Regione Umbria - Assemblea legislativa


40 ANNI DELLA REGIONE UMBRIA: “RICORDARE IL NOSTRO PASSATO MA CON GLI OCCHI BEN APERTI A GUARDARE IL FUTURO” – ALLA SALA DEI NOTARI LA COMMEMORAZIONE DELLA PRIMA SEDUTA DEL CONSIGLIO REGIONALE, IL 20 LUGLIO 1970

(Acs) Perugia, 20 luglio 2010 – In una Sala dei Notari affollata di amministratori locali, gonfaloni, consiglieri regionali in carica o ormai lontani da Palazzo Cesaroni, si è svolta questa mattina a Perugia, nella Sala dei Notari di Palazzo dei Priori, la seduta straordinaria e solenne del Consiglio regionale dell’Umbria convocato per commemorare i 40 anni dalla prima riunione dell’Assemblea legislativa regionale. Proprio lunedì 20 luglio 1970 infatti, nella storica Sala del capoluogo regionale, i neo eletti legislatori regionali si trovarono a rappresentare, per la prima volta, la Regione dell’Umbria.

Un traguardo a cui, come ha ricordato il presidente del Consiglio regionale Eros Brega, si arrivò “dopo un lungo periodo di gestazione. Un percorso anticipato da due momenti fondamentali nella storia del regionalismo umbro: i due dibattiti parlamentari del ‘60 e del ‘66, dove la ‘questione umbra’ venne affrontata al fine di riconoscerne le peculiarità e la gravità delle condizioni economico-sociali. Per capire come i due dibattiti abbiano gettato le fondamenta della nostra Umbria, occorre premettere che prima di allora il nostro territorio non aveva una propria identità unitaria di regione. Era una terra fatta di tante città, ognuna con una vita a sé. Territori legati per lo più a un’agricoltura povera e chiusi entro i propri confini, senza un centro aggregante capace di coordinare e gestire le esigenze dei diversi ambiti. Era una terra priva di una identità culturale unificante”. Ciò nonostante, ha tenuto ad evidenziare il presidente Brega, l’Umbria arrivò prima di altre realtà a una propria esperienza di regionalismo e di programmazione. Un’esperienza, questa, che diede forza alla classe dirigente eletta nella Assemblea regionale del 1970”.Riferendosi alle questioni di attualità, il presidente del Consiglio regionale ha evidenziato che “oggi, come 40 anni fa – ha detto Brega -, l'Umbria e l'Italia si trovano alle prese con una grave crisi economia e sociale, con l'esigenza diffusa di rinnovamento e di riforme. Prendendo spunto dall'esperienza dei padri fondatori della nostra Regione, c'è bisogno di ritrovare quella carica vitale, quell’entusiasmo che ha accompagnato la nascita dell'Assemblea legislativa. C'è sete di riforme, che non sono ulteriormente rinviabili. I cittadini chiedono risposte concrete ai loro bisogni. E allora chi è al governo – ha concluso il presidente del Consiglio regionale -, ma anche chi è all'opposizione, non può sottrarsi a un confronto serio e costruttivo sui temi caldi che investono i nostri territori, come la sanità, lo sviluppo economico, lo sviluppo sociale, per trovare soluzioni che rispondano all’interesse generale e al bene comune dell’intera società regionale”.


