RU 486: “SOTTOPORRE AL COMITATO ETICO DELLE AZIENDE SANITARIE (CEAS) LE LINEE GUIDA DELLA REGIONE” - ZAFFINI PRESENTA UNA PROPOSTA DI RISOLUZIONE
Il consigliere regionale Franco Zaffini ha presentato in Commissione Sanità una proposta di risoluzione sull’adozione della Ru 486. Secondo Zaffini, la Regione “ha stilato delle linee guida che prevedono l’aborto farmacologico in regime di day hospital, contravvenendo a tutte le disposizioni delle autorità sanitarie italiane. Infatti – spiega – la somministrazione della Ru 486 avviene in due fasi a distanza di 48 ore l’una dall’altra, un lasso di tempo in cui possono verificarsi complicazioni che necessitano di assistenza medica, assistenza di cui le donne verrebbero private se la procedura rimanesse quella descritta dalle linee guida”. Da qui la risoluzione, che richiama i pareri del Consiglio superiore della sanità ed i vincoli di utilizzo indicati dall’Agenzia italiana del farmaco, per sottoporre la questione al Comitato etico delle aziende sanitarie (Ceas).
(Acs) Perugia, 8 ottobre 2010 - “La procedura di somministrazione della pillola abortiva, illustrata nelle linee guida della Regione dell’Umbria, deve essere sottoposta al parere del Ceas (Comitato etico delle aziende sanitarie dell’Umbria), perché così com’è, non solo è fuori legge, decisamente in contrasto con quanto prescritto dalla legge 194/78 sulla tutela della salute della donna, ma seriamente rischiosa, sotto il profilo fisico e psicologico, per chi decide di sottoporsi all’interruzione di gravidanza farmacologica”. E’ quanto sostiene il consigliere regionale Franco Zaffini, illustrando la proposta di risoluzione sull’adozione della Ru 486 che ha presentato in Commissione Sanità e Sociale. “La Regione dell’Umbria - dice l’esponente del centro destra - ha stilato delle linee guida che prevedono l’aborto farmacologico in regime di day hospital, contravvenendo a tutte le disposizioni delle autorità sanitarie italiane. La somministrazione della Ru 486, infatti, avviene in due fasi a distanza di 48 ore l’una dall’altra, un lasso di tempo in cui possono verificarsi una serie di complicazioni che necessitano di assistenza medica; assistenza di cui le donne verrebbero private, se la procedura rimanesse quella descritta dalle linee guida ” “La mia posizione – spiega Zaffini - vuole essere scevra da qualsiasi giudizio di carattere ideologico o moralistico, credo semplicemente che davanti a questioni così delicate sia necessaria una cospicua dose di buon senso a tutela delle donne, della loro salute e delle loro scelte”. Nell’atto di risoluzione a firma Zaffini, vengono richiamati i pareri del Consiglio superiore della sanità dal 2005 ad oggi, nonché i “vincoli di percorso di utilizzo” indicati dall’Aifa (Agenzia italiana del farmaco). “La procedura di ivg farmacologica indicata dall’Aifa nel 2009 – sottolinea Zaffini – prevede che ‘l’impiego del farmaco deve trovare applicazione nel rigoroso rispetto dei precetti normativi previsti dalla Legge 22 maggio 1978, n. 194 a garanzia e a tutela della salute della donna; in particolare deve essere garantito il ricovero in una delle strutture sanitarie individuate dall’articolo 8 della legge n. 194 del 1978 dal momento dell’assunzione del farmaco fino alla verifica dell’espulsione del prodotto del concepimento. Tutto il percorso abortivo deve avvenire sotto la sorveglianza di un medico del servizio ostetrico ginecologico cui è demandata la corretta informazione sull’utilizzo del medicinale, sui farmaci da associare, sulle metodiche alternative e sui possibili rischi connessi, nonché l’attento monitoraggio, onde ridurre al minimo le reazioni avverse segnalate, quali emorragie, infezioni ed eventi fatali’. Sulle medesime posizioni – prosegue il consigliere – si sono espressi sia il Consiglio superiore della sanità, che il Ministero della Salute, in pratica tutte le massime autorità italiane in materia sanitaria”. Secondo Zaffini è impensabile che la Regione dell’Umbria non tenga conto di queste prescrizioni e adotti una procedura diversa. “E’ necessario, quindi- conclude Zaffini- che la Regione, senza peccare di arroganza, recepisca, nei fatti, i pareri delle autorità nazionali a che sottoponga al Ceas, la cui alta qualità tecnica e scientifica è riconosciuta anche nel piano sanitario 2009-2011, le linee guida predisposte in prima battuta dalla Giunta per l’introduzione dell’ivg farmacologica nelle Asl della nostra regione al fine di modificarle profondamente”. RED/pg