Regione Umbria - Assemblea legislativa


POLITICA: PARTECIPAZIONE, CONFRONTO, LIBERA CONCORRENZA DELLE IDEE, REGOLE – I TEMI TRATTATI NEL CONVEGNO SUL “METODO DEMOCRATICO” ORGANIZZATO DAL GRUPPO UDC A PALAZZO CESARONI

In sintesi

Organizzato dal Gruppo consiliare Udc guidato da Sandra Monacelli, e dall’associazione “Articolo 49” si è svolto oggi a Palazzo Cesaroni il convegno: “Metodo democratico: costo, risorsa o perdita di tempo?”. Metodo democratico da tutti definito “risorsa” perché, come ha sottolineato Monacelli, riportando il pensiero di Konrad Adenauer: ‘Un partito esiste per il popolo, non per se stesso’, e dunque – ha sottolineato - è bene che prevalgano non atteggiamenti autoreferenziali o gli interessi dei singoli, ma un condiviso gioco di squadra”. Sono intervenuti: Sergio Rizzo (giornalista Corriere della Sera), Antonio Pieretti (prorettore dell’Università di Perugia), Roberto Segatori (direttore del Dipartimento Istituzione e Società dell’Università di Perugia), Luciano Morini (presidente associazione ‘Articolo 49’).

 

