos Impresa, che evidenzia come nella nostra regione “sono presenti organizzazioni criminali che operano nel riciclaggio di denari sporchi, con cittadini umbri strettamente legati a alla camorra e alla n’drangheta che fanno da prestanome, anche per rassicurare le vittime, e sono arrivate qui a seguito della ricostruzione post terremoto, chiamati a gestire subappalti. Sta cambiando anche il fenomeno usura – ha aggiunto Filippetti -, per cui all'imprenditore in difficoltà, costretto a rientrare dallo scoperto bancario in poche ore, si presenta l'usuraio in giacca e cravatta, una sorta di professionista, e spesso su soffiata di qualche funzionario di banca che conosce bene la situazione. La nuova usura – ha spiegato - non punta a riscuotere interessi altissimi, ma a far cedere la stessa azienda: il più classico dei riciclaggi. Purtroppo, calano le denunce, nonostante il fenomeno sia in aumento, e questo – secondo il direttore della Confesercenti – potrebbe essere dovuto ad un senso di sfiducia nella giustizia”.
“Più che dati ufficiali – ha detto Federico Fiorucci di Confcommercio - abbiamo sentori, ma da una nostra indagine conoscitiva condotta fino a pochi giorni fa tra i nostri operatori, anche in vista dell’audizione di oggi, si evidenzia un generale e diffuso sentimento di insicurezza e di deterioramento delle condizioni di mercato. A questo si devono aggiungere segnalazioni ‘ufficiose’ dalle nostre categorie di acquisizioni di attività con quotazioni decisamente sopra il mercato, oltre a gestioni di esercizi pubblici condotte da soggetti di dubbia provenienza. Ma non ci sono dati ufficiali per poter procedere alla dovuta denuncia. C'è poi il fenomeno nuovo dei cinesi – ha aggiunto - o comunque di una componente asiatica che, soprattutto nel ternano, sta acquisendo un gran numero di attività economiche. Spesso si presentano ad operatori commerciali anziani con valigette di soldi in contanti ed è difficile che, a fronte di un compenso perfino superiore alle proprie aspettative, tali fatti possano essere denunciati. Questo fa pensare – ha concluso – anche alla presenza di organizzazioni mafiose straniere”.
Anche nell’audizione congiunta del direttore di Confindustria, Aurelio Forcignanò, e di Walter Ceccarini dell’associazione dei costruttori (Ance), è emerso che, seppure esista la “percezione” di possibili elementi riconducibili ad attività legate all’infiltrazione mafiosa, non ci sono però segnali diretti o comunicazioni di fatti ed eventi circostanziati. I dubbi però ci sono: “le ultime 20 aree più importanti acquistate a Perugia – ha fatto notare Ceccarini – non hanno riguardato alcuna azienda storica e strutturata nel perugino. Del resto, la gran parte delle società immobiliari sono a noi sconosciute e, pertanto, è come se fossero invisibili”.
“Da anni ci impegniamo nella lotta ai ribassi anomali e per il rispetto delle regole – ha detto Forcignanò – e facciamo le nostre verifiche, che non hanno fatto registrare eventi significativi”.
Per quanto riguarda la Confapi, rappresentata da Daniela De Paolis, “la natura stessa dell’associazione funge da filtro – ha spiegato – e non abbiamo denunce o segnalazioni che si riferiscano al fenomeno delle infiltrazioni criminali, anche se è chiaro che tale fenomeno attecchisce più facilmente su commercio e piccoli esercenti”.
Il presidente della Commissione d’inchiesta del Consiglio regionale, Paolo Brutti, ha chiesto a tutti i presenti di continuare l’opera di monitoraggio, soprattutto sul settore edilizio, e di collaborare con l’attività della Commissione stessa che, a sua volta, ha recepito le sollecitazioni della Direzione distrettuale antimafia, espresse dal procuratore della Repubblica Giacomo Fumu, il quale fece notare nella prima audizione (lo scorso 20 gennaio, ndr) che non ci sono, allo stato attuale, procedimenti giudiziari collegati ad infiltrazioni mafiose, ma che si dispone di strumenti importanti per poter, eventualmente, agire, come il sequestro dei beni nei casi in cui vi sia il fondato sospetto che talune attività economiche siano riconducibili ad attività mafiose. Brutti ha ricordato il ruolo di “interlocuzione” della Commissione antimafia che, come richiesto, potrà fare delle “segnalazioni”.
L’attività della Commissione proseguirà nella fase ricognitiva con le audizioni di Questura, Finanza e Carabinieri. Successivamente si tratterà di “mettere mano alle normative – ha detto Brutti - affinché siano potenziati gli strumenti di contrasto all’infiltrazione della criminalità organizzata, anche sulla base degli adeguati suggerimenti che gli interlocutori sapranno fornire all’organo consiliare”. PG/GC