CONSIGLIO REGIONALE (4): APPROVATO IN AULA IL DOCUMENTO SUGLI INDIRIZZI SCOLASTICI – ASTENSIONE DI PDL E LEGA, VOTO CONTRARIO DELL'UDC
(Acs) Perugia, 30 luglio 2010 - I criteri e le procedure, proposti dalla Giunta regionale, per la programmazione territoriale dell’offerta dell’istruzione secondaria di secondo grado per gli anni scolastici 2011/2012 e 2012/2013 sono stati approvati oggi dall'Assemblea di Palazzo Cesaroni con 18 voti favorevoli, 8 astenuti (Pdl e Lega) e 1 contrario (Udc). I punti centrali dell’atto: riequilibrare l’offerta formativa sul territorio evitando interferenze e sovrapposizioni; procedere al riordino dell’istruzione secondaria superiore; rendere compatibili strutture, risorse strumentali e attrezzature esistenti; valorzzazione dell’istruzione tecnico professionale. Massimo Buconi (Socialisti) ha illustrato l'atto in Aula, evidenziando che “313 unità in meno tra i docenti, che comporterà una riorganizzazione dell'offerta formativa all'interno delle strutture scolastiche. Essendo rimasti invariati i saldi di bilancio previsti da Tremonti per le scuole italiane, si rende obbligatoria una riorganizzazione e una riduzione di organico, che comporterà delle scelte da parte delle scuole e delle amministrazioni comunali e provinciali sul futuro degli indirizzi scolastici, sia all'interno delle scuole che tra differenti istituti. La parte centrale dell'atto sono gli indirizzi generali di programmazione dell'offerta formativa, che stabiliscono di: riequilibrare l’offerta formativa sul territorio evitando interferenze e sovrapposizioni; procedere a un graduale allineamento e al riordino dell’istruzione secondaria superiore; compatibilità con le strutture, con le risorse strumentali e con le attrezzature esistenti; riservare particolare attenzione all’istruzione tecnico professionale perché legata strettamente con il mondo del lavoro. Nella programmazione futura – ha specificato Buconi - dovranno essere valutate anche le richieste delle autonomie scolastiche e degli Enti locali rispetto all’istituzione di nuovi indirizzi, le eventuali aggregazioni e le nuove distribuzioni territoriali. A livello regionale, stando agli intendimenti della Giunta, si dovrà cercare di recuperare una formazione maggiormente orientata verso il turismo distribuendola, in modo più omogeneo, nel territorio regionale. Nell’ambito degli Istituti professionali, l’offerta formativa viene particolarmente semplificata con l’applicazione dei nuovi regolamenti e individua due soli indirizzi nel settore Industria e Artigianato: “Manutenzione e assistenza tecnica” e “Produzioni industriali e artigianali”. Viene anche evidenziata la necessità di un riequilibrio e di un ampliamento dell’offerta formativa attraverso una attenta assegnazione di opzioni (istruzione liceale) e di articolazioni (istruzione tecnica) al fine di garantire una diffusione nel territorio regionale più omogenea di offerte. La programmazione territoriale degli indirizzi dovrà tenere conto degli ambiti funzionali territoriali e dovrà essere partecipata attraverso apposite conferenze di territorio. I Piani di offerta formativa dovranno presentare opportunità di interazione-cooperazione sistematica tra sistema formativo e mondo del lavoro. Per quanto riguarda l’offerta formativa relativa all’istruzione professionale, si prevede che, anche gli istituti professionali statali, oltre alle istituzioni formative accreditate dalla Regione, possano erogare, nell’ambito della programmazione regionale, percorsi della formazione professionale, secondo specifici accordi fra la Regione Umbria e il Miur. L'iter previsto per la compilazione del Piano regionale, prevede che: le richieste formulate dalle istituzioni scolastiche, singole o in rete, e dagli Enti competenti, debitamente istruite sotto il profilo delle compatibilità economiche di gestione e corredate dalle delibere degli organi collegiali delle scuole e da quelle degli