SANITÀ UMBRA: “QUANDO C'È TRASPARENZA NELLE SCELTE, NON C'È IMBARAZZO NEL DOVERLE GIUSTIFICARE” - MONACELLI (UDC) SULL'INCHIESTA IN CORSO NELLA ASL 3
Il capogruppo regionale dell'Udc, Sandra Monacelli, interviene sulla vicenda giudiziaria che ha coinvolto la Asl 3 di Foligno–Spoleto. Per Monacelli “alla politica serve un altro passo, decisamente più coraggioso: non può delegare in toto alla magistratura il compito di fare verità, limitandosi a silenzi imbarazzati o arrembaggi giustizialisti, frequenti in questi giorni. Preferisco una politica coraggiosa e decisa: quando c'è trasparenza nelle scelte, non c'è imbarazzo nel doverle giustificare”.
(Acs) Perugia, 11 ottobre 2010 - “Oltre le pagine chiare di una regione, dopo il via libera dato dall’Aifa in questi giorni per produrre a Terni cellule staminali, utilizzabili per terapie avanzate sull’uomo, ci sono le pagine scure, quelle che rischiano di compromettere, volenti o nolenti, il modello umbro del 'buon governo sanitario': il terremoto giudiziario, con epicentro nella Asl 3, sta scuotendo l’intera politica umbra. E da questa inchiesta, che stando alle cronache di giornale coinvolgerebbe politici e alcuni manager della sanità, ma non solo, emergerebbe un sistema apparentemente ben controllato in cui nulla avveniva per caso: tanto nelle assunzioni, quanto negli appalti, passando attraverso i voti di scambio”. Lo afferma il consigliere regionale Sandra Monacelli (Udc), osservando che “è difficile oggi dire se tutto, una parte o niente c’è di vero in queste gravi ipotesi di reato inserite nell’inchiesta, e se l’opera della magistratura sarà la premessa del crollo di un sistema di potere, eretto a supporto della immutabilità politica registrata in Umbria per tutti questi anni. Certo è che, in una stagione politica falsamente semplificata come quella attuale, spiccano le voci grosse degli ultras, di quelli cioè che da una parte e dall’altra dello scacchiere, sacrificando analisi ed obiettività, puntano al perseguimento dei propri vantaggi”.
Monacelli si dice “convinta che esista un'altra via per affrontare tali questioni e dribblare gli eccessi di un giustizialismo e un garantismo, quasi sempre di facciata, che in maniera più appropriata si traduce in: 'colpevole per forza' e 'impunità garantita'. Tra le tante anomalie presenti da qualche tempo nel nostro Paese c'è anche quella di delegare alla magistratura, ritenuta da qualcuno a volte troppo ingombrante, altre volte no, il compito di accertare il funzionamento di meccanismi, innescati in origine dalla politica, attraverso una procedura non concorsuale o di merito ma di nomine, fatte per appartenenza e rese totalmente (o forse solo apparentemente) autonome dalle istituzioni che le hanno espresse”.
“C'è qualcosa di strano dunque – aggiunge il consigliere centrista - ad invocare, a prescindere dal ruolo della magistratura, un accertamento e un controllo, che sarebbe doveroso in ogni contesto, ma soprattutto in quel pianeta sanità che occupa il 75 per cento ed oltre delle spese del bilancio regionale? Credo di no. Anzi, ritengo che la stranezza risieda nella rinuncia preventiva di tali percorsi e nell'adozione invece di provvedimenti che vorrebbero, in chiave poco comprensibile, parlare ad un tempo il linguaggio dei garantisti, ma anche quello dei giustizialisti”. Per Monacelli “la sospensione della dottoressa Rosignoli dall'incarico di direttore generale dell'Aus, ma non da quello di direttore generale della Asl 3, è un coacervo di tutto ciò, vale a dire un inutile provvedimento che prescinde da una più opportuna valutazione, successiva ai controlli, che ha fatto concludere, a luci spente e con un sostanziale pareggio a tavolino, la partita delle opposte tifoserie. Alla politica serve un altro passo, decisamente più coraggioso. Non può delegare in toto alla magistratura il compito di fare verità, limitandosi a silenzi imbarazzati o arrembaggi giustizialisti, frequenti in questi giorni. Preferisco una politica coraggiosa e decisa: quando c'è trasparenza nelle scelte, non c'è imbarazzo nel doverle giustificare”. RED/mp