EX-OSPEDALE DI CITTA’ DI CASTELLO: “LA REGIONE DICA CHE COSA NE SARA’ DELLA STRUTTURA” – DOTTORINI (IDV): “SERVONO SERI PROGETTI DI RIQUALIFICAZIONE”
(Acs) Perugia, 11 gennaio 2010 - “Non è più tollerabile che un bene prezioso come quello dell’ex ospedale di Città di Castello venga lasciato al degrado e alle razzie, provocando un danno all’immagine e al decoro della città, oltre che alle finanze pubbliche. La struttura dell’ex-nosocomio e la chiesa presente al suo interno sono in stato di totale abbandono ormai da troppi anni. Ora chiediamo che la Giunta regionale spieghi a noi e ai tifernati a chi sono addebitabili le responsabilità di questa situazione e come si intende utilizzare quella struttura. Ci piacerebbe anche capire come mai in altri comuni della regione, come ad esempio Foligno, sono stati avviati progetti di ristrutturazione e riqualificazione delle vecchie strutture ospedaliere, mentre l’amministrazione di Città di Castello non è stata in grado di elaborare neppure un piano di recupero”. Con queste parole Oliviero Dottorini, capogruppo dell’Italia dei valori in Consiglio regionale, annuncia di aver presentato un’interrogazione alla giunta regionale per chiarire quale sarà il futuro della ex struttura ospedaliera tifernate.
“Mentre l'amministrazione comunale infierisce sull’area ex Fat con un progetto da tutti considerato privo di visione strategica – aggiunge Dottorini - l’ex ospedale, che pure gravita in quella stessa zona, viene lasciato al degrado e alle razzìe. In questo quadro risulta particolarmente grave lo stato in cui versa la cosiddetta ‘Cappellina’, un piccolo gioiello di fine ‘700, caro alla cittadinanza anche perché in quel luogo per decenni sono state battezzate generazioni di tifernati. Quella chiesa, in origine pregevolmente decorata di stucchi, con altare e balaustra di marmo finissimo e contenente anche i dipinti dei patroni San Florido e Amanzio di Antonio Illuminati, è stata saccheggiata fino a renderla oggi irriconoscibile. Gli stucchi sono stati asportati, la balaustra in parte divelta e il tabernacolo scardinato. Risultano mancanti anche parti di mobilio e i dipinti”.
“Questo è potuto accadere – spiega il presidente della commissione Bilancio e Affari istituzionali di Palazzo Cesaroni – anche perché la struttura è rimasta accessibile da ingressi secondari. Cosa molto grave se si pensa che all’interno sono state lasciate incustodite e facilmente consultabili cartelle cliniche di pazienti o ex pazienti con tanto di dati personali relativi allo stato di salute (sieropositività, epatite e altre malattie) e alla condizione di dipendenza da droghe o alcol. A tutto questo- aggiunge - la Regione, ma forse anche la Asl, devono dare una spiegazione, trattandosi di dati a sensibili che dovrebbero essere custoditi in base a una precisa normativa nazionale”.
“È necessario soprattutto - conclude Dottorini – che la Regione spieghi in che modo intende riqualificare e valorizzare la struttura fermando un degrado che già è costato abbastanza ai cittadini, e non solo in termini economici”. RED//