Enti locali, vanno presentate contemporaneamente alle Province e all’Ufficio scolastico regionale entro il 25 settembre; le Province, a seguito di adeguato processo partecipativo, acquisito il parere dell’Ufficio scolastico regionale, predispongono il Piano provinciale e lo presentano alla Regione e all’Ufficio scolastico regionale entro il 25 novembre; la Regione delibera il Piano regionale entro il 31 dicembre e lo trasmette all’Ufficio scolastico regionale. È stata prevista, infine, la possibilità di istituire nuovi indirizzi scolastici, per i quali il numero di iscritti previsto deve essere almeno di 27 allievi, anche con un numero inferiore (20) nel caso in cui sia presente un soggetto portatore di handicap o attraverso deroghe per le scuole montane o per quelle ubicate in territori marginali”. Massimo Mantovani (Pdl): “VA DECISO UN RITORNO ALLA QUALITÀ CHE NON ABBIAMO AVUTO PIÙ SOTTO LA SPINTA DEMAGOGICA DEL '68 - Si tratta di un atto a maglie larghe che difficilmente interverrà sulle anomalie del sistema scolastico regionale. Già in passato si sono evidenziate questioni di carattere generale e specifico: non tutte le zone della regione hanno una offerta formativa omogenea, ad esempio nella provincia di Terni e nella zona del lago Trasimeno si registrano delle carenze. Da questo punto di vista l'atto che stiamo discutendo doveva prevedere qualcosa di più specifico. Per quanto riguarda le dirigenze scolastiche, queste sono troppe rispetto ai parametri previsti da Bassanini. La questione non attiene soltanto al limite dei 900 alunni posto come tetto massimo, ma soprattutto al limite minimo di 500 alunni: ci sono molti istituti che hanno una deroga immotivata, grazie a rapporti non di natura istituzionale. Abbiamo aree e città in cui in passato certo accorpamenti sono stati fatti, in altri inspiegabilmente (e parlo di una città in particolare) non sono state fatte. Necessario dunque agire per rendere omogenea l'offerta formativa ma anche il quadro delle dirigenze scolastiche. Andrebbe chiarito anche il grado di applicazione dell'autonomia scolastica: non condivido il principio della non concorrenzialità tra istituti, dato che l'autonomia di per se produce concorrenzialità. Dobbiamo passare ad una fase in cui ci siano degli innesti di imprenditorialità scolastica. Se ci sono scuole che per le proprie caratteristiche possono attrarre un maggior numero di studenti, queste devono esse libere di farlo. Se non rimettiamo al centro una qualità veramente formatrice, soprattutto alla luce delle evoluzioni legate alla globalizzazione, credo che questo atteggiamento conservativo dell'esistente quale esso è, la nostra offerta formativa difficilmente potrà tornare a essere competitiva con gli altri partners internazionali. In Italia abbiamo una media di insegnati per alunni di 1 a 11, nel resto d'Europa il rapporto è 1 a 15. Lo sforzo del Governo è di cercare di tornare alla qualità che avevamo e che non abbiamo avuto più sotto la spinta demagogica del '68. Dal punto di vista politico culturale va deciso un ritorno alla qualità, viste anche le questioni di carattere economico che stiamo affrontando”. PAOLO BRUTTI (IDV): “QUALIFICARE L’OFFERTA FORMATIVA - IL SISTEMA DELL’ISTRUZIONE, ESSENDO ANCORA PUBBLICO È GOVERNATO DAL PRINCIPIO PER IL QUALE TUTTI DEVONO AVERE A DISPOSIZIONE UN ‘ISTRUZIONE DI QUALITÀ. Quindi un livello omogeneo di medio-alta qualità deve essere assicurato in tutti gli istituti. Sull’eccellenza, invece, è possibile fare un ragionamento di concorrenza sin dai prossimi mesi. Una concezione puramente mercatistica sulla scuola non funziona. Il problema che ci troveremo di fronte nei prossimi mesi non riguarda la mobilità degli studenti sul territorio regionale, che darà luogo a gonfiamento e sgonfiamento di istituti e di plessi, ma il problema riguarderà i 300 insegnanti di ruolo in meno rispetto al numero precedente. Ciò produrrà un dimensionamento