CORECOM: “INFORMAZIONE DI MASSA E RESPONSABILITÀ D'IMPRESA” - ESPERTI, IMPRESE E OPERATORI A CONFRONTO A PALAZZO CESARONI SULLE LINEE GUIDA DEL DECRETO LEGISLATIVO “231/2001”

“Informazione di massa e responsabilità d'impresa”, è stato questo il tema della giornata di studio che si è svolta oggi a Palazzo Cesaroni su  iniziativa del Comitato regionale per le comunicazioni (Corecom) in collaborazione con “Hook 231”, spin off dell'Università degli Studi di Perugia. Si è parlato soprattutto di come realizzare dei modelli organizzativi di gestione e controllo, in applicazione anche di codici etici, per le imprese che operano nel campo dell'informazione regionale, con l'obiettivo di prevenire la commissione di reati  in questo delicato settore della vita pubblica. L'iniziativa ha rappresentato una prima occasione di confronto con imprese e operatori del settore dell'informazione, esperti e professionisti, sull'applicazione di quanto stabilito dal decreto legislativo “231/2001”.

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01 Mar 2013 00:00

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(Acs) Perugia, 1 marzo 2013 - Realizzare dei modelli organizzativi di gestione e controllo, in applicazione anche di codici etici, per le imprese che operano nel campo dell'informazione regionale, con l'obiettivo di prevenire la commissione di reati  in questo delicato settore della vita pubblica. Di questo si è parlato nel corso della giornata di studio “Informazione di massa e responsabilità di impresa” che si è svolto oggi a Palazzo Cesaroni su  iniziativa del Corecom (Comitato regionale per le comunicazioni) dell'Umbria presieduto da Mario Capanna in collaborazione con “Hook 231”, spin off dell'Università degli Studi di Perugia. 

L'iniziativa, che rientra nel programma di attività del Corecom Umbria riguardante il complesso sistema delle comunicazioni regionali, ha rappresentato una prima occasione di confronto con imprese e operatori del settore dell'informazione, esperti e professionisti, sull'applicazione di quanto stabilito dal decreto legislativo “231/2001”. Questa normativa introduce la responsabilità penale-amministrativa delle persone giuridiche che sorge quando un dirigente o un dipendente commette un reato a vantaggio o nell'interesse dell'impresa senza che ne sia ancora derivato un concreto beneficio. Il decreto, altresì, stabilisce l'esenzione della responsabilità, o la riduzione delle sanzioni per quegli enti che abbiano adottato modelli organizzativi idonei a scongiurare la commissione dei reati previsti dalla normativa in questione.

Non sfuggono quindi a tale normativa gli editori radiotelevisivi che possono rispondere di fattispecie di reato commesse anche senza il diretto coinvolgimento del management. Ad esempio: la notizia divulgata grazie alla corruzione perpetrata dal singolo giornalista per ottenere informazioni riservate; oppure un'attività di “dossieraggio informatico” per la realizzazione di uno scoop. L'applicazione dei modelli gestionali e di controllo previsti dal “231/2001” da parte dei soggetti che operano nel campo dell'informazione assume un grande rilievo in quanto previene attivamente i reati, diffondendo anche principi di etica aziendale e promuovendo di fatto una migliore qualità della stessa informazione.

Alla giornata di studio hanno partecipato: Francesco De Carolis (Segretario generale del Consiglio regionale dell'Umbria) e Matteo Fortunati (vicepresidente Corecom-Umbria). Relatori sono stati:
Carlo Fiorio  (docente di Procedura penale Università di Perugia – Amministratore unico Spin-off universitario convenzionato con Corecom per modelli organizzativi '231'): “Il settore dell'editoria radio televisiva è esposto come ogni altro settore produttivo ai rischi 'reato' commessi o da amministratori o da dipendenti delle stesse aziende, quindi il modello organizzativo ha il ruolo di staccare la responsabilità dell'azienda dalla responsabilità del singolo. Per questo rappresenta uno strumento di cautela le cui linee guida danno all'impresa singola e quindi all'editore, i parametri attraverso i quali collazionare un modello organizzativo”.
Salvatore Lo Giudice (direttore Affari legali di Rai-Radiotelevisione Italiana S.p.A.): “Per la concessionaria del Servizio pubblico lo sforzo massimo è costituito dalle esigenze di coniugare la propria missione, costituita essenzialmente dall'informazione obiettiva, completa e corretta, con l'attività di impresa commerciale. In tema di responsabilità dell'ente e dei dipendenti, lo sforzo è quello di adeguare continuamente l'ordinamento interno con le esigenze produttive in continua evoluzione. Il modello organizzativo di Rai, dunque, attualmente in fase di revisione, tende ad integrare il sistema di governance e quello complesso dei processi aziendali al fine di una efficace ed efficiente gestione del patrimonio informativo, diritto fondamentale, costituzionalmente protetto”.
Ciro Santoriello (sostituto Procuratore della Repubblica di Pinerolo): “Sono numerose le fattispecie che fondano la responsabilità delle società, anche in quelle che operano nel ramo della comunicazione. L'esempio tipico dei reati a cui si pensa quando si parla di una società che fa comunicazione, attiene alla diffamazione, in realtà però esistono altre fattispecie di reato, tipo: la corruzione per ottenere una intercettazione o per conoscere contenuti segreti di eventuali atti istruttori. Attività, per certi versi, funzionale ad una certa informazione, ma che può comportare reato e quindi la responsabilità, ai sensi dell'art. 231, della persona giuridica a cui il soggetto appartiene. È importante sottolineare che il Decreto legislativo 231non ha solo finalità sanzionatoria, ma serve a stimolare l'adozione di determinati comportamenti e modelli organizzativi che rendono più efficiente, anche sotto il profilo economico, l'attività imprenditoriale della stessa Società”.
Enzo Iacopino (presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti): “C'è bisogno di maggiore deontologia nella professione del giornalista. I giornalisti devono convincersi della delicatezza della loro professione. Ai cittadini vanno dati gli elementi di conoscenza che possano consentirgli di sapere, per scegliere in maniera responsabile. Troppe volte tendiamo ad esasperare le cose. Questo non va bene perché spesso passiamo sopra la vita delle persone e la verità diventa di secondo piano. Le notizie attraverso internet hanno un effetto devastante. Una notizia caricata su un sito rischia di raggiungere, potenzialmente, milioni di persone in pochi decimi di secondo e resta lì anche se poi si scopre non essere vera. Il dovere del giornalista, soprattutto oggi con questi nuovi mezzi di comunicazione, diventa ancor più delicato”.  TB/AS

FOTO ACS:
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Ultimo aggiornamento: 01/03/2013