SANITÀ: “UNA FASE DI SPERIMENTAZIONE, DI 12 MESI, DELLE TECNICHE DI INTERRUZIONE DI GRAVIDANZA CON METODO MEDICO-FARMACOLOGICO (PILLOLA RU486) MEDIANTE RICOVERO” - MOZIONE DI BARBERINI E SMACCHI (PD)
I consiglieri del Partito Democratico, Luca Barberini e Andrea Smacchi hanno presentato una mozione nella qualechiedono alla Giunta regionale di “avviare, all'esito della fase della partecipazione e confronto con le società scientifiche, con le associazioni degli utenti e con gli organismi di pari opportunità, una fase di sperimentazione, della durata massima di 12 mesi, delle tecniche di interruzione di gravidanza con metodica medica mediante ricovero, nei Servizi delle Aziende ospedaliere e sanitarie della Regione Umbria, fino al termine della procedura abortiva”. I due consiglieri del PD chiedono anche di “verificare l'opportunità, all'esito della fase di sperimentazione, di apportare eventuali modifiche alle linee guida predisposte dal Comitato tecnico scientifico costituito dalla Giunta regionale nel caso in cui il protocollo farmacologico e di assistenza indicato dal Comitato medesimo non risulti effettivamente idoneo a garantire e a tutelare la salute psico-fisica della donna”.
(Acs) Perugia, 7 dicembre 2010 - “Avviare, all'esito della fase della partecipazione e confronto con le società scientifiche, con le associazioni degli utenti e con gli organismi di pari opportunità, una fase di sperimentazione, della durata massima di 12 mesi, delle tecniche di interruzione di gravidanza con metodica medica mediante ricovero, nei Servizi delle Aziende ospedaliere e sanitarie della Regione Umbria, fino al termine della procedura abortiva”. Così, attraverso una mozione, i consiglieri regionali del Partito Democratico, Luca Barberini e Andrea Smacchi che chiedono anche di “verificare l'opportunità, all'esito della fase di sperimentazione, di apportare eventuali modifiche alle linee guida predisposte dal Comitato tecnico scientifico costituito dalla Giunta regionale con delibera n. 734 del 15.05.2010, nel caso in cui il protocollo farmacologico e di assistenza indicato dal Comitato medesimo non risulti effettivamente idoneo a garantire e a tutelare la salute psico-fisica della donna che si sottopone alla procedura di IVG farmacologica”.
“In merito all'impiego della pillola abortiva RU486 (in commercio dal 24 novembre 2009) – ricordano barberini e Smacchi - l'Agenzia Italiana del farmaco (Aifa) a fronte dei rischi e degli effetti collaterali potenzialmente connessi all'interruzione volontaria della gravidanza farmacologica, ha indicato determinate linee guida tra le quali si rinviene quella della necessità del ricovero della donna in una delle strutture sanitarie individuate dall'art. 8 della L. 194/78, dal momento dell'assunzione del farmaco fino alla verifica dell'espulsione del prodotto del concepimento. Le medesime indicazioni – scrivono nell'atto - sono state avallate dal Consiglio Superiore della Sanità con due pareri, ( 20.12.2005 e 18.03.2010), secondo i quali l'impiego in Italia del Mifegyne non può porsi in conflitto con la normativa di cui alla Legge 22.05.1978, n. 194 (Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza) e, pertanto, a parere del Consiglio, tutto il percorso dell'interruzione volontaria della gravidanza deve avvenire in regime di ricovero ordinario fino alla verifica della completa espulsione del prodotto del concepimento. A sua volta – continuano i due esponenti della maggioranza - il Ministero della Salute, con le linee guida di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza mediante la RU486 approvate in data 24.06.2010, ha ribadito il contenuto dei pareri resi dal Consiglio Superiore della Sanità, e ha sottolineato che l'accesso alla procedura abortiva farmacologica è subordinato alla firma del consenso informato della donna dal quale deve emergere la dichiarata disponibilità al ricovero ordinario fino al termine della procedura abortiva e l'assicurazione del ritorno al controllo a distanza; ha aggiunto altresì – continuano – che nella scheda informativa destinata al consenso deve essere fornita in modo chiaro l'informazione che l'aborto farmacologico può essere effettuato solo in ricovero ordinario, nella maggior parte dei casi della durate di tre giorni, cioè fino all'espulsione del materiale abortivo”.
Ricordando che la procedura abortiva farmacologica “si articola in diverse fasi ed è caratterizzata da una certa variabilità riguardo ai tempi e alle modalità con cui l'espulsione e lo svuotamento della cavità uterina vengono completati”, Barberini e Smacchi osservano come la Giunta regionale, nello scorso mese di maggio, ha costituito “un Comitato tecnico scientifico per l'introduzione nei servizi delle Aziende Sanitarie della Regione Umbria delle tecniche di interruzione di gravidanza con metodica medica, ed ha incaricato detto Comitato di 'predisporre le linee guida cliniche per l’individuazione delle condizioni delle donne per cui è applicabile/preferibile l’interruzione di gravidanza con metodologia farmacologia o chirurgica; di predisporre i protocolli clinici con descrizione dettagliata delle procedure e dei trattamenti durante la visita ambulatoriale e durante il ricovero; di predisporre i protocolli clinici per le visite di controllo successive alla Ivg; di verificare l’eventuale insorgenza di complicanze e di adottare le terapie opportune, nonchè di dettare le linee guida organizzative che definiscano le modalità di accesso, le tappe del percorso assistenziale e le procedure per il consenso informato; di prevedere infine un percorso di confronto sulle linee guida redatte dal Comitato stesso, con le società scientifiche, associazioni degli utenti e con gli organismi di pari opportunità'”.
“Le linee guida predisposte dal Comitato – scrivono nella mozione Barberini e Smacchi - si articolano in tre parti: la prima riguarda il percorso assistenziale per la donna che richiede l'Ivg, nel quale si evidenziano i criteri di ammissione, quelli di esclusione, il protocollo farmacologico e quello di assistenza; la seconda parte riguarda il consenso informato; la terza, infine, riguarda la scheda informativa per la scelta libera e consapevole della donna che richiede l'Ivg farmacologica. Quanto al protocollo di assistenza, contrariamente a quanto indicato dall'Aifa, - aggiungono i due consiglieri del PD - dal Consiglio Superiore della Sanità e dal Ministero della Salute, il Comitato ha sottolineato che la procedura di Ivg farmacologica di regola viene effettuata in regime di ricovero in day hospital, salvo condizioni cliniche particolari ovvero difficoltà logistiche di accesso alla struttura sanitaria, per cui può essere previsto il regime di ricovero ordinario”.
Per questo motivo, per Barberini e Smacchi “appare necessario avviare una fase temporanea di sperimentazione, nei Servizi delle Aziende Sanitarie della Regione Umbria, delle tecniche di interruzione di gravidanza con metodica medica, mediante l'applicazione delle linee di indirizzo dettate dal Consiglio Superiore della Sanità e dal Ministero della Salute, al fine di verificare se le linee guida predisposte dal Comitato tecnico scientifico costituito dalla Giunta regionale rispondano concretamente alle esigenze di garanzia e di tutela della salute psico-fisica della donna che si sottopone alla procedura di Ivg farmacologica”. RED/as