(Acs) Perugia, 24 febbraio 2014 – “Non si possono spostare le persone anziane come fossero dei pacchi che dopo 90 giorni devono essere trasferiti altrove perché è mutata la condizione di autosufficienza e bisogna anche cercare di graduare meglio tale definizione: il direttore della Confindustria Umbria, Aurelio Forcignanò, ha esposto ai membri della Commissione sanità e servizi sociali del Consiglio regionale, presieduta da Massimo Buconi, le criticità emerse nel lavoro quotidiano degli operatori delle residenze servite (quelle per anziani autosufficienti, ndr) con l'applicazione del Regolamento “16/2012” (Disciplina in materia di autorizzazione al funzionamento dei servizi socio-assistenziali a carattere residenziale e semi-residenziale per le persone autosufficienti).
L'elemento di maggiore preoccupazione, secondo Confindustria, risiede nel disposto dell'articolo 8 che stabilisce, una volta accertata l'insorta condizione di non autosufficienza, che la persona anziana venga iscritta nelle liste per il trasferimento in residenza protetta, e non possa rimanere per più di 90 giorni dal momento di tale accertamento nella struttura che la ospita. “Il responsabile della residenza servita – ha spiegato Forcignanò - deve estromettere l'anziano perché ci sono sanzioni pesanti, fino alla chiusura della struttura, ma è evidente che ciò non è eticamente accettabile, oltre a cozzare con il problema delle liste d'attesa, che nel ternano-orvietano sono considerevoli”.
Altro nodo da risolvere è il conflitto tra la condizione di “parziale autonomia”, che consente di restare in residenza servita (fa riferimento ad anziani over 65 con autonomia fisica limitata che necessita di supporto assistenziale, i cui bisogni sanitari siano gestibili al domicilio, ndr) ma non viene presa in considerazione nelle procedura di valutazione utilizzata dalle commissioni competenti, che utilizzano il “metodo Bina”, con il risultato che l'ospite della residenza servita viene dichiarato “non autosufficiente” anche in condizioni riconducibili alla fattispecie di “parziale autonomia”.
Segnalati anche casi in cui, a seguito di controlli di routine delle Asl o del Nas, viene contestato quanto precedentemente attestato dal certificato di ingresso dell'ospite rilasciato dal medico di medicina generale, cui fa seguito una “valutazione geriatrica”. Qualora tale valutazione porti ad affermare che erroneamente il medico abbia dichiarato il soggetto come autosufficiente, ciò fa scattare le sanzioni alle residenze servite, in quanto aventi la colpa di aver accolto persone che non avrebbero potuto ospitare. Si chiede perciò alla Regione un intervento che preveda un allungamento del termine perentorio dei 90 giorni e l'introduzione di elementi di elasticità per i casi in cui cause di forza maggiore rendano impossibile il trasferimento nei termini dovuti. Inoltre andrebbe coordinata con gli enti sanitari competenti una corretta applicazione del concetto di “autosufficienza”, che comprenda la fattispecie di “parziale autonomia”, ed una comune linea di indirizzo nelle attività di accertamento.
Il presidente Buconi ha annunciato che la Commissione si farà carico di ridiscutere con l'assessorato competente le criticità segnalate da Confindustria: “C'è un interesse pubblico – ha sottolineato – a definire meglio la parziale autonomia ed a mandare nelle residenze protette solo i non autosufficienti, così com'è evidente che gli anziani non possono essere sbattuti fuori dopo tre mesi. Vedremo quindi se è possibile superare il termine perentorio dei 90 giorni e al tempo stesso fare una adeguata ricognizione sulle liste d'attesa e sui tempi conseguenti. Da ridiscutere anche l'accertamento dell'autosufficienza ed un coordinamento che consenta di evitare le serie problematiche connesse ai controlli”. PG/