(Acs) Perugia, 24 giugno 2011 - “Un morto ogni 15 giorni in Umbria. Un’altra overdose che ha stroncato la vita di un cinquantenne, a dimostrazione che è un fenomeno che non riguarda più solo i giovani. E la cosa sconcertante è che l’Umbria rischia di abituarsi a questi accadimenti”. Il consigliere regionale del Pdl, Maria Rosi, vicepresidente della Commissione d’inchiesta sulle tossicodipendenze, torna di nuovo a lanciare l’allarme sul problema.
L’esponente del Pdl fornisce alcuni dati riguardanti il fenomeno a livello nazionale raffrontandoli con quelli umbri. Spiega che mentre in Italia calano i decessi provocati dalla droga, “la nostra regione rimane chiusa nel ‘tunnel’: il tasso di mortalità è triplo rispetto a quello nazionale ed è anche tra i più alti nella media delle grandi città europee. L’Umbria, inoltre – aggiunge -, è anche al terzo posto in Italia per la mortalità in incidenti stradali causati dall’uso di droghe, dopo Emilia Romagna e Veneto. Tristi primati – sottolinea - che si legano anche a un ‘mercato’ degli stupefacenti che oltrepassa i confini regionali. Sei persone su dieci – spiega - che muoiono di droga a Perugia e Terni non sono umbre. È gente arrivata qui per acquistare la dose a buon mercato e senza grandi difficoltà, nonostante l’impegno delle forze dell’ordine che sequestrano ogni settimana carichi letali”.
A giudizio del vicepresidente della Commissione sulle tossicodipendenze, tutti questi “preoccupanti dati” impongono una riflessione profonda “sul trend cronico dell‘Umbria, che ormai appare in netta controtendenza rispetto alla media nazionale relativa all‘uso di stupefacenti: +26 per cento contro il -25 calcolato sull‘intera penisola. E nel Perugino i numeri lievitano sensibilmente nei periodi di studio calcolati nello spazio dei 12 mesi e in quello più ristretto di 30 giorni. Nel primo caso – spiega Rosi - c‘è un 34,4 per cento che dichiara di aver fatto uso di sostanze stupefacenti nell‘ultimo anno, mentre nel secondo la situazione peggiora sensibilmente: il 46 per cento afferma di aver assunto droga almeno una volta nell‘arco di un mese”. E dallo studio complessivo sul consumo di cannabis, eroina, cocaina e, in misura minore, delle droghe sintetiche, in Umbria, l’esponente del Pdl fa rilevare ancora una volta l‘allarme giovani.
“Oltre al primato europeo per morti causate da overdose di eroina –sottolinea Rosi -, risulta che in Umbria, e in particolare a Perugia, c‘è una forte presenza di consumatori occasionali all‘interno del grande bacino di utenza derivante dal mondo universitario. Un fattore – spiega - che favorisce il proliferare di microspacciatori sul territorio e nei confronti dei quali non vengono applicati efficaci sistemi di contrasto“.
Rosi propone: “Drug-test prima di tutto, a cui dovrebbero fare seguito l‘analisi delle acque reflue necessarie per avere una visione di insieme del consumo di droga sul territorio. E in parallelo – aggiunge - anche sistemi di prevenzione come il ritiro della patente e il sequestro del mezzo in caso di guida alterata da stupefacenti e, non ultimo, una rete sanitaria stabile in grado di intervenire sulla fascia di età più a rischio compresa tra i 15 e i 20 anni. Tutti elementi necessari all‘interno di una doverosa e obbligata collaborazione tra Governo e Regioni, incentrata prima di tutto sull‘applicazione delle leggi esistenti e sulla promozione di progetti volti a prevenire, educare e informare partendo da due colonne portanti della nostra società: la scuola e la famiglia“.
L’esponente del Pdl ricorda poi che il Governo ha stanziato anche dei fondi per investimenti “compresi in un pacchetto di 900 milioni di euro che saranno destinati interamente a campagne di informazione e prevenzione. Ma non solo: i test antidroga dovrebbero essere estesi anche a tutte quelle professioni a rischio come gli autisti e i piloti, senza escludere la possibilità di sottoporre, in futuro, anche la categoria dei medici a questo tipo di controllo”.
A giudizio di Maria Rosi, infine, il fenomeno negativo dell'Umbria non è altro che la conseguenza di una ‘bomba’ innescata 15 anni fa e che purtroppo esplode oggi. Nel passato – spiega – chi ne aveva la responsabilità non è stato in grado di leggere i piccoli segnali di allarme, anzi, il fenomeno dell'uso di stupefacenti è stato sottovalutato. A oggi ancora non si prendono provvedimenti seri e si continua a fare ‘tavoli infiniti’, utili solo a dire ai cittadini che l'amministrazione ‘prova a fare qualcosa. Dobbiamo uscire da tutte le demagogie - aggiunge - e avere il coraggio di dire che anche una ‘canna’ provoca dei danni; tornare a dialogare con i giovani rendendoli primi attori insieme alla politica della “lotta alla droga”. Con il linguaggio dei giovani – conclude - dobbiamo far capire che ‘la politica dello sballo’ non paga sul lungo periodo, anzi crea solo il deserto della disperazione”. RED/