ANNIVERSARIO STRAGE DI BOLOGNA: “RIAPRIRE I PROCESSI PER TROVARE MANDANTI ED ESECUTORI” – PER LIGNANI MARCHESANI (PDL) “NON BASTA LO STANCO RITO DEI GONFALONI”
In sintesi
Per il vice presidente del Consiglio regionale, Andrea Lignani Marchesani (Pdl), quello di portare il Gonfalone della Regione, anche quest’anno, alla manifestazione del 2 agosto per il trentesimo anniversario della Strage di Bologna, “è uno stanco rito” all’interno di una piazza “che contesta esclusivamente Governi e Sindaci di centrodestra, quando invece sarebbe necessario riaprire i processi per trovare mandanti ed esecutori. Le verità di comodo – dice - non rendono onore alle vittime”. Per Lignani Marchesani “anche l’Umbria deve chiedere a gran voce una verità piena e certa”.
(Acs) Perugia, 31 luglio 2010 – “Interrogarsi se lo stanco rito di una piazza che contesta esclusivamente Governi e Sindaci di centrodestra sia rendere veramente onore e giustizia alle vittime della Strage di Bologna”. Lo scrive, in una nota, il vice presidente del Consiglio regionale, Andrea Lignani Marchesani (Pdl) per il quale, “anche quest’anno l’Umbria porterà il suo Gonfalone alla manifestazione del 2 agosto, ma a 30 anni di distanza non ci sono mandanti ed esistono solo esecutori materiali di comodo”. Lignani ricorda, quindi che “indizi e testimoni inaffidabili hanno determinato sentenze di condanna per soggetti che all’epoca avevano 20 anni o erano addirittura minorenni. Può – si domanda - una banda di ragazzini, anche se ideologizzati e già macchiatisi di feroci delitti, aver fatto una simile e mostruosa enormità in un’Italia crocevia di servizi segreti e confine tra i due blocchi militari dell’epoca? Faceva e fa terribilmente comodo – commenta Lignani - dare la colpa a presunti fascisti e non indagare su piste internazionali e su alleanze occulte tra poteri di Stato e ambienti terroristici medio orientali”. Per Lignani Marchesani “la pista internazionale su Bologna è più che un’ipotesi, ma si rifiuta sistematicamente di seguirla. Il 2 agosto – sostiene - rimane una ferita aperta ed un momento di divaricazione che deve essere colmato. Anche l’Umbria – conclude - deve chiedere a gran voce una verità piena e certa, indispensabile per chiudere una stagione di odio politico che, anche se lontano nel tempo, ancor oggi pesa sulla vita e nella memoria della Nazione”. RED/as