dell’offerta formativa, quindi meno classi e concentrazione dei plessi. E’ chiaro che diminuirà anche il personale Ata. A questo non possono provvedere le autonomie locali. E’ necessario comunicare in modo approfondito con i cittadini, e fargli capire che i tagli non dipendono dalla Regione, ma sono conseguenza di altri soggetti. Di fronte alla riduzione, l’offerta formativa va spalmata bene sul territorio. Sulle linee di indirizzo dovremo essere particolarmente aiutati da Province e Comuni che dovranno mettere a punto proposte di programmazione, indirizzi, tagli o accorpamenti. Il tutto per darci una fotografia che possa rappresentare realmente la proposta del territorio. SANDRA MONACELLI (UDC): “INVESTIRE SULLA SCUOLA ANCHE PER LO SVILUPPO DEL TERRITORIO - Il mio giudizio non è positivo perché viene tradito il ruolo del Consiglio regionale che dovrebbe invece governare e programmare direttamente il sistema scolastico. E’ contraddittorio il comportamento della Regione che, pur lamentandosi dei tagli, si fa dettare, allo stesso tempo, le linee scelte dal ministero. Siamo di fronte a un atteggiamento rassegnato e remissivo sulla programmazione nazionale. E’ necessario investire sulla scuola perché questo significa intervenire sullo sviluppo dell’intero sistema produttivo regionale. E’ importante guardare sempre più attentamente alle famiglie affinché siano sempre più in grado di decidere bene il futuro dei loro figli. Questo provvedimento è poca cosa, non si aprono nuove strade, anzi, viene riproposto un percorso già visto. Alla fine è difficile capire chi determina effettivamente la portata delle scelte da compiere. Non possono essere le istituzioni scolastiche a governare il passaggio fondamentale dell’organizzazione del sistema scolastico regionale, né tanto meno le Province che si limitano a normalizzare la fotografia dell’esistente. E’ necessario che gli obiettivi e gli indirizzi regionali sull’istruzione vengano messi chiaramente a conoscenza di tutte le componenti della società regionale. ROCCO VALENTINO (PDL): “IL TEMPO DELLE VACCHE GRASSE DELLA SCUOLA È FINITO - Mi aspettavo un programma della Giunta sulla scuola umbra invece parliamo di indirizzo scolastici e scuole professionali. Nella relazione ci sono molte inesattezze: vengono unti i docenti delle medie e delle secondarie di secondo grado. Non viene dunque perso nessun posto di lavoro. Il tempo delle vacche grasse della scuola è finito: molte scuole sono aperte solo grazie alle deroghe e molte scuole sono aperte solo grazie ai figlie degli immigrati. Nel 1997 ci siamo trovati con lo stesso numero di presidenze a Foligno e a Perugia: molte scuole funzionano solo grazie ad amicizie nelle istituzioni o altrove. In Italia, dice l'Istat, ci sono più docenti e personale Ata che in ogni altro Stato. Non condivido la facoltà delle istituzioni scolastiche di proporre nuovi indirizzi scolastici, sennò diamo la caccia alle streghe, senza valutare quello che davvero serve al territorio. Ci sono territori dove servono specifiche categorie e non altre: le istituzioni scolastiche devono rivolgersi ai sindaci e il Consiglio comunale deve autorizzare l'apertura di nuovi indirizzi. Manteniamo il voto di astensione, nonostante i reiterati attacchi al Governo nazionale: in un momento di crisi come questo è ora di smettere di attaccare il Governo”. ANDREA SMACCHI (PD) “BENE LA PROPOSTA DELLA GIUNTA, DISCUSSA E PARTECIPATA. NO AI TAGLI AL SISTEMA SCOLASTICO CHE COLPISCONO SOPRATTUTTO CHI VIVE NELLE ZONE SVANTAGGIATE - In Umbria nel 2010 ci saranno 2000 studenti in più e si riducono classi, servizi e personale con un impatto negativo generale soprattutto per chi vive nelle zone svantaggiate. I numeri sono numeri e quelli riferiti ai tagli del personale della scuola assommano a 313 unità. Sull’atto in discussione un plauso all’assessore Casciari per la proposta presentata che è stato sottoposto ad una approfondita discussione