Il presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, ha parlato della storia lunga che ha definito l’Umbria contemporanea: “Una storia degli uomini, del paesaggio, delle città e dei borghi storici. E la Regione - ha sottolineato - è il prodotto di  una scelta fortissima in direzione   dell’autogoverno e del potere dal basso, di una forma di governo scelta per garantire la rinascita dell’Umbria salvaguardando e valorizzando i valori e le caratteristiche che le sono proprie. Spetta ora ai legislatori regionali guidare in modo intelligente il consolidamento della sua cultura e della sua storia riuscendo a stare dentro le nuove sfide del mondo che cambia. Quaranta anni dopo il 1970 possiamo dire che i valori di civiltà e coesione sociale sono stati garantiti dalla nascita della Regione”. Marini ha sottolineato poi “con orgoglio” le “eccellenze” del regionalismo umbro: le esperienze della programmazione, e quelle “originali della concertazione con l’Unione Europea”, delle ricostruzioni post-sisma, nel campo dei beni ambientali e culturali e delle grandi manifestazioni culturali. E poi ancora nel campo del welfare regionale, della nuova psichiatria e in quello, più recente, dell’integrazione dei cittadini stranieri. “L'Umbria che vogliamo far avanzare – ha spiegato Marini - deve nutrirsi di valori ricchi, colti e innovativi, per potersi fermare, in futuro, a valutare quanto avremo fatto per la nuova frontiera del regionalismo umbro: un regionalismo consapevole, nella vita delle istituzioni e nella cultura delle popolazioni che sappia innovarsi, svilupparsi e garantire coesione sociale. A tutta la società regionale – ha concluso - spetta il compito di raccogliere questa sfida tesa a costruire una moderna identità, attraverso una visione alta della politica e dell’impegno volto al bene comune, attraverso un progetto condiviso che vada oltre le più immediate differenze politiche. A noi che abbiamo la responsabilità del governo e della rappresentanza elettiva - ha concluso Marini - spetta di saper interpretare le sfide del cambiamento con una visione capace di proiettare l’Umbria nel suo futuro”.

A Giacomina Nenci, docente dell’Università di Perugia, è spettato il compito di ricostruire l’evoluzione storiografica della identità regionale, fortemente sostenuta dall’attività dell’Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea nonostante la difficoltà di ravvisare tratti uniformi e riferimenti certi ad una regione Umbria che non fosse soltanto un insieme di realtà territoriali dai deboli legami, indebolite da un sistema agricolo arretrato e prive di interrelazioni economiche stabili.

Un riconoscimento alle forti radici del regionalismo umbro e all’importante evoluzione registrata con i 3 Statuti di cui la Regione si è dotata è giunto da Gian Candido De Martin, professore di diritto amministrativo della Luiss di Roma: “questi documenti hanno contribuito a mettere in evidenza e delineare più compiutamente l’identità regionale. Nell’ultimo Statuto sono presenti forme di garanzia e di apertura particolarmente apprezzabili, così come l’ultima modifica che riporta a 30 il numero dei consiglieri e ad 8 quello degli assessori. Positivo anche il riconoscimento dell’importanza della sussidiarietà orizzontale, l’approvazione della legge che riduce le indennità dei consiglieri e la scelta di creare gli Ambiti territoriali integrati, una soluzione che prefigura interessanti ipotesi di semplificazione istituzionale, benché questi organismi non abbiano una reale legittimazione democratica”.


Vinicio Baldelli (allora consigliere regionale della Democrazia cristiana), che presiedette la seduta insediativa del 20 luglio 1970, ha ricordato l’atmosfera di quel giorno, le procedure e gli adempimenti che per la prima volta venivano seguiti, e l’elezione del primo presidente del Consiglio regionale, Fabio Fiorelli, ringraziando “i due giovani consiglieri segretari, Alberto Provantini e Francesco Mandarini (presenti in Sala) che mi aiutarono a sbrogliare le procedure, per noi tutti nuove”. Baldelli, oggi 95enne, ha ricostruito il percorso umano e politico che lo portò a sedere sui banchi del Consiglio regionale dell’Umbria, ad essere capogruppo della Democrazia cristiana, e a farsi promotore di azioni ed iniziative verso il governo nazionale in favore della Regione, evidenziando di aver poi scelto di non ricandidarsi alla fine del suo mandato, preferendo lasciare spazio ai giovani, affinché forze nuove potessero confluire all’interno dell’Assemblea legislativa regionale. Baldelli si è infine riferito all’oggi, e nel sottolineare la validità e attualità dei principi della Costituzione italiana ha voluto ricordare il monito di Giuseppe Dossetti: “Attenzione che se si tocca la Costituzione si rischia di finire in un ‘Principato’” . MP/mp

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