(Acs) Perugia, 26 giugno 2010 – Il metodo democratico è una risorsa se prevede la partecipazione della gente, se le idee vengono messe in concorrenza fra loro, con l’obiettivo di raggiungere il miglior risultato per il bene comune. E’ stato questo il filo conduttore del convegno organizzato, oggi, a Palazzo Cesaroni dal capogruppo e portavoce Udc in Consiglio regionale Sandra Monacelli e dall’associazione “Articolo 49”, e al quale hanno preso parte: Sergio Rizzo (giornalista Corriere della Sera), Antonio Pieretti (Prorettore dell’Università di Perugia), Roberto Segatori (Direttore del Dipartimento Istituzione e Società dell’Università di Perugia), Luciano Morini (Presidente associazione ‘Articolo 49’). Nel suo intervento, Sandra Monacelli ha sottolineato che “accanto alla morsa sociale della crisi, c’è oggi una terza grande emergenza: Il crescente discredito verso la politica. Si avverte – ha detto - un sostanziale deficit sia all’interno che all’esterno dei partiti, per questo sono necessarie regole, limiti, garanzie, metodi che fissino un rapporto nuovo tra elettori ed eletti, definiscano i criteri per le candidature, per il finanziamento, per i costi della politica, per i diritti degli iscritti, ma anche per i doveri della classe dirigente. Non partiti ‘liquidi’, quindi, ma una riforma vera della nostra democrazia politica che riparta dal basso. Una riforma che scoraggi qualunque tentazione plebiscitaria offerta al popolo magari ‘in nome del popolo’. L’attuale legge elettorale – ha spiegato Monacelli - consente a pochissime persone di decidere la composizione del Parlamento, attraverso le liste bloccate dei partiti. In questo modo si è prodotta una classe dirigente auto-referenziale, necessariamente legata più al proprio ‘capo’ che al popolo sovrano. Siamo di fronte – ha continuato - a un sistema consolidato che coinvolge il mondo della politica a quello delle professioni, della scuola, dello sport, del giornalismo, il tutto riassunto in caste o cricche spesso  silenziose, ma comunque influenti, che si nascondono nella società, determinando un apparato bloccato dagli interessi particolari”. Il giornalista Sergio Rizzo, autore, tra gli altri, dei libri ‘La Casta’ e ‘La Cricca’, ha evidenziato che “un metodo democratico deve essere innanzitutto concorrenziale, mettendo dove le varie idee in concorrenza fra di loro con l’obiettivo di raggiungere il miglior risultato per il bene comune. Oggi – ha puntualizzato - questo metodo è un po’ latitante. I partiti italiani non hanno un sistema di regole che garantiscano questo esito: mancano norme che facilitino la presenza femminile come invece esistono in molti altri Paesi, su tutte la Francia e il Belgio dove se non si rispetta la presenza ‘rosa’, il partito viene penalizzato economicamente dalla quota dei finanziamenti pubblici. I partiti dovrebbero sottoporre, periodicamente, la loro leadership alla verifica democratica. Il nostro è un sistema politico nel quale manca la concorrenza. Per questo – ha concluso - vanno individuati meccanismi atti a far crescere la competizione interna ai partiti. Il costo della politica, oggi, In Italia, è un fardello molto pesante per il Paese. Dieci o quindici anni fa, invece, quando si parlava degli stipendi dei parlamentari, del costo della Camera, del Senato, delle Regioni, diventava quasi folklore e i giornali liquidavano l’argomento come dettaglio di colore”. Per il sociologo Roberto Segatori “Il metodo democratico deve assicurare la partecipazione massima della gente e l’efficacia dell’azione di governo. Alla nascita della Repubblica, nel ’48 – ha ricordato - si è assicurato il massimo della partecipazione attraverso elezioni con il sistema proporzionale puro. Al termine della prima repubblica questa condizione diventava troppo costosa in relazione alla durata dei governi. Si è deciso, così, di migliorare l’efficacia dei governi con metodi elettorali maggioritari. Per avere un sistema democratico, - ha spiegato - non basta far votare la gente, servono invece leggi elettorali che permettano di esprimersi attraverso le preferenze; occorre una stampa libera e senza leggi ‘bavaglio’; occorre che la magistratura sia indipendente. Siamo in una fase particolarmente ambigua. I punti forti di una democrazia devono garantire: partecipazione, efficacia di governo, ma anche autonomia dei poteri dello stato. Una vera democrazia ha, inoltre, bisogno di manutenzione continua”. Secondo Antonio Pieretti il problema di oggi è ritornare a capire cosa si intende per democrazia. “Il metodo democratico – ha detto - può diventare una procedura più o meno efficace, ma a monte di questo metodo c’è una visione del mondo, la concezione della realtà. La democrazia non è semplicemente riconducibile alle procedure per le quali si stabilisce la maggioranza e la minoranza, è invece un processo molto più ampio dove la gente prende coscienza, affronta i problemi, diventa consapevole e partecipa attivamente. Si può dire democrazia uguale trasparenza o partecipazione di tutti, ma diventano parole inutili in assenza di condizioni oggettive che la garantiscano. Probabilmente oggi si è scambiato l’aspetto esteriore per la sostanza della democrazia per cui più si va avanti, più ci si rende conto che essendo prevalsa la formalità sulla sostanza ci troviamo di fronte a un rituale assurdo e inaccettabile. Non si può tuttavia immaginare una democrazia – ha concluso Pieretti - dove ognuno può dire ciò che vuole. Ogni argomento va affrontato nei limiti prestabiliti e senza andare oltre”. Tra i relatori, anche Luciano Morini che, dopo aver spiegato in cosa consiste l’Associazione ‘Articolo 49’ (associazione politico culturale nata nel 2009 e composta da amministratori, dirigenti e rappresentanti di partito impegnati all'interno del processo costituente dell'Unione di Centro verso il Partito della Nazione), ne ha tracciato gli obiettivi. “Vogliamo promuovere – ha detto - una forma partito che cresca dal basso e diffonda nella Regione una cultura politica che porti alla ‘Repubblica dei cittadini’. L’ascesa dei partiti nelle istituzioni pubbliche, con sovrapposizione di incarichi pubblici e incarichi di partito, tende a generare un conflitto di interessi, che nella seconda repubblica è diventato una sorta di emblema del conflitto con i principi della Costituzione. I partiti sono andati verso una rinuncia alla democrazia interna e all’accreditamento a livello istituzionale, togliendo ai cittadini quel ruolo attivo che l'art. 49 assegna loro. E’ necessario – ha continuato Morini - portare democrazia e trasparenza dentro i partiti per restituire trasparenza e fiducia nelle istituzioni democratiche. Noi puntiamo alla nascita in un partito nuovo, superando la concezione lideristica a favore di un nuovo corso, che riparta dall'esperienza dei territori da cui selezionare la nuova classe dirigente e le nuove proposte politiche”. RED/as   PER LE REDAZIONI///FOTO A DISPOSIZIONE:http://www.flickr.com/photos/acsonline/4735325818/

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