e partecipazione, in cui si è registrata una convergenza di intenti tra i vari rappresentati dei territori, delle istituzioni e dei soggetti interessati. Il ruolo del Consiglio, concordo con Monacelli, non deve essere né passivo, né di secondo livello, ma noi non dobbiamo essere complici del tentativo di smantellare il sistema scolastico, di cui risentiranno soprattutto quei cittadini che vivono nelle zone svantaggiate montane. Garantire il diritto allo studio significa dare a tutti le stesse possibilità materiali, colmando gli svantaggi di reddito e geografici, per far sì che, garantendo pari opportunità di partenza, si possa rivalutare in maniera efficace il merito. Occorre investire, non tagliare, sulla scuola e sulle giovani generazioni: meglio una strada in meno, ma una scuola in più”. FRANCO ZAFFINI (PDL) “NELLA NOSTRA REGIONE NON CI SARANNO MINORI SERVIZI, MA QUALCHE PICCOLO DISAGIO IN PIÙ. QUANDO SI PARLA DI SCUOLA NIENTE DEMAGOGIA: A CIASCUNO IL PROPRIO RUOLO, SENZA SCARICABARILE - Le azioni di razionalizzazione realizzate dal Governo sulla scuola mirano a garantire alla scuola una maggiore qualità, puntando su questo criterio e non su quello della quantità perseguito finora. In Italia, rispetto ai parametri europei, ci sono troppi insegnanti, è più basso il rapporto del numero degli studenti per classe, e scarsa è la qualità media del sistema, con un basso numero di laureati e un’alta dispersione scolastica. È un sistema che sforna asini, e difenderlo è un esercizio inutile e retorico, soprattutto quando l’occasione per farlo è questo documento sulle linee di indirizzo per la programmazione. L’azione della riforma Gelmini, che può essere certamente letta in chiaroscuro, mira alla razionalizzazione, e nella nostra regione non ci saranno in generale minori servizi, ma qualche piccolo disagio in più che, di sicuro, non è paragonabile a quello che molte famiglie - mi riferisco ad esempio ai lavoratori della Merloni - devono affrontare a causa della crisi. Quando si parla di scuola, quindi, niente demagogia: a ciascuno il proprio ruolo, senza inutili scaricabarile”. CARLA CASCIARI (ASSESSORE): “CI SIAMO TROVATI AD AFFRONTARE UNA SITUAZIONE DI EMERGENZA: AD APRILE CI È STATO TRASMESSO IL RIORDINO DEGLI ISTITUTI SUPERIORI, CHE HA DRASTICAMENTE TAGLIATO GLI INDIRIZZI - Ci troviamo di fronte a una non completa attuazione del titolo V della Costituzione: ad oggi l'organico è stabilito dall'Ufficio scolastico regionale. Alle 313 unità mancanti ne vanno aggiunte 200 di personale Ata. L'Umbria ha avuto oltre 1000 iscrizioni in più riferite a tutti gli ordini e gradi, con circa 25 nuove classi autorizzate. Ci siamo trovati ad affrontare una situazione di emergenza: ad aprile ci è stato trasmesso il riordino degli istituti superiori, che ha drasticamente tagliato gli indirizzi. Il riordino a cancellato del tutto l'indirizzo turistico, che vorremmo ripristinare, almeno uno per ambito. Ci siamo trovati a gestire un momento abbastanza caotico: abbiamo scelto di far partire l'anno scolastico anche se molti degli indirizzi autorizzati non avranno un numero sufficiente di iscrizioni. Il numero di indirizzi è stato notevolmente ridotto, causando un forte impoverimento dell'offerta delle scuole professionali. Enti locali, province e scuole dovranno scegliere indirizzi adeguati al territorio, alle caratteristiche culturali ed economiche. Dopo il primo anno di rodaggio ci potranno essere integrazioni o eliminazioni di sovrapposizioni. Abbiamo dato delle indicazioni alle Province, per evitare che si creino grossi istituti che non valorizzano l'identità territoriale. Ci saranno deroghe (sia rispetto al minimo che al massimo degli iscritti) per le zone disagiate e per gli istituti che abbiano una particolare dotazione anche tecnica. I piani ci verranno inoltrati e poi sarà il Consiglio regionale a valutare la loro corrispondenza con le linee predisposte dalla Giunta”. MP/AS/TB