QT 9 - “Impatto del Ddl 1412 sulla libera cerca del tartuficolo naturale dell’Umbria”

Nilo Arcudi (TP-UC) interroga l’assessore Simona Meloni che risponde: “La Giunta regionale monitorerà i lavori in corso nel Governo e faremo la nostra parte, soprattutto in interlocuzione, quando saremo chiamati ad esprimere il nostro punto di vista nella conferenza Stato-Regioni”

Data:

23 Ott 2025 14:32

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(Acs) Perugia, 23 ottobre 2025 – Nel question time odierno, il consigliere regionale Nilo Arcudi (TP-UC) ha interrogato l’assessore Simona Meloni per sapere “quale è la posizione della Regione Umbria sul ddl 1412, in discussione presso il Senato della Repubblica, in particolare per quanto riguarda: la definizione restrittiva e recintabile di ‘tartufaia controllata’; la riserva esclusiva su ampie superfici di territorio, nonché di quello pubblico; l’equiparazione del tartufo a prodotto agricolo coltivato, con conseguenti aperture a importazioni indiscriminate e soprattutto non controllabili”.

“Il Disegno di Legge numero 1412 – ha spiegato Arcudi in Aula - introduce un articolato normativo più stringente per la libera cerca e la raccolta del tartufo in ambiente naturale da parte dei tartufai, nonché risulta essere particolarmente sbilanciato per la gestione delle tartufaie naturali controllate e per quelle coltivate, con agevolazioni estese ad eccessivi periodi temporali. Il testo attuale, così come emendato e integrato, introduce misure che, come evidenziano molte associazioni di categoria, tra le quali il C.A.T. la F.N.A.T.I (Federazione Nazionale Associazione Tartufai Italiana) e l’A.T.I. (Associazione Tartufai Italiani), pongono limiti significativi all’attività di libera cerca, trasformando immense estensioni di intere aree tartufigene in luoghi riservati e, soprattutto, con l’evidente crescita sproporzionata di recinzioni limitanti la libera fruizione della natura e del territorio e costituenti gravi impedimenti alla circolazione. Tali pessime previsioni risultano essere incompatibili con la tradizione umbra della libera cerca del tartufo, soprattutto in considerazione che dal 2021, la Cerca e la Cavatura del Tartufo in Italia sono state iscritte nella lista UNESCO del Patrimonio culturale immateriale, e pertanto l’attività in parola è e dovrebbe essere tutelata dalla Legge 20 febbraio 2006, n. 77. Stando all’analisi del testo, romperebbe un equilibrio sociale, faticosamente aggiunto nel corso degli anni trascorsi e più volte sancito come principio cardine dalle sentenze pronunciate in merito dalla Corte Costituzionale in giudizi di legittimità costituzionale, determinando pertanto una pericolosa deriva, con esclusivi vantaggi per proprietari terrieri e presunti latifondisti, e l’evidente discapito per l’intera collettività di coloro che esercitano l’attività di liberi tartufai. Infatti, l’introduzione di limiti alla libera cerca rappresenterebbe un pericoloso rischio economico, sociale e culturale per molti operatori umbri, spesso basati su piccole economie familiari, oltreché per l’immediata riduzione/impedimento di poter accedere ad un bene naturale collettivo, quale è da ricondursi il tartufo naturale. Il modello che verrebbe introdotto con il ddl 1412 di tartufaia controllata, in mancanza di reali tecniche colturali e di risultati produttivi certi, diventa di fatto lo strumento per pochi di riservarsi estese superfici demaniali e naturali, autorizzati da procedure che non garantiscono oggettivamente la reale tutela ambientale”.

L’assessore Meloni ha risposto: “Sono d’accordo con lei che il Ddl licenziato dalla Lega al Governo ha creato un certo fermento. Questa materia è molto discussa in questo periodo, perché è una materia che comprende sia aspetti ambientali, per i quali la competenza primaria spetta allo Stato, che le attività agricole e forestali. La giunta regionale ovviamente monitorerà i lavori in corso nel Governo e faremo la nostra parte, soprattutto in interlocuzione, quando saremo chiamati ad esprimere il nostro punto di vista nella conferenza Stato-Regioni. Però dobbiamo precisare che comunque la proposta non prevede la recinzione delle tartufaie controllate, che sono e saranno comunque delimitate da tabelle, ma solo delle tartufaie coltivate. Ora, per quanto invece attiene la riserva esclusiva delle raccolte su ampie superfici di territorio, non si condivide il testo del DDL. Ricordo anche che la libera cerca attiene a quanto dichiarato patrimonio immateriale dell’Unesco. Quindi, per quanto riguarda anche le comparazioni del tartufo a prodotto agricolo coltivato, il tartufo che proviene dalle tartufaie coltivate è già considerato prodotto agricolo, provenendo da impianti appositamente realizzati per la produzione. La legge regionale regolamenta anche la parte dei tartufi, cercando di mantenere un equilibrio fra il diritto alla libera cerca e anche le aspettative dei proprietari conduttori a cui è consentito di riservarsi la raccolta, fermo restando il rispetto dei limiti di estensione delle singole tartufaie. Quindi oggi le problematiche principali derivanti dall'applicazione delle norme regionali in materia di tartufi, riguardano l'equilibrio tra le aree lasciate alla libera raccolta e il riconoscimento di tartufaie controllate. È mia intenzione, come già avevo fatto nella precedente legislatura, riavviare un confronto con le diverse parti interessate. Ben sapendo che poi spetterà alla politica fare la giusta sintesi tra le diverse posizioni, avendo come obiettivo imprescindibile, la tutela e la valorizzazione di uno dei principali prodotti di eccellenza della nostra terra, che caratterizza proprio l'immagine della nostra regione e che abbiamo messo come uno dei punti di forza della precedente ma anche dell'attuale promozione del territorio dell'Umbria. Lavoriamo anche sui fondi del PSR, sulle filiere per rafforzarla e naturalmente anche però per mantenere il diritto, come lei giustamente diceva, alla libera cerca. Noi nella conferenza Stato-Regioni continueremo a portare le nostre posizioni ma, ripeto, la nostra è una legge che è ancora molto equilibrata. Potremmo anche lavorare per migliorarla”.

Nella replica finale, Arcudi ha fatto rilevare che “nella nostra regione la nuova normativa incide in maniera significativa. L’area dell’Altotevere è la seconda in Italia come presenza di cercatori di tartufo, una tradizione storica, quindi non possiamo trascurare i nostri punti di forza, come il tartufo e l’olio. Il problema dei fondi chiusi deve essere valutato, così come eventuali aggiustamenti della legge. Sarebbe utile un tavolo di confronto con le associazioni per affrontare al meglio questo tema”. PG

Ultimo aggiornamento: 23/10/2025