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ANNIVERSARIO MORTE CRAXI: “POLITICO E STATISTA DI ALTO LIVELLO. SPEZZÒ IL CONSOCIATIVISMO DC PCI E FU IL PRIMO A RICONOSCERE LEGITTIMITÀ E DIGNITÀ AL RUOLO PARLAMENTARE E POLITICO DEL MSI” – NOTA DI DE SIO (AN-PDL)

(Acs) Perugia, 8 gennaio 2009 - In occasione dell’approssimarsi del decimo anniversario (19 gennaio) della morte di Bettino Craxi, il consigliere regionale Alfredo De Sio (AN-Pdl) ne traccia un ricordo che è anche un contributo all’analisi degli anni in cui il leader socialista svolse la sua attività politica e istituzionale.

“Molte sono in questi giorni – scrive De Sio - le dichiarazioni che da più parti analizzano la vita politica del leader socialista. Le polemiche sull’intitolazione di vie e piazze che sono state proposte da varie amministrazioni comunali in Italia, danno la dimensione di quanto ancora sia aperta la ferita, sulla fine della I Repubblica e sul tragico epilogo della vita del leader socialista.  Craxi è stato senza dubbio un politico di alto livello e colui che per primo riuscì a superare in Italia l'“anomalia socialista" che relegava quel partito al ruolo subalterno al PCI. Un'anomalia che non consentì all'Italia , a differenza di altri paesi europei, di incamminarsi verso l'alternanza di governo tra popolari liberali e socialdemocrazia. La democrazia bloccata degli anni 50, 60 e 70, proseguì nel decennio successivo con l'acquisizione di una consapevolezza da parte del PSI guidato da Craxi, che la socialdemocrazia riformista non poteva coniugarsi con chi si chiamava ancora comunista e teneva legami forti con i regimi dell'est in via di disfacimento. Craxi fu anche l'uomo del socialismo nazionale, cioè del recupero di quell'identità che il “68 aveva cancellato nel nome di un conformismo internazionalista, dove la parola patria era una bestemmia ed il tricolore un simbolo reazionario. Chi scrive era all’opposizione netta di quel sistema, relegato nel “Polo escluso” , espressione con la quale il politologo Piero Ignazi definì alla fine degli anni “80 il MSI ed il suo elettorato. Craxi fu il primo a riconoscere legittimità e dignità al ruolo parlamentare e politico del MSI mettendo in discussione quel posticcio arco costituzionale che era lo strumento accessorio di quella democrazia bloccata, dove i ruoli di governo (DC) e opposizione(PCI) erano totalmente speculari e autoalimentati a vicenda, in una sorta di consociativismo che ebbe nel compromesso storico molto di "compromesso" e poco di storico. Craxi diede segni evidenti e concreti di intendere la sovranità nazionale come qualcosa in più di "un cappello in mano" nei confronti degli alleati. La politica "multilaterale" tanto invocata oggi nel mondo , vide in Craxi un antesignano leader con l'inevitabile corollario delle difficoltà e degli ostacoli del tempo. Il Muro di Berlino,l'Unione Sovietica , il Patto di Varsavia, la minaccia nucleare, non erano argomenti da libri di spionaggio, ma la realtà concreta che ancora in quegli anni esisteva nel mondo ed è in quel contesto relativo che va letta e valutata l'azione di Bettino Craxi. Il suo riformismo fu un elemento di disturbo nella palude della I Repubblica, una palude che inevitabilmente mise a rischio di ‘malaria’ i vari protagonisti. Tangentopoli fu la crisi terminale di un sistema malato, dove anche i più innovatori tra i leader dei vecchi partiti, non potevano reggere l'urto di compromessi e modalità nel fare politica, che avevano corrotto la politica della I Repubblica, in modo talmente irreversibile , da far sembrare normale ciò che normale non era. Il sistema dei partiti di quegli anni era marcio, con le rare eccezioni di chi per motivi ideologici o di convenienza tattica era fuori dai giochi di potere. Il MSI, la Lega agli albori, il Partito Radicale. Storie e percorsi diversi che avevano in comune l'alternativa al sistema della democrazia bloccata, dove pure autentici riformatori, quale Bettino Craxi era, rimasero prigionieri nel sistema di relazioni malate dove corruzione e dispersione di risorse pubbliche rappresentavano la normale amministrazione della politica italiana. Tutto questo è storia e non interpretazione di parte, fermo restando che ognuno di noi era "parte" consapevole o inconsapevole di quella realtà. “Mani pulite” fu l'effetto naturale di fenomeni esterni, primo fra tutti il dissolvimento del comunismo in Europa e quindi per importanza, il declino della più grande utopia liberticida del secolo breve . Come in tutti i crolli di regime , perché tale era quello partitocratico che democraticamente visse in Italia per poco meno di 50 anni, vi furono i trasformismi ed i calcoli di chi, in nome di una presunta superiorità morale, alimentò la furia giacobina di magistrati, di pezzi dello stato e del sistema politico, nell'illusione che bastasse consegnare il "capro espiatorio" al deserto delle aule giudiziarie e del pubblico ludibrio, per perpetuare se stessi alla guida di ciò che rimaneva del vecchio sistema. L'onda fu inarrestabile e travolse tutto e tutti consegnandoci negli anni successivi un paese dove ancora la transizione, da quell'Italia ad una nazione moderna e consapevole del proprio ruolo e del proprio destino, non è ancora completata. Ecco perché nella crudezza dei giudizi e della contestualizzazione dei percorsi politici degli ultimi trent'anni, Craxi è un gigante rispetto agli omuncoli che insieme a lui furono protagonisti delle sciagurate stagioni della I Repubblica e che furono i primi ad assumere le vesti dei censori e dei fustigatori altrui . Una stagione inevitabile quella che spazzò via tutto quel sistema e della quale non possiamo nutrire alcun rimpianto. Craxi rimase fedele a se stesso e pagò un prezzo troppo alto alla volontà auto assolutoria di quella classe dirigente che vedeva messa a repentaglio la propria rendita di posizione. Un uomo del suo tempo, che guardava lontano con lo sguardo rivolto al futuro ma inevitabilmente con i piedi nel pantano di tutto ciò che lo circondava. In un’intervista rilasciata durante il suo esilio così dichiarava :«Vedo dei comunisti che parlano come se il comunismo non ci fosse mai stato, come se non vi avessero partecipato. Io, verso questo tipo di compagni che si camuffano ho un senso di disprezzo. Si può cambiare e correggere, senza per questo il bisogno di diventare prigionieri della menzogna». Un uomo schietto, che conosceva il suo tempo ed anticipava i tempi. Ecco perché il giudizio politico nel decimo anniversario della sua morte è complesso e non banale. Credo siano pochi quelli che nei giudizi dei protagonisti di quegli anni, sono passati così rapidamente da una totale condanna ad una veloce riabilitazione, per non diffidare di troppe facili esemplificazioni. La storia della Repubblica Italiana, è in debito verso la figura di Bettino Craxi, per quello che è stato al netto degli errori politici e personali ,il suo ruolo di leder politico e di statista. Alla verità storica ed alla sua dignità abbiamo sempre creduto e siamo oggi completamente sereni nel giudicare con giustizia l'uomo e quegli anni”. RED/

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